I creativi sopravvissuti

Domus 1035: Tredici anni dopo la creazione della piattaforma Freshmadrid e dopo la crisi, è ora di tornare a mappare le pratiche emergenti di Madrid. 

Gabriel Ruiz-Larrea  Alternatural. Un tunnel per La Pereda

L’idea della piattaforma Freshmadrid è nata nel 2005, dopo che abbiamo intercettato un nuovo atteggiamento da parte dei professionisti formati alla Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Madrid (ETSAM) tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila, riguardo al progetto di architettura, alle sue problematiche e ai limiti del discorso disciplinare. 

La scelta degli architetti di Freshmadrid non rispondeva a un criterio di competenza, alla vittoria di un concorso o di un premio, ma alla constatazione di un comportamento temerario e propositivo di questi giovani. La novità nella posizione di questo gruppo s’identificava allora con il fatto di avere incorporato nel proprio repertorio i ferri del mestiere progettuali mutuati dalla sociologia, dalla politica, dall’antropologia, dalla biologia, dall’economia, dall’ecologia e con il fatto di avere ampliato e rafforzato in un modo nuovo il concetto di multidisciplinarità nella professione, offrendo uno spazio a coloro che transitavano per quell’universo ibrido tra l’architettura e l’arte contemporanea, libero da preconcetti ideologici o formali. Questi giovani professionisti hanno attraversato i difficili anni della crisi costruendo veri e propri parlamenti a base di pallet di legno in contesti diversi, creando diversi volumi impilati o sovrapposti a formare un altoparlante immaginario dal quale dibattere, pensare e riflettere sulla realtà politica, sociale ed economica a partire dalla guerriglia urbana.

Oggi, 13 anni dopo la costruzione della piattaforma digitale, bisogna tornare a mappare la realtà delle pratiche emergenti a Madrid: pratiche da cui nascono questioni come lo slittamento della disciplina, l’importanza della Rete e dei suoi derivati, la tecnologia, i collettivi e il lavoro collaborativo, nuovi formati e processi d’innovazione applicati all’architettura. Una generazione di ricercatori sperimentali, che maneggia la tecnologia digitale con scioltezza e sensibilità, in modo propositivo per rinnovare la disciplina dell’architettura.
Nelle pagine che seguono, una selezione di otto studi emergenti che si muovono tra la ricerca, la performance, la comunicazione, l’arte contemporanea e il design.

Gabriel Ruiz-Larrea, Alternatural. Un tunnel per La Pereda 
“M’interessa indagare le relazioni esistenti tra estetica, politica e paesaggio nel momento contemporaneo; con ogni progetto, indipendentemente dalla scala o dalla formalizzazione, cerco di porre interrogativi che diluiscano le frontiere tra quello che consideriamo naturale e quello che definiamo ‘culturale’ o ‘artificiale’. In questo senso, concepisco l’architettura come un ulteriore strumento speculativo, all’interno della mia pratica artistica, con cui destabilizzare bipolarismi di questo genere. Attualmente, m’interessa una scala intermedia da cui proporre nuovi spazi di relazione tra umani, non-umani e i loro ambienti. Credo che, nel quadro del dibattito ecologico che tante teorie e nomi sta dando alla nostra azione sul territorio, l’architettura (e l’arte) possano offrire nuove forme e spazi di coesistenza; ed è a partire da questa complessità cosmopolitica che mi interessa lavorare”. Gabriel Ruiz-Larrea

Blast – Aida Salán, Cris Argüelles, Pan Duro
“Blast nasce come reazione a un’impazienza condivisa rispetto all’osservazione statica del mondo attuale. Di conseguenza, realizziamo progetti che nascono dall’intuizione e con il tempo prendono corpo. L’architettura esiste in metodologie ibride basate su pratiche estetiche. Così, molte di quelle domande impazienti sono sfociate in risposte più di forma che di contenuto, in una pratica concepita come un insieme di metodologie che continuano a sperimentare senza mai chiudere il cerchio. Questa pratica erratica si ritrova frequentemente nella revisione critica delle eredità della cultura ispanica”. Aida Salán, Cris Argüelles

Andrea González, Parkineo, Madrid
Parkineo, nell’estate 2017, ha trasformato la Plaza del Matadero da parcheggio a luogo d’incontro, dove ballare e ascoltare musica. Foto Paco Gómez/Matadero Madrid

Zap & Buj, Growing Landscapes 
“Viviamo questa intersezione tra architettura, moda e tecnologia in modo più integrale, sia nel concetto sia nella materialità delle proposte, usando materiali poco convenzionali nella moda e appoggiandoci alla tecnologia per fare un passo avanti”. Zap & Buj

María Mallo, Soft Spumellaria
“Il mio lavoro si colloca all’intersezione tra architettura, design e arte. M’interessa diluire i confini: tecnologia/artigianato, naturale/digitale, intuitivo/scientifico. Lavoro a diverse scale, in funzione dei mezzi di cui dispongo. Sostengo l’idea di un’architettura blanda, che cresce e dialoga con le persone che la abitano. Concepisco i miei gioielli sperimentali, le sculture e le installazioni come sperimentazioni a partire dall’architettura in cui credo. Mentre raggiungo l’utopia di portare al mondo l’architettura liquida, trasformo gli esperimenti in prodotti utili alle persone per connettersi con la sfera soft e la sfera emotiva,attraverso le forme”. María Mallo

Andrea González, Parkineo, Madrid
“La mia pratica si sviluppa in formati multipli, quali il design grafico, il design esperienziale, le pubblicazioni, la docenza, e attraverso ricerche che danno come risultato la produzione di oggetti, situazioni e nuove piattaforme di comunicazione. Riformulando la nozione di ‘pubblicazione’ grazie a un’approfondita riflessione sulle possibilità del ‘formato’, la mia pratica si relaziona con la disciplina dell’architettura attraverso l’ossessione per la cultura materiale contemporanea, la nozione critica dello spazio costruito come un accumulatore di strati, l’ossessione per le architetture sottorappresentate e i meccanismi di trasmutazione del valore”. Andrea González

Hyperstudio Hyper Tokyo
Hyper Tokyo è una piattaforma ipermediale che dà accesso a una ricerca sulla vita urbana quotidiana nell’area metropolitana di Tokyo. Immagine courtesy of Hyperstudio

Plutarco – Ana Arana, Enrique Ventosa, Experimento, Madrid
“Siamo flessibili e ci divertiamo a lavorare con tecniche nuove e diverse. Le nostre formazioni sono complementari in vari ambiti creativi: da un lato, l’architettura e l’arte e, dall’altro, il cibo e il design – che, oltretutto, sono le nostre passioni. Ci piace correre rischi ed evitare di usare la stessa soluzione due volte. Il colore, la materialità e la sperimentazione finiscono sempre per essere gli elementi più utilizzati nei nostri progetti e, per essi, di solito instauriamo un rapporto di lavoro diretto con i nostri clienti, evitando così di perdere informazioni per strada”. Ana Arana, Enrique Ventos

Juanito Jones, Bar-beria Donde Oscarito, Madrid
“La mia pratica concepisce l’architettura come il progetto di spazi e tempi radicali, il cui fine ultimo è quello di generare esperienze ineffabili e, di conseguenza, trasformatrici. Al contempo, cerca di sperimentare l’applicazione del pensiero architettonico in ambiti storicamente considerati fuori dall’architettura, lavorando sempre in modo collaborativo con agenti diversi, in base alla specifica tipologia di lavoro”. Juanito Jones

Hyperstudio, Hyper Tokyo
“Accettiamo e assorbiamo la condizione iperattiva del digitale. L’ossessione, lo straniamento, la varietà e la scoperta formano parte del nostro processo creativo. Così come l’architettura non esiste senza gli abitanti, allo stesso modo i nostri progetti sono concepiti come sistemi dinamici rispondenti alla presenza di un soggetto al centro, che sia mediante il movimento del mouse su uno schermo o del corpo in una piazza. Progettiamo sistemi di comunicazione che, indipendentemente dal formato, cercano di sfuggire ai modi di relazionarsi convenzionali per esplorare altre possibilità, in un momento in cui il mondo avanza molto rapidamente e l’unica opzione percorribile resta quella di progettare per il futuro”. Hyperstudio

Progetti:
Gabriel Ruiz-Larrea, Juanito Jones, María Mallo, Andrea Gonzáles, Zap & Buj, Hyperstudio, Blast – Aida Salán e Cris Argüelles, Plutarco – Ana Arana ed Enrique Ventosa

Speciale Guest Editor

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