Search for ideas supporting the Black Man as a work of Modern Art/Contemporary Painting; a death without end: an appreciation of the Creative Spirit of Lynch Mobs- è un'installazione realizzata appositamente per la Biennale di Venezia del 2007, ed è composta da cinque schermi sui quali vengono proiettate visioni torride e allucinate di abusi che si perdono nella notte dei tempi. Questa opera, che sembra uscita da un incubo, è abitata da mostri che escono strisciando fuori da una mente in cui la ragione è intorpidita, e vanno a toccare, come direbbe Freud, il totem dei tabù, che comprende anche il primo tabù dell'umanità: il terrore dell'incesto "dei selvaggi", considerato il pericolo più estremo per una società civilizzata. L'arte della Walker espone al pubblico la barbarie civilizzata. La sua crudele eleganza suggerisce che quando le parole diventano troppo pesanti per la nostra mente, la forma diventa consapevolezza. Search for ideas è una serie composta da cinquantadue opere a inchiostro su carta in cui non vi è altro che la scrittura a mano dell'artista, e ci dimostra che il suo stile mordace si esprime altrettanto bene con le parole che con le immagini. Tuttavia, se le sue parole risultano pesanti, è solo perché il mondo potrebbe essere troppo pesante per le nostre menti.
Taglia via il clitoride di una ragazza/per farla pensare meglio/incidile la vulva per/controllare il desiderio. Io e/le regole del mio rasoio arrugginito/figa pulita, passera nera/brava moglie, marito rispettoso/sodomita a quattro zampe.
Considera per un minuto il delizioso/crimine di una ragazzina irachena di quattordici anni violentata/la famiglia uccisa da soldati americani/è solo una questione di necessità. Uno stupro di gruppo/è sempre una questione di necessità/Il codice d'onore militare. Non parlare, non/chiedere. L'ultima parola incomprensibile/di un bambino invisibile.
Mischiare gli umori/della sua dolce giovane figa con/la saliva di un cane morto non è/solo salutare ma rende la tua/erezione dura da morire.
I culi nudi dei prigionieri impilati/in una piramide che simulava sesso di gruppo perché/una piramide di vero sesso avrebbe/scatenato una rivolta.
Passando dall'evocazione degli abusi più reconditi a quelli più pubblicizzati e familiari, questa sorta di poesia 'haiku' della Walker potrebbe costituire un rimando estetico ai primi dipinti ironici di Richard Prince. Ma se le battute di Prince si riferivano al pubblico, nel lavoro di Kara è proprio il pubblico, con la sua ignoranza, arroganza e con il suo rifiuto a costituire la burla. Scorrendo i suoi testi si riscontra che quello che hanno in comune la geopolitica e i comportamenti personali è solo un'idea di fondo: sono entrambi motivati dal desiderio di qualcuno di forzare un altro (una società, una nazione o un individuo) ad accettare qualcosa (amore, piacere o democrazia) che quest'ultimo non desidera, e che comunque neppure il primo possiede. E quando la paura dell'ignoto aumenta, violenza fisica e psicologica, umiliazioni sessuali e assalti cruenti sembrano essere le strategie migliori per degradare e annientare l'altro che ci incute paura. Kara Walker fa luce su questo passato storico di violenze, e ci invita a dare il nostro contributo individuale a memoria e responsabilità collettive, poiché crede che, anche se non lo si ammette, la nascita di una cultura e di una nazione coincida proprio con il loro momento di massima vergogna.










