In questa casa di Noiz Architekti ci sono tutti gli stili del contemporaneo

Alla richiesta di una casa in cima alle colline di Lozorno, Slovacchia, che dialogasse con il lago sottostante e il paesaggio verdeggiante che lo circonda, la risposta dello studio Noiz Architekti è forse stata ancora più site-specific della domanda stessa, ma allo stesso tempo ha voluto improntare alla sorpresa il suo linguaggio architettonico. In una sola casa Noiz sembra non solo aver combinato una enorme molteplicità di stili e temi contemporanei – in apparenza indipendenti – ma anche averne evocati alcuni dalla storia illustre, riletti con le lenti di oggi. Ci sono due volumi ortogonali fra loro: uno, che ospita la zona notte, è un’architettura ipogea, di quelle che fin da Wright hanno dato al moderno una nota organica; l’altro invece, quello delle zone giorno, sarebbe una materializzazione dell’archetipo della capanna primitiva, ma ecco che al contempo funziona come quei solidi-cannocchiale che Herzog e De Meuron hanno proposto gli ultimi decenni, abitato all’interno dal rigore luminoso e simmetrico di certi interni high-tech anni ’90, e dal monomaterico in legno chiaro dei linguaggi domestici ultracontemporanei.

Andando più in profondità nelle scelte materiche, questo eclettismo progettuale non fa che moltiplicarsi in nuovi episodi. I legni chiari degli interni rivestono integralmente il soggiorno e, nella controfacciata della “capanna”, diventano una libreria a tutta altezza che satura la parete e crea un contesto visuale per un’inquadratura del paesaggio, attraverso l’unica grande finestra a livello giardino. Sono legni grezzi, che dialogano con un cemento a vista dal sapore ugualmente grezzo attraverso tutti gli spazi della casa, specialmente nelle ante dei guardaroba, nelle strutture dei letti e nelle porte, punteggiate da dettagli vintage come gli interruttori circolari, e da materie più calde come i parquet e il pavimento a terrazzo dalle note sabbia. La cucina invece è il luogo dove si confrontano le evocazioni hi-tech della parete attrezzata – con finiture dalle estetiche metalliche – e delle astratte lampade a sospensione con il tavolo in muratura che chiama in causa con la sua graniglia rosata quei pattern e quelle cromie che potremmo definire millennial.

Molto rapidamente, in questa casa si crea un paesaggio “a sorpresa”: il suo interno raccolto “scappa” in realtà da tutte le parti, con continue fughe verso l’esterno, come le vetrate delle camere, la trasparenza del living verso un patio abbracciato dalla collina, la continuità visuale tra livelli e aperture nello studio-soggiorno, qualcosa che di solito succederebbe nel Raumplan delle case di Adolf Loos: Vienna, d’altro canto, non è lontana.   All'esterno, i materiali sono quelli del mimetizzarsi per le zone notte, tra vetri riflettenti e tetti giardino che sfumano nel prato collinare, mentre per la zona giorno sono i metalli a dominare, pergole leggere e poi grandi superfici in corten.

Lo spaesamento è totale, per quanto la casa tenti di essere discreta nel paesaggio: tanti sono i richiami che questo progetto genera, che è difficile dire se ci si trovi di fronte a un’architettura ipogea, a una proverbiale casa nel bosco, a una casa mimetica o una casa degli specchi. Quando poi, a monte, interviene anche il dettaglio dell’ultima porzione di facciata che rimane tagliata a metà dal prato come una specie di timpano metafisico, cose da Bomarzo o Scarzuola, l’effetto dell’architettura come macchina eclettica è completo.