Come si fa storia dell'arte?

Se lo chiede una ricerca in fieri di Seth Siegelaub, avviata tra le strade di Basilea e via web.

Nell'ottobre del 1996, Seth Siegelaub cura un numero speciale del magazine Art Press dal titolo "The Context of Art/The Art of Context". Il progetto cercava di esplorare, attraverso le parole di 110 artisti attivi tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, il mondo dell'arte di quel decennio, osservato dai suoi protagonisti venti-trent'anni più tardi. Cercava di tratteggiare in che modo questo fosse cambiato e come la vita di quegli artisti si fosse trasformata in base alle mutazioni del sistema stesso, della loro carriera e della loro pratica. Era uno sguardo a posteriori su un periodo cruciale.
Le risposte avevano composto una sorta di narrazione collettiva di un ventennio di storia dell'arte, descritta attraverso gli occhi degli artisti: dai più famosi ai meno celebrati fino ad alcune figure – Siegelaub ci tiene a sottolinearlo – che non erano riuscite a legittimare il proprio lavoro attraverso il successo, che erano state dimenticate e lasciate ai margini nel corso degli anni.
La ricerca sui meccanismi che regolano il mondo dell'arte avviata da Seth Siegelaub (nella foto) con il sostegno della fondazione Stichting Egress di Amsterdam e la Kunsthalle di Basilea ha coinvolto l'intera città durante le giornate di Art Basel
La ricerca sui meccanismi che regolano il mondo dell'arte avviata da Seth Siegelaub (nella foto) con il sostegno della fondazione Stichting Egress di Amsterdam e la Kunsthalle di Basilea ha coinvolto l'intera città durante le giornate di Art Basel
"How is Art History Made?" è un progetto che prosegue la ricerca iniziata con "The Context of Art/The Art of Context", ne raccoglie alcuni contenuti, ne estende il dominio e ne dilata il sistema di propagazione interrogandosi sui criteri stessi di legittimazione della carriera di un artista e sui complessi meccanismi critici che guidano la costruzione della storia dell'arte. Siegelaub elenca una serie di domande e questioni: "Che cosa fa di un'opera un capolavoro? Chi ne definisce il valore? Che cosa fa grande un artista? Quali sono i meccanismi e le regole alla base?". Poi le pubblica in cinque lingue su un manifesto che, attraverso la cooperazione con la Kunsthalle Basel, viene distribuito per le vie della città di Basilea proprio durante le giornate della fiera. Per design e contenuti, il poster risulta una presenza anomala tra le decine di banner esposti in città che pubblicizzano eventi d'arte e non solo, proprio durante le giornate del più importante evento commerciale della contemporaneità nel mondo. Questo non è firmato, non reca il logo di nessun museo o fondazione, ma solo i nomi dei siti web di due istituzioni in qualche modo non organiche tra loro: la Kunsthalle di Basilea e la Stichting Egress Foundation, diretta proprio da Siegelaub.
Il manifesto di Siegelaub non recava nessuna firma o logo, ma solo i nomi dei siti web delle due istituzioni che sostenevano la ricerca, deputati a raccogliere via web le risposte postate dai visitatori
Il manifesto di Siegelaub non recava nessuna firma o logo, ma solo i nomi dei siti web delle due istituzioni che sostenevano la ricerca, deputati a raccogliere via web le risposte postate dai visitatori
L'intento del progetto è provare a svelare il meccanismo spesso oscuro e misterioso dei processi di legittimazione dell'opera d'arte. Raccogliendo via web migliaia di risposte, l'obiettivo è provare a riformulare quello che Siegelaub stesso definisce un sistema di valori oggi molto spesso arbitrario – curiosa coincidenza il fatto che la fondazione di Seth annunci per il futuro la presentazione di una ricerca sul rapporto tra tempo e casualità – e completamente vincolato a questioni di carattere economico. Il progetto è ambizioso, paradossale, forse destinato a fallire, tanto utopico quanto interessante per la sua volontaria ambiguità, la voluta amatorialità, per la sua semi-invisibile strategia di distribuzione. I poster dislocati nella città di Basilea riportano domande che forse ognuno di noi si è posto almeno una volta. Anonime e collocate in un contesto urbano, le questioni proposte da Seth Siegelaub sembrano volere provare a riscrivere una nuova storia dal basso: un'altra strategia di valore.
Il poster con le domande formulate da Seth Siegelaub in cinque lingue ha costituito una presenza anomala tra le decine di banner che pubblicizzavano eventi d'arte e commerciali
Il poster con le domande formulate da Seth Siegelaub in cinque lingue ha costituito una presenza anomala tra le decine di banner che pubblicizzavano eventi d'arte e commerciali
In un momento in cui gli artisti e il sistema dell'arte sono forse più vicini che mai ad altre discipline e ad altri mercati culturali, non è un caso che una figura visionaria e pioniera come quella di Siegelaub abbia proposto a un'istituzione pubblica un progetto di questo tipo. Dopo aver esplorato negli anni Sessanta il rapporto tra "publishing & exhibiting' con progetti all'avanguardia come "Xerox Book" – il primo group show in forma editoriale –, dopo aver contribuito con la sua posizione alla formazione dell'arte concettuale e prodotto una piccola interessantissima rivoluzione socio-economica con la concezione insieme a Bob Projansky dell'"Artist Contract"– Seth sembra voler proporre ora una nuova rivoluzione. Una pausa per riflettere. Silenzio radicale. Si tratta solo di nostalgia o è lucida capacità di cogliere lo stato delle cose? Attendiamo impazienti le prossime tappe del progetto.
Francesco Garutti

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