Nel pantheon dei maestri del Movimento Moderno, nel quale l’efficienza e la macchina sono spesso erette a mito, Alvar Aalto (1898-1976) occupa una posizione laterale accogliendo gli strumenti del razionalismo e riconfigurandoli per mettere al centro la luce, il bosco, la caducità della vita. La critica lo riconoscerà come il volto più “umano” del modernismo – avvicinandolo anche all’architettura organica – capace di trasformare l’astrazione funzionalista in un’architettura tattile, domestica anche quando è pubblica. Per Aalto, “true architecture exists only where man stands in the center”: l’architettura comincia davvero quando al centro non è l’oggetto isolato, ma la vita di chi la abita. Non a caso egli definisce spesso il costruire (“building art”) come “a synthesis of life in materialised form”, una sintesi di vita resa materia, che tiene insieme tecniche, paesaggi, ritualità quotidiane.
L’architettura di Alvar Aalto in cinque opere fondamentali
Quello del maestro finlandese è un “moderno dal volto umano”, che articola la sua poetica attraverso la luce del Nord, il dialogo con il paesaggio e l’ascolto della fragilità della vita.
Pensato come “dispositivo medico” tanto quanto come edificio, il sanatorio per i malati di tubercolosi è immerso nella foresta di conifere elemento caratterizzante il paesaggio finlandese e organizzato intorno alle camere e alle terrazze di cura. Ogni dettaglio è disegnato con pazienza da Alvar con la prima moglie Aino: i colori pastello attenuano il disagio, le luci non abbagliano, l’acqua scorre silenziosa, i letti e le poltrone orientano lo sguardo verso il paesaggio. Il funzionalismo diventa qui una forma di “empatia” architettonica.
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Foto Jarno Kylmänen, Villa Mairea Archives
Foto Jarno Kylmänen, Villa Mairea Archives
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Foto Giovanni Comoglio
Foto Giovanni Comoglio, Domus Archive
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- Eugenio Lux
- 03 dicembre 2025
Da questo orizzonte nasce un’opera che attraversa scale e programmi diversi. Dall’architettura ospedaliera del sanatorio di Paimio alla biblioteca di Viipuri, fino alla dimensione domestica di Villa Mairea e della casa-studio di Helsinki, il lavoro di Aalto resta fedele a un’unica idea: l’architettura come esperienza quotidiana, corporea, quasi musicale. La chiesa di Riola – unica opera significativa costruita in Italia – traduce questo atteggiamento in una liturgia della luce che mette in dialogo comunità, paesaggio appenninico e tradizione moderna. Le cinque opere che abbiamo selezionato raccontano, per frammenti, questo “paradiso possibile” che Aalto prova a costruire per l’uomo.
Immagine d'apertura: Foto Jarno Kylmänen, Villa Mairea Archives
Photo Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
La biblioteca municipale di Viipuri segna l’ingresso di Aalto nel dibattito internazionale: un volume rigoroso cela interni sorprendentemente plastici. Nella sala di lettura – omaggio rettilineo alla circolarità della Biblioteca di Erik Gunnar Asplund a Stoccolma – il soffitto ondulato in legno e i lucernari circolari diffondono una luce omogenea, quasi senza ombre; nella grande aula conferenze, l’acustica è modellata dallo spazio. Il severo lessico del funzionalismo è piegato a un’idea più morbida e topografica dello spazio pubblico.
Villa Mairea rappresenta il manifesto più radicale del “moderno dal volto umano” di Aalto. Commissionata da Maire e Harry Gullichsen – cofondatori nel 1935 insieme agli Aalto dell’azienda di design Artek – come abitazione sperimentale, intreccia due corpi a L che disegnano spazi intimi affacciati sul bosco. Legno, pietra, intonaco bianco e dettagli artigianali trasformano la villa in un paesaggio domestico: il portico-selva, la piscina irregolare, gli interni fluidi mostrano come la casa possa farsi estensione, e non negazione, della foresta.
La casa degli Aalto a Munkkiniemi, con annesso studio, è un autoritratto domestico dei progettisti. L’abitazione del 1936 combina volumi intonacati bianchi e superfici lignee, tra modernismo e casa rurale finlandese; il soggiorno e la biblioteca affacciano sul giardino. Poco distante, lo Studio Aalto – completato nel 1955 – con la corte-anfiteatro e la sala di lavoro illuminata a nord, racconta un modo di progettare collettivo che caratterizza il modus operandi dello studio.
A Riola, sugli Appennini bolognesi, un Aalto ormai maturo trova in Italia un raro terreno di sperimentazione. L'interno della chiesa di Santa Maria Assunta traduce in forme di calcestruzzo dipinto di bianco il linguaggio dei boschi finlandesi: la navata è illuminata da una sequenza di shed curvi che portano all’interno una luce indiretta, quasi nordica, che si concentra sull’altare. L’aula fa della liturgia un’esperienza spaziale in continuità con la piazza e il paesaggio.