Fotografia di Christian Richters
Il Trinity College, l’unico college dell’Università di Dublino, fu fondato nel 1592 con decreto della Regina d’Inghilterra, Elisabetta I. L’occupazione di questa area su cui insisteva un antico monastero innestò sul suolo irlandese il modello del college di Oxford e Cambridge e spostò il centro di gravità della capitale verso est: dal nucleo originale medievale all’elegante quartiere Georgiano, che diventò poi caratteristico di Dublino. Oggi l’università sopravvive nell’affollato centro urbano, con la sua bella architettura dei secoli XVIII e XIX, con i suoi spazi verdi usati per le partite di rugby e di cricket, dietro gli edifici perimetrali e le alte cancellate di ferro. Nella nuova biblioteca Ussher il programma e il contesto sono stati l’occasione per creare una dinamica composizione che dialoga con il mondo circostante.
Nel 1961 l’Università bandì un concorso per una biblioteca indipendente situata vicino alla Vecchia Biblioteca. L’edificio originale, del 1712, è una slanciata struttura porticata che ospita pezzi preziosi: il Book of Kells, per esempio, un manoscritto miniato dell’VIII secolo.
Il concorso del 1961 fu vinto da tre giovani architetti allora appena laureati all’Architectural Association di Londra: Ahrends, Burton e Koralek. La Biblioteca Berkeley, da loro costruita, un’opera ragguardevole terminata nel 1967, sta come un liscio monolite brutalista fra la Vecchia Biblioteca e il College Park. Nel 1977, in posizione parallela alla Vecchia Biblioteca, gli stessi architetti costruirono l’Arts Block, i cui piani inferiori sono occupati da una terza biblioteca. Ora questa quarta biblioteca – la Ussher – raccorda l’intera area.
Costruita da Niall McCullough e Valerie Mulvin, vincitori del concorso, in collaborazione con KMD, un grande studio dublinese di impronta più commerciale, la Ussher si protende verso le cancellate di confine del College verso il traffico e le facciate dei negozi che danno su Nassau Street, appena più a sud. Questa parte dell’edificio sembra uscire dalla Biblioteca Berkeley come una dinamica scheggia rivestita di granito spagnolo. Il volume centrale, verso il parco, è invece separato da quello della Berkeley da un scenografico vuoto che culmina con una alta copertura di vetro. Un terzo volume, con lucernari triangolari di grande effetto, conclude uno spazio alberato fra l’Arts Block e la strada pubblica.
Le sottili lastre di pietra chiara che rivestono il nuovo edificio sono impaginate in verticale, seguendo un ritmo grafico e alternandosi con strette aperture, che consentono alla luce di penetrare all’interno di giorno e di fluire all’esterno la sera.
Vista dal College Park, la facciata est della Ussher sembra un piano trasparente librato nell’aria. Mentre il volume centrale è usato come deposito dei libri, l’elegante padiglione un po’ più basso che si affaccia sui campi di gioco è soprattutto una grande sala di lettura. Gli architetti hanno combinato l’opacità della vicina Biblioteca Berkeley con una trasparenza e una snellezza tutte nuove. McCullough e Mulvin, collaboratori anche del progetto di recupero urbano della vicina zona di Temple Bar, sono attratti da temi storici e materici. Al crepuscolo, guardando attraverso la facciata sul parco, l’interno della nuova biblioteca appare come ai raggi X, con gli elementi orizzontali dei piani di lettura davanti e gli elementi verticali degli scaffali con i libri dietro.
Dal parco si vede anche il basamento della Ussher come un prolungamento di quello della Berkeley, proiettato con le parti di rappresentanza verso nord. Qui si trovano infatti l’ingresso principale e la zona di rispetto di entrambe le biblioteche: una nuova scala, ancora da costruire, scenderà nella sua sede apposita fino al livello del pavimento della Berkeley, nel basamento. Se la Berkeley è una nave un po’ tenebrosa, la Ussher, dove per l’energia sono state adottate le soluzioni tecnologiche più moderne, è un prisma. Questa metafora formale del prisma è evidente nel vestibolo, dove il soffitto fuoriesce verso l’alto come un lucernario a piramide. Poi si continua verso il volume vuoto che si rastrema su Nassau Street: questo scende per due piani sotterranei di scaffalature accessibili al pubblico, e sale per cinque piani di scaffalature a vista fino al suo lungo ‘coperchio’ di vetro.
L’interno è sistemato molto razionalmente, con zone di servizio a sviluppo verticale collocate alle opposte estremità dei piani. Gli scaffali si spingono fino al margine del volume vuoto, suggerendo una lettura del progetto come “torre dei libri”. A nord, verso la Berkeley, le sale di lettura finiscono in una ‘prua’ completamente vetrata, che agli studiosi offre una prospettiva a volo d’uccello della piazza interna, ricavata attorno al nuovo lucernario del basamento. Gli ultimi due piani sembrano una specie di attico privato, con posti di lettura individuali distribuiti lungo un ambiente lineare, vuoto al centro e rivestito di noce nero americano.
La gamma molto essenziale dei materiali usati nella Ussher comprende vetrate di un colore che tende leggermente al verde, cemento a vista per le colonne e i soffitti, noce per il rivestimento degli spazi di rappresentanza e per i tavoli di lettura, e una moquette rosso vivo per quasi tutti i pavimenti. In alcuni dettagli è evidente un certo amore del preziosismo. La rete usata per schermare le finestre rientrate è dello stesso filo di acciaio inossidabile che si trova nelle scale mobili. Per le porte delle uscite di sicurezza e altre attrezzature di servizio è stato impiegato un rivestimento di gomma a righe con cui si creano giochi di motivi verticali. Nel padiglione ovest, dove si trovano i laboratori di restauro e conservazione, il soffitto dentellato è fatto di una lastra tagliata e piegata che genera curiose viste dell’esterno.
Nella loro importante pubblicazione del 1987 A Lost Tradition, McCullough e Mulvin documentano la loro conoscenza di certe insolite tipologie dell’architettura irlandese. Con le opere successive, tra cui alcuni studi e gallerie nell’area di Temple Bar, sono riusciti a dialogare con il contesto, e con buoni risultati. Ora, nella Biblioteca Ussher del Trinity College, gli architetti hanno estrapolato tracce storiche dall’area universitaria, unendo il loro interesse per la Dublino recente a un gioco astratto di piani e di volumi. Percepita dalle strade della città come una massa seducente, quando è illuminata dall’interno, la Biblioteca Ussher è il più visibile fra i molti edifici di rilievo del Trinity: un presagio dell’interessante futuro di questa istituzione pubblica.




