Fatti significativi: John Smith

Con la personale alla galleria Tanya Leighton e altri due lavori, l'artista inglese si conferma tra i più interessanti della Biennale berlinese.

Si può sapere che un fatto è significativo senza essere sicuri di quale sia il suo significato. Per esempio: è significativo il fatto che, secondo molti, l'opera più interessante esposta alla VI Biennale di Berlino, nel 2010, sia un video di John Smith del 1976.
Il video – The Girl Chewing Gum – è una decostruzione ironica del concetto di regia, e quindi del rapporto fra (video)arte e realtà. In esso, la voce di Smith (coperta da una fastidiosa quanto inspiegabile campanella) ordina le azioni delle comparse che sfrecciano attraverso l'inquadratura statica di un incrocio di Londra. Queste azioni ("entra di fretta l'uomo in camicia", "madre e figlia litigano uscendo dal taxi", e così via) si fanno via via più complesse, sino a sfiorare l'assurdo; il gioco si smaschera quando, spostando la camera su un orologio, l'artista ordina alle lancette "girate: una farà un giro all'ora, l'altra due al giorno!" Lo scollamento fra regista e immagine prosegue quando Smith spiega di trovarsi, in realtà, in mezzo a una prateria, a venti chilometri dalla strada in cui, dice, una delle figure ha appena svaligiato un ufficio postale: con la spiegazione, quindi, dell'allarme, si chiude il film su una lenta panoramica di un tratto di campagna inglese.

A questo lavoro se n'è affiancato un altro, più recente, nella stessa Biennale: una ripresa lentissima di una stanza d'albergo, con un televisore che annuncia l'invasione dell'Afghanistan, accompagnato dalle riflessioni a voce dell'artista su come si sente un cittadino il cui governo è responsabile di qualcosa che aborre. Anche qui uno scollamento, fra un regista però che si costituisce, in questo caso, a ruolo di commentatore di altre immagini, e quindi di spettatore: nel depotenziamento di questo ruolo si avverte, forse, uno specchio del depotenziamento dell'opera stessa.

E lo stesso depotenziamento, in parte, si è avvertito nell'arco costituitosi fra due opere dello stesso Smith esposte nella sua mostra personale aperta durante la biennale alla galleria Tanya Leighton, a Berlino. La prima – Black Tower, 1985-1987 – è una narrazione al contempo giocosa e disperante: la voce racconta, in prima persona, la storia di un uomo convinto di essere inseguito e perseguitato da una torre, che alla lunga lo spinge a chiudersi in casa pur di non vederla ovunque vada. Quando, tagliato dal comune l'albero che gli copriva la finestra, la torre riappare alla sua vista, ciò lo conduce alla pazzia e, infine, alla morte. La voce, tuttavia, è accompagnata da un uso delle immagini a tratti astratto, a tratti deliberatamente fuorviante (immagini astratte che si rivelano solo dettagli di inquadrature effettive, scene che contraddicono apertamente la storia). La seconda – Flag Mountain, 2010 – riprende un monte nella zona turca di Cipro in cui il governo ha dipinto una gigantesca bandiera: camera fissa, giorni e notti si susseguono in pochi minuti sulla conclusione, logica e monumentale, del capitalismo. Tutto qui? Tutto qui.

Le due opere anteriori di Smith, tanto nella godibilità della narrazione quanto nella profondità della riflessione che sottendono, dimostrano – se ce ne fosse ancora bisogno, dopo le retrospettive alla Biennale di Venezia di tre anni fa e quest'anno al Royal College of Art – quanto egli sia stato in grado di produrre riflessioni spiazzanti e ambivalenti tanto sulle possibilità del video come mezzo artistico quanto sul suo rapporto con la 'realtà', qualunque cosa sia. Il fatto che le due opere più recenti presentate in parallelo paiano meno coraggiose e capaci di sorprendere è, indubbiamente, significativo. Ma, certo, si può sapere che un fatto è significativo senza essere sicuri di quale sia il suo significato.Vincenzo Latronico
<i>Flag Mountain (Southern Nicosia, looking towards the border with the Turkish Republic of Northern Cyprus)</i>, 2010 HD video, colour, sound, seamless loop (8 mins cycle) Courtesy the artist and Tanya Leighton, Gallery
Flag Mountain (Southern Nicosia, looking towards the border with the Turkish Republic of Northern Cyprus), 2010 HD video, colour, sound, seamless loop (8 mins cycle) Courtesy the artist and Tanya Leighton, Gallery
<i>The Black Tower</i>, 1985-1987
16mm film, colour, sound; 24 minutes
Courtesy the artist and Tanya Leighton, Gallery
The Black Tower, 1985-1987 16mm film, colour, sound; 24 minutes Courtesy the artist and Tanya Leighton, Gallery

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