Cosa è successo, e cosa sta succedendo nel Mediterraneo? Il bacino d’acqua considerato da secoli culla delle civiltà, luogo di incrocio di tradizioni e culture diverse, sembra oggi avere cambiato natura, essere diventato un “mare solido”, un ulteriore continente tra l’Europa, l’Asia Minore e l’Africa, del quale non conosciamo ancora la geografia, “solcato da rotte predeterminate e da confini insuperabili” , dove “identità rigide e specializzate - turisti, militari, pescatori, immigranti clandestini, tecnici di piattaforme - si incrociano ogni giorno senza comunicare e spesso nemmeno guardarsi, costretti dentro le loro traiettorie prefissate”.
Solid Sea 01: the Ghost Ship è il primo di una serie di casi che Multiplicity, agenzia multidisciplinare di ricerca sul territorio, che indaga lo spazio abitato ricercando le tracce lasciate dai nuovi comportamenti sociali, sta raccogliendo nell'ambito di una ricerca sulle trasformazioni del “Mare Nostrum”.

La storia del tragico naufragio della nave “Yiohan” nella notte di Natale del 1996 nelle acque del Canale di Sicilia, nel corso del quale perirono 283 migranti tamil, pakistani e indiani, arriva a Milano, presso lo spazio Lima, grazie all’installazione Solid Sea 01: the Ghost Ship (La Nave fantasma), progetto di Multiplicity con Giovanni Maria Bellu. L’installazione video in due ambienti – prodotta lo scorso anno in occasione di Documenta XI a Kassel - racconta come, nonostante le denunce dei sopravissuti e il ritrovamento nelle reti dei pescatori di resti di cadaveri, per cinque anni le Autorità dei Paesi coinvolti nel naufragio negarono la tragedia, le cui prove vennero alla luce solo grazie alle riprese del giornalista Giovanni Maria Bellu con una videocamera subacquea a diciannove miglia dalla costa siciliana.
Un particolare effetto è riuscito nella saletta in cui, attraverso una serie di visori appoggiati a terra, i diversi protagonisti della vicenda forniscono la loro testimonianza in un coro confuso e dissonante.

Un secondo capitolo del progetto, Solid Sea 02: Odessa/the World, è stato realizzato con la collaborazione di Armin Linke.
I due video che compongono l’installazione al piano inferiore dello spazio Lima presentano i ritratti paralleli di comunità che vivono a bordo di due navi da crociera: l’Odessa, ammiraglia della flotta ucraina, rimasta ancorata nel porto di Napoli sotto sequestro per sette anni, con a bordo il capitano e otto uomini dell’equipaggio, e The World Residentsea, vero e proprio condominio con 110 appartamenti di lusso, dove è possibile comprare una casa e con essa l’identità di cittadino off-shore, che si sposta nel Mediterraneo per seguire gli eventi più mondani senza entrare in contatto con gli altri abitanti del mare.

Armin Linke, fotografo milanese, ha sottolineato come l’utilizzo e il senso del tempo sia il termine chiave di questo lavoro, svolto in collaborazione con Carlotta Cristiani – che ha curato il montaggio video – e girato nel gennaio 2001, durante il capodanno ucraino, su invito di Matteo Fraterno, il quale, nel corso del progetto L’Attesa – Laboratorio Odessa (2001-2002), aveva organizzato a bordo della nave un laboratorio a cui partecipavano diverti artisti, con il coinvolgimento dell’equipaggio e del Porto.

Il progetto Solid Sea viene presentato negli ambienti articolati di Lima – uno spazio indipendente dedicato alle arti visive e alla cultura contemporanea - in collaborazione con Chiamamilano - fondazione civica nata nel marzo dello scorso anno che ha lo scopo di favorire la partecipazione del cittadino ai processi decisionali che lo riguardano - e Lima. L’allestimento è realizzato da Studioper con il contributo di EPSON Italia spa.

fino al 14 novembre
Solid Sea
spazio Lima, via Masera, di fronte al civ. 10, Milano
Info: T. +39.02.89697501
E-mail: elebari@libero.it
https://www.multiplicity.it
https://www.spaziolima.it