La vergogna di una nazione

La catarsi purificatrice della violenza, del passato e del presente, nel lavoro di Kara Walker. Testo Philippe Vergne. Foto courtesy of Sikkema Jenkins & Co.

L'arte non dovrebbe provare vergogna. L'arte dovrebbe suscitare estasi nella sua esposizione della frizione tra due estremi opposti: da un lato l'attrazione verso l'irraggiungibile, la spinta verso il divino, e dall'altro la zavorra della condizione umana e dei suoi limiti più infimi. Se l'arte dovesse esprimere senza pudore questa tensione, Kara Walker sarebbe colei che detta le regole di comportamento. La sua opera esprime senza alcuna vergogna il conflitto estetico che agita lo spazio in cui si incrociano i concetti di razza, genere, sessualità, e ha il potere di liberare quei ricordi che desideriamo rimuovere e quei desideri che al tempo stesso ci spaventano e ci intrigano. La Walker insinua che vergogna e senso di colpa si celano ovunque e stanno alla base delle disfunzioni sociali, storiche e individuali. La sua esplorazione del Vecchio Sud, il suo uso tagliente di stereotipi ormai consunti, che sconfina nell'abuso, e la sua raffigurazione simbolica dei flussi corporei, del decadimento fisico; il modo in cui nella sua opera le citazioni dei romanzi romantici tormentati si scontrano con la promiscuità sessuale, tutto questo concorre nella sua strategia di dissacrazione di un presente che trova le sue radici in un passato innominabile. Le opere di Kara Walker, le sue figure, i disegni, film e testi sfidano ogni possibile obbligo per l'artista a dover essere un contenitore di aspettative che scivolano dall'esterno verso l'interno, e viceversa: partendo dalle pressioni sociali fino alle fessure in cui si cela l'inconscio represso.

Search for ideas supporting the Black Man as a work of Modern Art/Contemporary Painting; a death without end: an appreciation of the Creative Spirit of Lynch Mobs- è un'installazione realizzata appositamente per la Biennale di Venezia del 2007, ed è composta da cinque schermi sui quali vengono proiettate visioni torride e allucinate di abusi che si perdono nella notte dei tempi. Questa opera, che sembra uscita da un incubo, è abitata da mostri che escono strisciando fuori da una mente in cui la ragione è intorpidita, e vanno a toccare, come direbbe Freud, il totem dei tabù, che comprende anche il primo tabù dell'umanità: il terrore dell'incesto "dei selvaggi", considerato il pericolo più estremo per una società civilizzata. L'arte della Walker espone al pubblico la barbarie civilizzata. La sua crudele eleganza suggerisce che quando le parole diventano troppo pesanti per la nostra mente, la forma diventa consapevolezza. Search for ideas è una serie composta da cinquantadue opere a inchiostro su carta in cui non vi è altro che la scrittura a mano dell'artista, e ci dimostra che il suo stile mordace si esprime altrettanto bene con le parole che con le immagini. Tuttavia, se le sue parole risultano pesanti, è solo perché il mondo potrebbe essere troppo pesante per le nostre menti.

Taglia via il clitoride di una ragazza/per farla pensare meglio/incidile la vulva per/controllare il desiderio. Io e/le regole del mio rasoio arrugginito/figa pulita, passera nera/brava moglie, marito rispettoso/sodomita a quattro zampe.

Considera per un minuto il delizioso/crimine di una ragazzina irachena di quattordici anni violentata/la famiglia uccisa da soldati americani/è solo una questione di necessità. Uno stupro di gruppo/è sempre una questione di necessità/Il codice d'onore militare. Non parlare, non/chiedere. L'ultima parola incomprensibile/di un bambino invisibile.

Mischiare gli umori/della sua dolce giovane figa con/la saliva di un cane morto non è/solo salutare ma rende la tua/erezione dura da morire.

I culi nudi dei prigionieri impilati/in una piramide che simulava sesso di gruppo perché/una piramide di vero sesso avrebbe/scatenato una rivolta.


Passando dall'evocazione degli abusi più reconditi a quelli più pubblicizzati e familiari, questa sorta di poesia 'haiku' della Walker potrebbe costituire un rimando estetico ai primi dipinti ironici di Richard Prince. Ma se le battute di Prince si riferivano al pubblico, nel lavoro di Kara è proprio il pubblico, con la sua ignoranza, arroganza e con il suo rifiuto a costituire la burla. Scorrendo i suoi testi si riscontra che quello che hanno in comune la geopolitica e i comportamenti personali è solo un'idea di fondo: sono entrambi motivati dal desiderio di qualcuno di forzare un altro (una società, una nazione o un individuo) ad accettare qualcosa (amore, piacere o democrazia) che quest'ultimo non desidera, e che comunque neppure il primo possiede. E quando la paura dell'ignoto aumenta, violenza fisica e psicologica, umiliazioni sessuali e assalti cruenti sembrano essere le strategie migliori per degradare e annientare l'altro che ci incute paura. Kara Walker fa luce su questo passato storico di violenze, e ci invita a dare il nostro contributo individuale a memoria e responsabilità collettive, poiché crede che, anche se non lo si ammette, la nascita di una cultura e di una nazione coincida proprio con il loro momento di massima vergogna.
The Treasure
Hunters, 2007
The Treasure Hunters, 2007
Bureau of Refugees: Mulatto hung by a grapevine near road side between
Tuscaloosa & Greensboro, 2007
Bureau of Refugees: Mulatto hung by a grapevine near road side between Tuscaloosa & Greensboro, 2007
Authenticating the Artifact, 2007
Authenticating the Artifact, 2007
…calling to me from the
angry surface of some grey
and threatening sea. I was
transported, 2007
…calling to me from the angry surface of some grey and threatening sea. I was transported, 2007

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram