Discriminazione positiva

L'altra metà del cielo, una giuria prestigiosa e un mecenate curioso sono gli ingredienti della prima edizione dell'arcVision Prize "Women and Architecture", premio indetto da Italcementi Group.

C'è bisogno di un premio per sostenere le donne in architettura? Probabilmente no. C'è necessità, invece, di una piattaforma comune, uno spazio in cui le donne/architetti possano scambiarsi e condividere informazioni, visioni e i loro edifici. Ed è questa la conclusione a cui è giunta la giuria della prima edizione di arcVision Prize "Women and Architecture", premio internazionale d'architettura, indetto da Italcementi Group ed esclusivamente riservato alle donne.

E che non solo di architettura si tratti, lo ha dimostrato anche la composizione, tutta al femminile, della giuria. Una miscela geograficamente e culturalmente eterogenea, che ha riunito progettiste riconosciute in campo planetario – Odile Decq, Yvonne Farrell di Grafton Architects, Kazuyo Sejima di SANAA, Benedetta Tagliabue di EMBT e Martha Thorne (Executive Director del Pritzker Prize) – a personalità significative in ambito imprenditoriale, politico e manageriale: Shaikha Al Maskari, imprenditore e membro del Consiglio Direttivo del Forum Internazionale delle Donne Arabe (AIWF); Vera Baboun, eletta nel 2012 sindaco di Betlemme e attivista nella difesa dei diritti delle donne; Samia Yaba Christina Nkrumah, presidente del partito politico ghanese Convention People's Party e tra i fondatori del movimento Africa Must Unite; e Victoire de Margerie, esperta di Corporate Governance e presidente di Randol Technology.
In apertura: il padiglione Humanidade2012, struttura temporanea realizzata per la conferenza internazionale Rio+20 (foto di Leonardo Finotti, per gentile concessione di Italcementi Group). Sopra: la sua autrice, Carla Juaçaba, è la vincitrice dell'arcVision Prize "Women and Architecture"
In apertura: il padiglione Humanidade2012, struttura temporanea realizzata per la conferenza internazionale Rio+20 (foto di Leonardo Finotti, per gentile concessione di Italcementi Group). Sopra: la sua autrice, Carla Juaçaba, è la vincitrice dell'arcVision Prize "Women and Architecture"
Il fatto che discipline come l'economia e la politica abbiano affiancato i lavori della giuria ha fatto sì che le vincitrici siano state selezionate fuori dai consueti circuiti, applicando criteri diversi da quelli di un tradizionale premio d'architettura e, soprattutto, coinvolgendo figure impegnate in campo sociale. E come ha dichiarato Carlo Pesenti, Consigliere delegato di Italcementi, arcVision Prize vuole testimoniare "una discriminazione positiva nei confronti delle donne".
Il primo premio è stato assegnato all'unanimità alla brasiliana Carla Juaçaba. Nata nel 1976 e di stanza a Rio de Janeiro, Carla Juaçaba è l'autrice, insieme alla regista teatrale Bia Lessa, del padiglione Humanidade2012, una costruzione temporanea realizzata nel 2012 per la conferenza internazionale Rio+20. L'edificio ha accolto 220.000 visitatori nell'arco di due settimane
All'Arsenale di Venezia, la Wall House di Anupama Kundoo, menzione speciale dell'arcVision Prize "Women and Architecture"
All'Arsenale di Venezia, la Wall House di Anupama Kundoo, menzione speciale dell'arcVision Prize "Women and Architecture"
Utilizzando materiali industriali di uso comune – tubi e pannelli metallici, abitualmente usati nelle impalcature dei cantieri –, Juaçaba ha creato una costruzione effimera, completamente riciclabile e di grande impatto visivo. Caratterizzata da una struttura leggera e aerea, nasce così in opposizione al luogo per cui è stata pensata: il promontorio roccioso che divide le baie di Copacabana e Ipanema, dove si trova un forte militare. Raggiunta al telefono, la progettista carioca ha raccontato: "Tutti i lavori che ho realizzato non sono mai stati un invito, ma ho sempre dovuto lottare per dimostrare di esserne capace. Non lo dico solo perché sono una donna. Credo, comunque, che per noi sia un po' più complicato".
Il premio, inoltre, ha assegnato tre menzioni d'onore: la spagnola Izaskun Chinchilla, per la sua capacità di manipolare materiali e colori anche nel progetto di recupero di un castello medioevale; l'indiana Anupama Kundoo, la cui opera più conosciuta in campo internazionale è la Wall House, un'installazione in scala 1:1 esibita all'interno delle Corderie dell'Arsenale, nell'ambito dell'ultima Biennale di Venezia; e Siiri Vallner, giovane progettista estone che si occupa soprattutto di edilizia pubblica.
Con questo riconoscimento, vogliamo essere testimoni di una discriminazione positiva nei confronti delle donne
L'architetto indiana Anupama Kundoo, nata a Pune nel 1967
L'architetto indiana Anupama Kundoo, nata a Pune nel 1967
Con la curatela scientifica di Stefano Casciani, l'arcVision Prize ha una finalità pratica: oltre a un riconoscimento economico, di cui la vincitrice può destinarne parte a iniziative sociali, il premio prevede un workshop di due settimane presso l'i.lab di Bergamo, il nuovo centro ricerca dell'Italcementi presso il Parco KilometroRosso, dove lavorano circa 120 ricercatori. E come tutti sanno, le donne preferiscono, di gran lunga, i fatti reali a cose poco tangibili.
Gli spazi esterni del castello di Garcimuñoz, a Cuenca, in Spagna. Ne è autrice Izaskun Chinchilla, menzione speciale dell'arcVision Prize "Women and Architecture"
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Izaskun Chinchilla è stata segnalata per i suoi progetti che sono "al contempo architettura trasgressiva e installazione d'arte"
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La palestra realizzata da Siiri Vallner a Pärnu, Estonia, si trova accanto a una vecchia costruzione in mattoni del XIX secolo
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Nata nel 1972, Siiri Vallner divide la sua attività tra due studi di cui uno – Kavakava – tutto al femminile
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