Lungo il confine che separa Svizzera e Austria sorge il Liechtenstein, uno dei paesi più piccoli al mondo. La sua felice collocazione tra due “superpotenze” architettoniche lo rende un territorio fertile per sperimentazioni puntuali, attente e colte. A Schaan, il comune più popoloso del piccolo stato alpino, nel distretto dell’Oberland, una casa degli anni ’60 è stata trasformata in una “residenza multigenerazionale”, attraverso un progetto che lavora per sottrazione e per sottolineature.
L'architetto liechtensteiniano Dominic Spalt firma un intervento che con pochi gesti precisi riesce a dare un nuovo carattere a un edificio apparentemente anonimo.
Alcuni elementi in acciaio rosso fiammante, visibili e dichiarati, segnano la trasformazione. Sono segni strutturali ma anche dispositivi narrativi: accolgono il visitatore, articolano i percorsi, fanno da cerniera tra l’esistente e il nuovo.
Il ballatoio, giustapposto alla facciata riecheggiando – seppur a una scala minuta – l’intervento del Grand Parc a Bordeaux di Lacaton & Vassal, diventa l’elemento che connota il prospetto. Anche le due scale esterne, una a chiocciola che si arrampica sul lato verso il giardino interno, e una in linea che poggia elegantemente al suolo tramite due ciottoli levigati dalla corrente del fiume, sul lato strada, si guardano come in dialogo o in opposizione.
La casa si articola ora in due unità abitative sovrapposte: quella inferiore, con accesso dal giardino in cui sorge l’albero secolare che domina lo spazio aperto, è rimasta inalterata; quella superiore invece, pur mantenendo la distribuzione originaria delle camere, è stata oggetto di una trasformazione più radicale. La vecchia mansarda a falde è stata demolita e sostituita da un grande spazio di soggiorno a doppia altezza, che si apre attraverso finestre e lucernari attentamente ritagliati inquadrando il giardino, la catena montuosa delle Tre Sorelle (Drei Schwestern) e il cielo.
La nuova terrazza, posta al livello più alto, si configura come una composizione di piccole casette smaterializzate, con tetti a falda di cui rimangono solo i profili, quasi fossero segni tracciati nell’aria. Questo gioco di geometrie leggere si riflette anche nella pianta dell’intervento: poche linee, appena ruotate rispetto all’ortogonalità dell’edificio originario, rompono la rigidità esistente e introducono una nuova tensione spaziale.
Particolare attenzione è riservata ai materiali. Il legno chiaro che connota molti degli interni muta di tono in base agli ambienti: più caldo e naturale nelle camere, si scurisce e assume sfumature più profonde nella cucina e nel bagno, dialogando con le superfici ceramiche e la luce radente. Una vasca da bagno smaltata, recuperata da un’abitazione preesistente, conferisce ulteriore memoria e delicatezza al progetto. In un contesto urbano apparentemente anonimo, tra una vecchia tipografia e un edificio per uffici, questa casa dimostra che anche il più piccolo intervento può diventare un’occasione per raccontare l’architettura contemporanea.
