Il Terzo Paradiso di Pistoletto è una delle esperienze più interessanti che farete alla Biennale 2025

L’installazione di Fondazione Pistoletto con Transsolar, supportata da Lavazza, introduce alla Biennale Architettura 2025 curata da Carlo Ratti facendo percepire il dramma del presente e le possibili “cure”.

The Third Paradise Perspective, Biennale Architettura 2025, Venezia

Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

The Third Paradise Perspective, Biennale Architettura 2025, Venezia

Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

The Third Paradise Perspective, Biennale Architettura 2025, Venezia

Foto Riccardo Banfi. Courtesy Lavazza

Canal Café, Biennale Architettura 2025, Venezia

Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

Canal Café, Biennale Architettura 2025, Venezia

Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

Francesca Lavazza al Canal Café

Courtesy Lavazza

Il primo episodio con cui si apre la Biennale di Carlo Ratti – il percorso-statement del curatore all’Arsenale, precisamente – è un’esperienza, forse l’unica esperienza profondamente fisica che i visitatori possono fare, attraversando le lunghe Corderie. D’un tratto tutto è buio ed è umido, fa un caldo difficile da sopportare; presto si percepisce come si stiano seguendo dei percorsi obbligati curvi, in mezzo a specchi d’acqua rialzati. A produrre tutto il calore sono decine di unità esterne di altrettanti climatizzatori. L’unica luce è quella di tre archi, che una volta riflessi nell’acqua formano un segno familiare: quello del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto.

The Third Paradise Perspective. Foto Riccardo Banfi

“The Third Paradise Perspective”, firmata da Fondazione Pistoletto Cittadellarte, vuole evocare infatti il livello che il mare avrà a Venezia nel 2100, combinandosi in una riflessione sulla responsabilità climatica coll’espressione dei climatizzatori montati da Transsolar; ma porta anche una nuova rilettura dell’idea di Terzo Paradiso, questa volta in chiave prospettica, propositiva, l’introduzione a una Biennale fatta di proposte. Fin dalla sua concezione, oltre vent’anni fa, il simbolo rappresenta l’armonizzazione del paradiso naturale e di quello artificiale in un nuovo equilibrio. “Il rito attualizza il mito”, cita Paolo Naldini – curatore dell’installazione con Pistoletto, Michele Cerruti But, Tiziano Guardini, Luigi Ciuffreda e Giulia Giavatto. “Il simbolo è il mito di una nuova civiltà” continua Naldini, “non più lineare, non più estrattiva ma cogenerativa di risorse, quel cerchio centrale in cui riconoscersi, e in cui natura artificio convivono in piena compenetrazione. Ma come portarlo nella dimensione dell'architettura, del design, dell'azienda, della comunità? Devo ritualizzarlo, e la ritualizzazione può passare attraverso queste pratiche, che vediamo esposte nelle Corderie”.

The Third Paradise Perspective. Foto Riccardo Banfi

Trovandosi dalla parte “sbagliata” dei climatizzatori – che invece raffreddano l’ambiente successivo – chi accede all’Arsenale vive il dramma della condizione contemporanea, la denuncia dell’esistenza dei molteplici sud di un mondo sempre più disuguale. “È lì che emerge la nostra proposta” ci racconta Naldini. “Noi abbiamo la formula per uscire dal dramma, una forma universale che emerge dall’osservazione della città. La chiamiamo trinamica, la dinamica del tre”, una messa in pratica “dell'equilibrio dinamico tra gli opposti, la congiunzione dell'intelligenza naturale e dell'intelligenza artificiale” che ha in un’arte utile, caratterizzata da un’inedita e a tratti scomoda agency il suo perno strutturale.

È un riconoscersi in questo stesso ruolo dell’arte che è valso al progetto un supporter come Lavazza Group. Come ci ha detto Francesca Lavazza, board member del gruppo, “è stato importante che questo Terzo Paradiso fosse ancora una volta pensato in modo originale. Infatti è una prospettiva del Terzo Paradiso” Una prospettiva articolata in tre temi: “…quello della sostenibilità, il famoso, Sustainable Development Goal numero 13 sul cambiamento climatico, che ci coinvolge in azioni legate agli elementi naturali, alla produzione del caffè, all’acqua”. Poi c’è una città come Venezia, che di questo rapporto con l’acqua ha fatto il suo codice di esistenza, su cui Lavazza ha lavorato in altre Biennali Arte; e c’è poi l’idea di creare un luogo, questo camminamento in cui si attiva un’effettiva percezione fisica.

Francesca Lavazza. Courtesy Lavazza

“Era davvero un progetto a cui non potevamo rimanere indifferenti” ha continuato Lavazza. Un progetto nato in identità di vedute con il curatore Carlo Ratti, con una Biennale che è “un mondo tecnologico, ma a sostegno della natura”. Introducendoci a questo mondo, l’installazione ci porta subito verso un altro luogo dove finalmente “fai un respiro e dici ‘Sto meglio’. Come posso fare però per non ritrovarmi dov’ero prima? Le soluzioni sono tante, e fanno la differenza di questa Biennale rispetto ad altre: è una mostra di soluzioni”. Una mostra dove il Terzo Paradiso, alla fine, dà il la – come un diapason, direbbe Naldini – verso una visione di speranza. “Le tematiche sono enormi, impattanti, imminenti” ci dice Lavazza “ma siamo sempre proattivi e positivi: uno scambio, un lavorare con l'arte sui progetti della sostenibilità unendo architettura e design, come in fondo facciamo noi con l’arte del blend”.

Canal Café. Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

E si può dire che questo Lavazza lo abbia fatto letteralmente: in Biennale Architettura 2025 il gruppo ha anche scelto di essere supporter di Canal Café, il progetto di fitodepurazione ibrido (naturale-artificiale) delle acque sviluppato da un team che includeva Diller Scofidio + Renfro, lo chef Davide Oldani, il critico Aaron Betsky e gli esperti di Natural Systems Utilities e Sodai. Utilizzando la prospettiva provocatoria di poter fare il caffè con l’acqua dei canali, il progetto è arrivato a sviluppare un discorso innovativo sull’utilizzo delle acque dolci, e si è aggiudicato il Leone d’Oro in questa 19esima edizione della mostra.

The Third Paradise Perspective, Biennale Architettura 2025, Venezia Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

The Third Paradise Perspective, Biennale Architettura 2025, Venezia Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

The Third Paradise Perspective, Biennale Architettura 2025, Venezia Foto Riccardo Banfi. Courtesy Lavazza

Canal Café, Biennale Architettura 2025, Venezia Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

Canal Café, Biennale Architettura 2025, Venezia Foto Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia

Francesca Lavazza al Canal Café Courtesy Lavazza