Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 963, novembre 2012
Flávio de Carvalho (1899–1973) è stato uno dei primi esempi di
espressione artistica vissuta e creata in prima persona, in grado di
rapportarsi autonomamente a tutto il vasto e complesso apparato
mediatico moderno. La sua particolare attitudine gli consentiva
di predisporre le condizioni ideali, affinché si venissero a creare
le circostanze attraverso cui stimolare e sperimentare le reazioni
del pubblico. Cercava così di abbattere le barriere culturali
imposte dalla società in cui viveva.
Se riflettiamo sul concetto di transizione, possiamo concordare
che le rivoluzioni storiche presentano tutti i caratteri della transe
collettiva: una sorta di effervescenza comune, tipica dei periodi
di passaggio, e un fenomeno che certamente aveva interessato
De Carvalho, così come si può ricavare dalle sue esperienze
domus 963 November 2012
artistiche, spesso, di provocatore ante litteram.
Durante il mio soggiorno a Campinas, nello stato di San Paolo
del Brasile, ho avuto modo di visionare l'archivio privato e gli
articoli di giornale che De Carvalho stesso conservava. Negli
archivi dell'Unicamp (Universidade Estadual de Campinas), ho
potuto avvicinarmi alla straordinaria parabola artistica di una
personalità che aveva costantemente privilegiato sintesi e scambio
fra teoria e prassi. Anche nella mia pratica artistica mi interessa
esplorare le potenzialità che il medium della performance—quale
mezzo ibrido, a metà strada tra azione e comunicazione—può
mettere in campo, grazie alle caratteristiche d'imprevedibilità
e aleatorietà, d'intensità emotiva e di organicità: come se la
performance stessa acquisisse una vita propria.
Flávio de Carvalho: l'esteta totale
Performance, architettura, ingegneria e letteratura: il lavoro dell'artista brasiliano Flávio de Carvalho, uno dei primi e tra i più audaci provocatori del Modernismo, si esprime in molti linguaggi.
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- Paola Anziché
- 26 novembre 2012
- Valinhos
Nato nel 1899 ad Amparo, Barra Mansa, nello stato di Rio de Janeiro, Flávio de Carvalho studia a Parigi e in Inghilterra, dove frequenta i corsi di filosofia, ingegneria civile e pittura, laureandosi in ingegneria nel 1922. Nello stesso anno, torna in Brasile e lavora come strutturalista nello studio Barros, Oliva & Cia. di San Paolo.
In parallelo, inizia a frequentare spettacoli di danza moderna, e si avvicina agli artisti e agli scrittori che si riconoscevano nel Modernismo brasiliano e che erano, in quegli anni, protagonisti di spicco: Mário de Andrade, Oswald de Andrade, Di Cavalcanti, Tarsila do Amaral, Raul Bopp. Nel 1930, a Rio de Janeiro, partecipa al quarto Congresso panamericano degli architetti, dove presenta la sua utopia urbana—"La città degli uomini nudi"—, attraverso la quale immagina un'umanità liberata dai tabù religiosi e in grado di vivere in strutture urbane disposte secondo cerchi concentrici.
Nella “Città degli uomini nudi”, De Carvalho immagina un’umanità senza tabù, in grado di vivere in strutture urbane disposte secondo cerchi concentrici
Non si può parlare di Flávio de Carvalho senza citare i suoi vasti interessi per la psicoanalisi freudiana, l'etnologia e l'antropologia: era artista, architetto, scrittore, scenografo, ingegnere, pittore, animatore culturale ed è stato fondatore del CAM (Clube dos Artistas Modernos). Già nel corso dei primi anni della sua carriera, si distingue per l'originalità delle sue posizioni programmaticamente d'avanguardia e diventa noto anche come provocatore intellettuale, al punto che molte delle sue mostre e performance vengono censurate dalla polizia, come nel caso di Experiencia n° 2: nel 1931, a San Paolo, rischia di essere letteralmente linciato quando partecipa a una processione del Corpus Christi, poiché aveva deciso d'indossare un cappello di velluto verde. La folla, inferocitasi per un gesto che sembrava irriverente, reagisce arrivando quasi ad assalirlo. Egli ricorda questa esperienza in un libro che scrisse nello stesso anno: si può dire che abbia voluto quasi toccare fisicamente stati emotivi ed estremi come paura, rabbia, utilizzando la sua persona come soggetto di un esperimento empirico. Dopo questi primi episodi, sorge attorno alla sua figura un'aura di eccentricità, perfino diabolica: erano gli anni in cui leggeva Totem and Taboo di Sigmund Freud.
De Carvalho progetta diversi interventi architettonici (per esempio, il progetto per il palazzo municipale di San Paolo del 1939, su cui ritornerà anche nel 1946 e nel 1952; oppure quello per l'Università internazionale della musica del 1955), pochissimi dei quali vengono realizzati: tra il 1936 e il 1937, a San Paolo, viene costruito un complesso di 17 abitazioni autonome all'angolo di alameda Lorena; e nel 1938, a Valinhos, nei pressi di Campinas, la sua tenuta dal nome Fazenda Capuava.
Quest'ultima è l'esempio più straordinario del suo pensiero immaginativo e di un'arte intesa come esperienza di arte e vita a tutto campo. La casa è stata costruita come un originale incrocio tra forme preincaiche e le dimensioni di una 'mastaba', una tomba monumentale egiziana, con una grande porta d'ingresso centrale: quest'ultima, piuttosto alta, accoglie spettacolarmente l'ospite. All'interno del salone, lunghe tende multicolori si muovevano un tempo al battere del vento, creando così un particolare rapporto tra il giardino e l'ampio spazio multiuso.
Il soggiorno ospitava, in una riuscita osmosi, mobili disegnati da De Carvalho, come il grande tavolo di ottone e la credenza, assieme a elementi ricercati, come maschere, oggetti rituali e lance appese alle pareti. Su una delle due pareti più grandi si trova ancora oggi il camino, realizzato secondo un ingegnoso sistema: sfruttava l'evaporazione dell'acqua che, unita a particolari luci colorate, emanava dei vapori, determinando l'atmosfera della stanza. Incassati nelle pareti, i vani rettangolari con le mensole erano illuminati da sofisticati sistemi luminosi che creavano aloni soffusi.
La casa presenta soluzioni intriganti come, per esempio, un soffitto lungo 18 metri, sul quale un nastro di alluminio aderente riflette e amplifica l'effetto della luce diurna; o i fogli di alluminio che ricoprono le pareti e i mobili della cucina, mentre il camino nella sala grande presenta una copertura di rame. I muri laterali sono, in parte, rivestiti con assi di legno orizzontali e con listelli in ceramica di color nero. Le tende erano state create con un materiale molto leggero, in modo da poter fluttuare e svolazzare dentro e all'esterno del soggiorno, verso il giardino circostante. Nella fazenda, la luce e il colore si mescolano e si trasformano con una vita propria, secondo l'intuizione e il disegno di una grande libertà individuale. Simmetriche al corpo centrale, le due verande si estendono lateralmente come ali, eleganti e aeree: importante ricordare la presenza del gioco dei colori diversi che si accostano e si associano.
Mário de Andrade raccontava dell'edificio che "il paesaggio, la luce e l'aria confluiscono dentro la casa". Il progetto dell'intera fazenda è il prodotto dell'immaginario di Flávio de Carvalho. Il suo stile di vita, da esteta raffinato ed eclettico, sembra ispirato dalla poesia.
Nelle cronache del tempo, restano testimonianze della grande vitalità della vita sociale e intellettuale dell'artista/architetto. Nella Fazenda Capuava sono passate diverse figure della cultura brasiliana e non: attori, musicisti, artisti, così come il poeta Giuseppe Ungaretti, al quale dedicò un ritratto nel 1941. Flávio de Carvalho amava la compagnia e le feste, e invitava i suoi ospiti in giardino, nel quale una grande e profonda piscina, dotata di originali luci rosse, rallegrava le stagioni estive, creando suggestivi effetti notturni. Paola Anziché, artista