Quale ispirazione per un’installazione tanto particolare? L’artista ha detto di aver lavorato pensando all’11 settembre. “Partendo dal dolore per la tragedia di Ground Zero io ho pensato a fasci di luce simbolici che attraversino una sorta di viaggio liberatorio dal dolore. Un viaggio nel dolore e dal dolore, dunque, che vede in piazza del Plebiscito la sua conclusione”. Ma ha fatto la sua parte anche la cultura partenopea nell’ispirare Rebecca: i crani che dialogano tra loro e volgono lo sguardo verso l’alto simboleggiano la voglia di riscatto della città.
All’inaugurazione, il critico d’arte Achille Bonito Oliva, consulente della Regione per i beni culturali, ha poi spiegato che le teste, oltre a portare fortuna, si richiamano al mito del Don Giovanni di Mozart (in scena in questi giorni al San Carlo di Napoli), e in particolare alla leggenda del teschio del capitano, oggetto di devozione nel popolare cimitero delle Fontanelle alla Sanità.
L’accoglienza del pubblico è stata fin troppo favorevole: alcuni cittadini, incuriositi, si sono chinati ad accarezzare scaramanticamente i teschi in ghisa, altri hanno inciampato in questi crani. Altri, nottetempo, ne hanno trafugati un paio (subito sostituiti) e poi tentato di rubarne altri. L’installazione, ladri permettendo, rimarrà in piazza fino al 6 gennaio.