Tra i vari tipi di manifestazioni espositive organizzate sotto la supervisione del Bureau International des Expositions (“universali”, specialistiche o più o meno settoriali), a partire dal primo evento tenutosi a Londra nel 1851, le grandi Esposizioni nella storia hanno dato forma alle pulsioni sociali, economiche e culturali dell’epoca in cui sono state realizzate, gettando le basi (e le reti) del mercato di massa globale e ponendosi spesso come un fertile campo d’azione, tra ricerca dell’ “effetto wow” e sperimentazione progettuale.
Lo dimostrano le tante opere iconiche che hanno scritto capitoli importanti nella storia della manifestazione e della pratica progettuale: tra queste, alcune sono ancora operative nella loro funzione espositiva originale, altre sono state reinventate ad altro uso, altre smontate e rimontate altrove, altre infine sono definitivamente scomparse.
Abbiamo selezionato alcune delle architetture protagoniste dei più rinomati e mediaticamente attrattivi palcoscenici commerciali di sempre: dalle opere che si connotano per le ardite esplorazioni tecnico-ingegneristiche (il binomio ferro-vetro a vasta scala di Paxton; i processi di prefabbricazione e produzione seriale di Le Corbusier; le tensostrutture di Otto; le strutture geodetiche di Buckminster Fuller); a quelle che rivendicano nell’universo globalizzato un’irriducibile identità locale, declinata in chiave poetica (Willi Walter), “ecosistemica” (Mvrdv, Studio Anne Holtrop) o ironica (Big); a quelle che si fanno portatrici di obiettivi e valori verosimilmente e opportunamente “universali” (Foster+Partners), per un futuro migliore per tutti.