Mumbai, con una popolazione ad alta densità di 19 milioni di persone e la più numerosa classe povera del mondo, è la quinta zona più popolata del mondo, e i suoi urbanisti vogliono emulare Shanghai. Secondo l'architetto Charles Correa "C'è grande carenza di visione. Anzi, ci sono delle allucinazioni". "Understanding the Maximum City", convegno di due giorni tenutosi a Mumbai dal 1° al 3 novembre, riprendeva il titolo del recente libro di Suketu Mehta sulle città indiane in espansione: lettura appassionante ma priva di risposte concrete su come Mumbai possa crescere in modo responsabile e solidale.

Proprio questo era invece lo scopo dell'autorevole centro di cultura Urban Age, sulla base di una ricerca condotta per quasi un anno in India dall'ente organizzatore – il London School of Economics' Cities Programme – sotto la consueta guida del consulente urbanistico Richard Burdett in collaborazione con la Alfred Herrhausen Gesellschaft della Deutsche Bank. Il convegno – il più recente della serie mondiale di incontri d'alto livello, alla Davos, della Urban Age – ha visto gli architetti Charles Correa e Rahul Mehrotra riuniti con importanti politici indiani tra cui Sheila Dikshit, ministro per Delhi, amministratori pubblici dello stato del Maharashtra (di cui Mumbai è capitale) e l'attivista socialista Ramesh Ramanathan. I loro dibattiti sull'edilizia residenziale per la classe povera urbana, sul miglior modo di pianificare e controllare le città in espansione sono stati commentati da analisi a livello mondiale di Richard Sennett, Saskia Sassen e Burdett. Con la sua fama di patria di Bollywood, la capitale indiana del divertimento e della finanza vede un'esplosione astronomica dei prezzi dei terreni di Nariman Point e del complesso di Bandra-Kurla, i principali quartieri commerciali del centro: ma ha anche le baraccopoli più vaste, seri problemi di congestione del traffico e soffre di desertificazione.

L'economista britannico Nicholas Stern, autore nel 2006 del Rapporto Stern sul cambiamento climatico, ha confermato che Delhi è divenuta una delle capitali più verdi del mondo e ha sostenuto la necessità che i provvedimenti ecologici abbiano una parte centrale nel quadro generale della politica urbanistica indiana, per scongiurare ulteriori disastri come le gravi inondazioni che colpirono Mumbai due anni or sono. Gli esperti hanno richiesto l'istituzione di un'agenzia per la pianificazione urbanistica generale: come ammette Uma Adusumilli, responsabile dell'urbanistica della regione metropolitana di Mumbai, la sua mancanza pone seri ostacoli a una pianificazione olistica. Mehrotra ha osservato che un cambiamento positivo è scaturito dall' "incrementalismo" organico piuttosto che dalla pianificazione di quadro. I funzionari statali intendono urbanizzare il litorale orientale, ma il Mumbai Port Trust non vuole cedere i suoi diritti sui terreni.Il governo vorrebbe anche ricostruire Dharavi, la più grande baraccopoli dell'Asia: quasi due chilometri quadrati e mezzo nel cuore della città, circondati da quartieri suburbani a reddito medio. La privatizzazione del quartiere e la sua ristrutturazione a uso del ceto borghese non lascerebbero però agli abitanti altra scelta economica che "vendere tutto e trasferirsi in un'altra baraccopoli", ha affermato Darryl D'Monte, ex direttore del Times of India.

Sono stati comunque proprio il lavoro e l'impegno dei gruppi autogestiti che lavorano nelle baraccopoli ad avere il posto d'onore alla cerimonia finale del primo Premio Urban Age, presieduta dal cancelliere tedesco Angela Merkel. I giurati, tra cui Mehta e Shabana Azmi, attrice di Bollywood impegnata nel sociale, hanno scelto tra 74 partecipanti due vincitori a pari merito. Il primo è il Triratana Prerena Mandal (TPM) di Dayanand Jadhav, un'organizzazione che lavora insieme con gli abitanti della baraccopoli di Santa Cruz. Il processo di partecipazione "è cominciato a Santa Cruz", ha dichiarato Dayanand Jadhav, fondatore del TPM, "ma ci piacerebbe che fosse un modello per Mumbai e per il resto del mondo". Insieme a loro sono stati premiati gli organizzatori del Centro per l'urbanizzazione del litorale di Mumbai, che hanno creato nuovi percorsi verdi: "Sotto l'immensa pressione demografica ed edilizia talvolta ci dimentichiamo che Mumbai è una bella città di mare". Lucy Bullivant