"Alla pietra dalmata sono ritornato con naturalezza. È l'unica, secondo me, in grado di esprimere il carattere sacro del luogo, perché racchiude l'essenza della Croazia mediterranea."
Per l'architetto croato Nikola Bašic il materiale ha la precedenza sulla forma: atteggiamento che forse può in parte spiegare perché il corpus delle opere dell'architetto sia pressoché fuso nel paesaggio adriatico. Tre delle sue realizzazioni recenti, ciascuna collegata a un tipo di ritualità, sono esposte alla Cité de l'Architecture di Parigi fino al 3 febbraio, in occasione delle celebrazioni culturali francesi di quest'anno dedicate alla Croazia.
La Croazia, paese di 4,7 milioni d'abitanti che ha ottenuto l'indipendenza solo circa vent'anni fa, entrerà a far parte dell'Unione Europea nel luglio 2013. Ma come ci ricordano le curatrici della mostra Isabelle Delage e Seadeta Midžic, tra Croazia e Francia ci sono da lungo tempo forti legami di natura storica ed elettiva: è per celebrare questi legami internazionali tra i due paesi che la Cité de l'Architecture di Chaillot ha ideato una piccola mostra che, nonostante la sua spiccata discrezione, analizza con eleganza "il paesaggio dell'Adriatico in quanto matrice".
Nato nel 1946 nell'Isola di Murter, Nikola Bašic è una figura importante sulla scena contemporanea dell'architettura croata. Bašic, definito "distante dalle tendenze e dalle mode", ha studiato a Sarajevo e oggi vive e lavora a Zara, cittadina di 75.000 abitanti e storico centro della Dalmazia (la regione della Croazia sulla costa orientale del Mare Adriatico), dove ha aperto il suo studio nel 1991. Poiché attribuisce una straordinaria importanza al contesto dell'arcipelago dalmata, Bašic costruisce principalmente con la pietra, che è senza dubbio il suo materiale favorito. Minimalista e scultorea, l'opera di Bašic si riassume nelle stesse parole dell'architetto: "[…] L'atto del costruire può partire da un semplice cumulo di pietre o di pezzi di legno […]". E certamente per Bašic la scelta del materiale non è solo tecnica ma anche simbolica, senza per questo essere anacronistica.
Nikola Bašic e i paesaggi dell'Adriatico
Per celebrare i legami internazionali tra Francia e Croazia, la Cité de l'Architecture ha ideato una piccola mostra che, nonostante la sua spiccata discrezione, analizza con eleganza "il paesaggio dell'Adriatico in quanto matrice".
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- Léa-Catherine Szacka
- 24 gennaio 2013
- Parigi
Poiché costituiscono un corpus di opere coerenti intorno ai rituali (il tramonto e la celebrazione del sacro) tre soli progetti sono stati scelti per rappresentare l'architettura di Bašic nella mostra della Cité. Ogni progetto viene illustrato tramite un pannello schematico che contiene testo, rappresentazioni disegnate con tecniche tradizionali e una pianta. Il tutto viene integrato da belle fotografie che illustrano con chiarezza il valore che Bašic attribuisce allo spirito del luogo.
Il primo progetto è Campo di croci, monumento ai pompieri costruito nel 2010 nell'isola di Kornat. Il progetto, vincitore di un concorso, commemora un terribile incidente del 2007 in cui morirono in circostanze misteriose dodici vigili del fuoco. Come prescritto dal bando di concorso, per il progetto si potevano usare solo materiali provenienti dall'area protetta del Parco nazionale di Kornati. Più land art che architettura, il monumento di Bašic è costituito da dodici croci di 25 metri per 14,5 costruite con pietre accumulate a secco e messe in opera secondo la tradizione locale. Le croci sono sparse su un sito in pendenza, il cui ingresso è segnato da un cerchio di 15,45 metri di diametro, anch'esso tagliato nella pietra a secco. Per questo progetto l'architetto ha mobilitato la popolazione locale che ha costruito le croci manualmente.
Il secondo progetto è la Cappella della Madonna del Carmelo sulla collina di Okit, a Vodice, costruita tra il 1993 e il 1998. La chiesa, che sostituisce due cappelle precedenti (la prima distrutta nel corso della seconda guerra mondiale e la seconda durante la guerra di Bosnia), è sensibile al sito quanto rispettosa della tradizione dell'architettura ecclesiastica croata. La cappella, di dimensioni modeste e semplice per forma (un gesto spaziale di origine organica) e per materiali costruttivi (la pietra), è costituita da un volume a spirale completamente bianco che osserva la regola della sezione aurea. Vago riferimento a Ronchamp di Le Corbusier, la chiesa sorge sulla cima della collina e si vede da lontano.
Il terzo progetto presentato nella mostra è probabilmente il più celebre di Bašic ed è diventato il simbolo moderno della città di Zara: l'Organo marino e il Saluto al sole realizzati dal 2005 al 2008. Ispirandosi ad Alfred Hitchcock, il quale una volta dichiarò che il tramonto di Zara era il più bello del mondo, Bašic ha ideato una serie di sette rampe di scale di pietra larghe dieci metri che si estendono nel mare. L'Organo marino comprende anche delle tubazioni di polietilene che, grazie alla pressione dell'acqua, creano una musica naturale che risuona nello spazio pubblico. Nel 2008 Bašic ha aggiunto una seconda installazione sullo stesso sito: un cerchio di vetro del diametro di 22 metri diffonde luce di intensità e colore variabili prodotta grazie a un sistema fotovoltaico.
Collocata in uno dei percorsi a volta della Cité che conducono alle mostre principali, "Nikola Bašic. Paysages de l'Adriatique" è una piccola mostra che, nonostante la semplicità dell'allestimento si adatta perfettamente allo spazio. Ciascun pannello della mostra è inserito tra due dei pilastri di pietra della Cité: il contenuto si armonizza al contenitore.