Best of 2014 #architettura

Dalla Casa dell’Infinito di Alberto Campo Baeza che sembra sorgere dalla sabbia all’op-ed di Marco D’Eramo “Urbanicidio a fin di bene” sugli effetti che l’iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale ha sulle città, ecco le migliori storie di architettura del 2014.

Alejandro Aravena|Elemental, Centro de Innovación UC Anacleto Angelini Santiago, Cile. Photo Felipe Díaz Contardo
Nella nostra selezione delle migliori storie di architettura del 2014 quindici progetti e un tema “caldo” che ha generato un acceso dibattito nel mondo della cultura, ma anche sui social network.


TYIN, Soe Ker Tie Haus: a Noh Bo, piccolo villaggio al confine tra Thailandia e Birmania, TYIN Tegnestue Arkitekter ha progettato e costruito case per i bambini Karen rifugiati. Le Soe Ker Tie Haus (“case farfalla”),  battezzate così per il loro aspetto, nascono dalla commistione tra architettura e competenze locali.

Casa a Daizawa: l’architetto giapponese Nobuo Araki ha progettato, nel quartiere di Tokyo Setagaya, una residenza fronteggiata da un muro autoportante in cemento che garantisce privacy sufficiente al fronte vetrato mantenendo un senso di apertura.

Para, Haffenden House: Para-Project ha completato a New York uno studio per due poeti: ispirato all’installazione Ice House realizzata da Gianni Pettena nel 1972, il progetto appare come un “vuoto” tra l’immagine ripetitiva e stereotipata delle “case”.

Raanan Stern, studio: lo studio di architettura israeliano Raanan Stern ha progettato un atelier multifunzionale di 20 metri quadri all’interno dell’appartamento di un artista di Tel Aviv.

Ultra-Ruin: progettato da Marco Casagrande, Ultra-Ruin è un organismo architettonico in legno che cresce sulle rovine di un casale in mattoni rossi. Il progetto segue il principio della forma aperta e nasce dall’improvvisazione, ispirata dalla giungla, dal rudere e dal saper fare locale.

Villa Mecklin: progettata da Huttunen-Lipasti-Pakkanen in Finlandia, Villa Mecklin è un progetto di auto-costruzione dove tutte le parti – dal telaio ai dettagli – sono state concepite nella maniera più semplice possibile.

House Unimog
: il compito insolito e la particolarità del lotto hanno rappresentato un vincolo ma anche il potenziale di questa casa a basso costo con officina progettata in Germania da Fabian Evers con Wezel Architektur.

Casa dell’Infinito: a Cádiz Alberto Campo Baeza ha costruito un “piano infinito” di fronte all’Oceano Atlantico, una casa che emerge dalla sabbia come una piattaforma di pietra.

A spasso sulla marea: dopo 9 anni di studi e tre anni di costruzione in loco, il nuovo pontile di Mont-Saint-Michel di Dietmar Feichtinger Architects è stato aperto ai pedoni.

Casa Mo: progettata da Gonzalo Mardones V in modo da non interrompere la vista dalla strada verso l’orizzonte, Casa Mo è un volume di cemento sospeso affacciato sulla costa del mare cileno.

Centro innovazione scientifica: nella capitale cilena, un volume monolitico di chiara geometria, che si staglia nello skyline urbano, ospita e favorisce al suo interno, grazie a precise scelte compositive, il proficuo scambio tra ricerca, risorse aziendali e attività commerciali.

Tutto quello che ho: All I Own House, progettata da PKMN architectures per la graphic designer Yolanda R. Pila, materializza l’interno di una casa attraverso gli effetti personali della sua abitante.

Materium, Ledge House: progettata da Materium per una famiglia di tre persone, The Ledge House esplora l’idea di “casa” per i suoi abitanti, liberando tutto lo spazio possibile per le aree comuni.

Casa JA: per questa casa portoghese Filipe Pina + Maria Inês Costa combinano lo stile di vita rurale a quello urbano, separando nettamente la struttura in pietra esistente dalla nuova costruzione.

Piscina a Bagneux: Dominique Coulon et Associés ha rinnovato e ampliato un edificio esistente, trasformando l'immagine dell'edificio che ora forma un corpo minerale armonioso.

– Con Urbanicidio a fin di bene Marco D’Eramo accusa l’UNESCO di dissanguare e imbalsamare villaggi gloriosi e metropoli millenarie, sottraendo il tempo al naturale divenire. Gli risponde Michiel van Iersel con il pezzo dal titolo provocatorio L’Unesco non è l’ISIS.

 

In apertura: Alejandro Aravena|Elemental, Centro de Innovación UC Anacleto Angelini Santiago, Cile. Photo Felipe Díaz Contardo

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