Paris–Dehli–Bombay

Con opere di oltre cinquanta artisti da Francia e India, un'esposizione enciclopedica porta al Centre Pompidou l'estate indiana.

Questa esposizione enciclopedica, che porta a Parigi l'estate dell'India, ha il nobile obiettivo di produrre una "collaborazione senza precedenti" tra le due nazioni di Francia e India. Paris – Dehli – Bombay, che accoglie le opere di oltre cinquanta artisti di entrambi i paesi, ha grandi ambizioni: i curatori hanno tentato di aprire un dialogo sui principali problemi dell'India contemporanea, da quelli politici a quelli sociali, da quelli che riguardano le città a quelli che riguardano le campagne.



Loris Gréaud, The Bragdon Pavilion. Video installation, 2011

L'organizzazione fisica dell'esposizione tenta di imporre una logica formale al grandioso e disordinato sito che la ospita. I visitatori entrano in un'area centrale, una sorta di ganglio chakra che funge da centro informazioni con il compito di fornire una rapida infarinatura sui diversi valori culturali. L'esposizione e le opere sono ordinate in maniera un po' vaga in sezioni disposte a spirale e intitolate genericamente identità, politica, vita familiare: oltre all'immancabile angolo Bollywood troviamo un'enorme quantità di orribili immagini religiose all'ultima moda.



Nalini Malani, Remembering Mad Meg. Video & mixed media installation, 2007-2010
Subodh Gupta, <i>Ali Baba</i>, 2011
Subodh Gupta, Ali Baba, 2011
Proprio come accade quando si parla dell'India, la varietà e l'eterogeneità di questa enorme selezione di artisti non consente di concentrare l'attenzione su uno solo di loro. Subodh Gupta, una delle figure che ricevono maggiore spazio in questa mostra, ha sviluppato un idioma con gli utensili da cucina indiani. In Ali Baba, la nuova installazione ideata per il Centre Georges Pompidou, Gupta abbandona l'ambiente domestico per esporre una gran quantità di preziosi oggetti in scintillante acciaio inossidabile, dei quali è proprietario.
Bharti Kher, <i>Reveal The Secrets That You Seek</i>, 2011. Mirror and wooden frames, bindis. Courtesy of the artist. Made with the support of Galerie Perrotin, Paris
Bharti Kher, Reveal The Secrets That You Seek, 2011. Mirror and wooden frames, bindis. Courtesy of the artist. Made with the support of Galerie Perrotin, Paris
Il trattamento ideato da Bharti Kher per le antiche cornici di specchi – brutalmente frantumati e poi meticolosamente aggiustati con i bindi, i punti indù portati dalle donne sposate – è una delle sue opere più toccanti tra quelle che utilizzano questo elemento sacro.

Contemporaneamente l'umorismo insolente della coppia di artisti Thukral e Tagra, detta anche "T&T", nasconde una missione assolutamente seria: utilizzare la loro commistione di immagini religiose e infografica stilizzata per diffondere tra ogni genere di pubblico – anche quello di ceto più elevato – un impudente messaggio a favore del sesso sicuro.
La presentazione delle opere come elementi di un più ampio commento sull'India moderna limita la loro capacità di parlare autonomamente.
Thukral & Tagra,
<i>Kingdom Come V</i> (Group),
2011
Thukral & Tagra, Kingdom Come V (Group), 2011
Tra i contributi degni di nota degli artisti francesi vi è la lucida poesia delle fotografie polaroid incorniciate di Cyprien Gaillard e gli stupefacenti diagrammi di Alain Bublex. Utilizzando le tecniche dei diagrammi architettonici, Bublex tenta di capire vernacolo e improvvisazioni in una maniera meditata e scientifica, dando contemporaneamente forma all'essenza della differenza ontologica. Assai speciale è anche la collaborazione tra lo Studio Harcourt e Pushpamala N, collaborazione che ha prodotto interpretazioni incredibilmente argute di immagini simbolo della storia dell'arte francese.
Cyprien Gaillard, <i>Indian Palm Study I</i>, 2011. Collection of 9 Polaroids (montate). Supported by Sprüth Magers, Berlin / Londres, Bugada & Cargnel, Paris and the participation of Centre Pompidou, Paris
Cyprien Gaillard, Indian Palm Study I, 2011. Collection of 9 Polaroids (montate). Supported by Sprüth Magers, Berlin / Londres, Bugada & Cargnel, Paris and the participation of Centre Pompidou, Paris
E tuttavia, nel suo complesso, la mostra soffre di una scarsa capacità di operare le dovute distinzioni nel senso che non è riservato spazio sufficiente agli artisti che meriterebbero un esame più attento. Le installazioni video del Raqs Media Collective e le performance epicheggianti di Nikhil Chopra, per fare due esempi, hanno esigenze che non possono essere soddisfatte in rassegne così ampie ed eterogenee. I racconti fantastici dell'artista grafico Sarnath Banerrjee, ricchi di rivelazioni spiritose e insieme profonde, sono presentati all'interno della mostra come uno dei tanti altri tentativi di angosciata introspezione. La selezione degli artisti è condotta sulla base del solo criterio della contemporaneità; forse a scapito della mostra va anche il fatto che la presentazione delle opere come elementi di un più ampio commento sull'India moderna limita la loro capacità di parlare autonomamente.
Nikhil Chopra
Broken White II (performance still)
2011
Nikhil Chopra Broken White II (performance still) 2011
Il direttore Alain Seban ha definito l'esposizione la prosecuzione delle esposizioni sulle città organizzate al Centre Pompidou alla fine degli anni Settanta: con mostre come quelle intitolate Paris – Moscou e Paris – New York l'allora nascente Centre Pompidou tentava di scoprire la storia dell'arte e del design contemporanei. Paris – Dehli – Bombay tenta, invece, di immaginare il futuro dell'arte, tenendo indubbiamente conto dei grandi cambiamenti dello sviluppo non solo economico sui quali verte immancabilmente ogni discussione contemporanea sull'India. Questo scopo speculativo si riflette nella natura generica dell'esposizione, che, per quanto talvolta brillante, si distingue più per la ricchezza dell'offerta che per la profondità dell'analisi. Shumi Bose
Sarnath Banerjee, <i>1943</i>, 2011. Courtesy of the artist. Made with the support of Galerie Perrotin, Paris
Sarnath Banerjee, 1943, 2011. Courtesy of the artist. Made with the support of Galerie Perrotin, Paris

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