Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 964, dicembre 2012
Nel novembre del 2007, la città di Chelles—comune di poco più di 50.000 abitanti situato nel dipartimento di Seine-et-Marne, a 20 chilometri dal centro di Parigi—bandisce un concorso su curriculum per la costruzione di una nuova palestra. Gli architetti di LAN, Benoit Jallon e Umberto Napolitano, rispondono all'appello, riflettendo sulla coerenza del tema del bando e sulla localizzazione della palestra nel cuore di un agglomerato periferico. Arrivano così alla conclusione che il nuovo edificio dovrà trascendere la funzione originaria d'impianto sportivo, per diventare un elemento urbano partecipe della vita della comunità.
L'idea guida del progetto è stata infatti quella di creare un vero e proprio polo per la città di Chelles. Secondo gli architetti, al sito—confinante con il municipio, il collegio Weczerka e il centro d'arte contemporanea, allestito nelle chiese di Saint-Georges e di Sainte-Croix, ultime vestigia di un'abbazia reale fondata nel vii secolo)—mancava la necessaria coesione urbana.
I progettisti, inoltre, volevano creare, all'arrivo dalla stazione, una rappresentazione, una sorta di anticipazione di ciò che si sarebbe poi svelato agli occhi del passante. Questa duplice esigenza è stata soddisfatta grazie alla separazione delle funzioni sportive in due blocchi disposti ad angolo retto: quello della sala polifunzionale (di 1.100 mq) e quello della sala annessa (di 289 mq). Quest'ultima è parzialmente sovrapposta al volume maggiore, offrendo così un gioco di vedute in profondità dalle sue aperture. All'esterno, la piazza, lievemente sfalsata, presenta una pavimentazione monocroma, in cui sono inserite lastre in Cor-Ten, dove il colore dell'acciaio conferisce ritmo allo spiazzo.
La palestra dematerializzata
Attraverso il progetto di un edificio di dimensioni contenute, la palestra di Chelles, lo studio italo-francese LAN tenta la ricucitura urbana del cuore di un piccolo centro della regione parigina.
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- Léa-Catherine Szacka
- 19 dicembre 2012
- Chelles
Gli architetti hanno così scelto di rispondere al bando tramite un'operazione di ricomposizione urbana ispirata alla piazza all'italiana: "Il Rinascimento ci insegna che il pieno delimita il vuoto e gli dà carattere", dichiarano. Una palestra è prima di tutto un contenitore. lan ha voluto comunque rinnovare il lessico tradizionale del volume a parallelepipedo, generalmente compatto e opaco. La soluzione? Un monolite nero, di cemento rasato, animato da una facciata di vetro ritmata da listelli di altezza variabile, rivestita di rame, che conferisce all'oggetto un carattere prezioso ed elegante. L'intento dell'operazione era di riflettere gli edifici preesistenti della nuova piazza e duplicare così i fronti delle chiese e del municipio. Tuttavia, la facciata di vetro non funge semplicemente da specchio del contesto (tattica abbondantemente praticata dagli architetti postmoderni), ma da caleidoscopio, permettendo la frammentazione e la diffrazione dell'immagine. Grazie al rame, "la facciata riesce a creare un'ambiguità, una specie di astrazione, qualcosa di molto geometrico", sostengono Jallon e Napolitano. La doppia epidermide—costituita da pannelli mobili, fatti di lamine di rame incollate su legno e collocati a 18 cm dalla doppia vetrata—è quindi nata dalla funzione e dall'idea di un riflesso caleidoscopico, ma offre anche il migliore degli isolamenti acustici, assorbendo il rumore e riducendo la risonanza caratteristica dei grandi spazi. In una logica di edilizia ecologica, la palestra Henri Bianco è classificata al livello THPE (Très Haute Performance Energétique, "Altissime prestazioni energetiche") grazie all'inerzia delle pareti di calcestruzzo grezzo isolate, al collegamento diretto del sito con il sistema di riscaldamento geotermico cittadino e alla posa di 32 moduli fotovoltaici in cima all'edificio.
Fondato nel 2002 dal francese Benoit Jallon (1972) e dall'italiano Umberto Napolitano (1975), LAN Architecture è uno studio di medie dimensioni che ha sede a Parigi nel X Arrondissement. Inclusi nel 2004 nei Nouveaux Albums de la Jeune Architecture (naja), poi dal 2009 vincitori di numerosi premi, Jallon e Napolitano oggi vantano 18 costruzioni e una quindicina di progetti in corso. La critica dello status quo ha loro permesso di vincere parecchi concorsi: oltre a quello di Chelles, quelli del centro degli archivi dell'EDF (a Bure) e di una residenza per studenti nel XVIII Arrondissement di Parigi. LAN è nato dalla scuola di architettura della Villette, nella zona settentrionale di Parigi, sulla spinta del desiderio di ampliare il campo d'intervento dell'architettura ad altre discipline. Come spiega Napolitano, certamente il più loquace dei due soci, l'atteggiamento di lan è, in certo qual modo, 'antifrancese': mira a spezzare le barriere tra i differenti ambiti del progetto, mettendo in gioco, accanto all'architettura, l'urbanistica e il design, ma anche la sociologia e la politica. Prosegue Napolitano: "Fin dagli inizi di un progetto ci poniamo il problema della coerenza tra il brief e l'oggetto da realizzare. Così rivediamo tutto globalmente, per riformulare il problema. Solo quando questo è impostato correttamente, possiamo davvero iniziare la ricerca della soluzione architettonica che meglio risponde alla domanda".
I progetti di LAN non possono non ricordare certe opere di Herzog & de Meuron.
I progetti di lan, caratterizzati da un'estetica minimalista, da un aspetto monolitico e da un lavoro di ricerca e d'innovazione sulla facciata, non possono non ricordare certe opere di Herzog & de Meuron, come la biblioteca di Eberswalde (1999), la cabina di controllo della stazione di Basilea (1994), oppure la VitraHaus (2010). A Chelles, la massa nera stupisce, forse perfino disturba. Tuttavia, la soluzione "a curva e controcurva", che dà accesso all'edificio a chi proviene dalla parte anteriore del municipio, lascia tranquillamente intuire il resto prima di scoprire la facciata principale, più leggera e in armonia con il contesto. Le lamine di rame conferiscono certamente un effetto prezioso alla massa, costituendo un'epidermide che si modula sul ritmo delle ore del giorno e delle condizioni del clima. Resta da vedere se il rame reggerà il tempo, conservando il colore. Conclusione indubbiamente abbastanza semplice: la dematerializzazione del contesto periurbano serve da leitmotiv agli architetti di lan, che dichiarano senza eccessiva modestia: "La città è più bella nel riflesso che nella realtà e, vista attraverso il nostro edificio, diventa quasi romantica". Léa-Catherine Szacka (@LcSzacka)