La storia di tre incredibili oggetti d’arredo

Tra collezionismo e archivio, Nilufar e Domus vi raccontano un salotto con BBPR, Franco Albini e Bethan Laura Wood: due icone del passato e un pezzo contemporaneo, riuniti per la prima volta nello stesso scatto.

Alessandro Mendini nel volume Il design italiano degli anni ‘50 (Centrokappa, 1985) scriveva che Franco Albini è “in senso assoluto il più grande maestro dell’architettura moderna italiana”; scriveva anche che “quello dei BBPR è, nell’Italia degli anni ’50, uno studio di architetti così demiurgico da far tremare tutta la cultura italiana”.

Oggi, importanti pezzi disegnati da Albini, BBPR e moltissimi altri maestri del design e dell’architettura come Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Gabriella Crespi, Lina Bo Bardi, fanno parte della collezione di pezzi rari della Galleria Nilufar di Nina Yashar al fianco di giovani designer contemporanei come Destroyers/Builders, Odd Matter e Sophie Dries, per citarne alcuni. I tre che presentiamo, scattati al Nilufar Depot, sono un mobile attrezzato di BBPR, una serie di sedute firmate Franco Albini e una lampada da terra di Bethan Laura Wood.

La collezione di pezzi rari che Nina Yashar, fondatrice di Nilufar, ha costituito in questi anni brilla per la presenza di pezzi unici realizzati anche su commissione per abitazioni private dai maestri indiscussi del design e dell’architettura. È questo il caso del mobile in legno di rovere massello intagliato e patinato ideato nel 1941 dal gruppo BBPR per Casa Bettinelli a Milano e del salotto disegnato da Franco Albini, sempre negli anni Quaranta, per un altro appartamento milanese progettato da Anna Castelli Ferrieri. Possiamo definirli dei classici del moderno, e al tempo stesso delle notevoli eccezioni. Il lavoro dei BBPR è infatti un mobile-espositore ante litteram, che sarebbe perfetto oggi per la casa di un collezionista.

BBPR su Domus 162, giugno 1941
“Mobili ed inquadrature di B.B.P.” articolo pubblicato su Domus 162, giugno 1941. Nella foto il mobile disegnato da BBPR per Casa Bettinelli a Milano, oggi parte della collezione di pezzi rari di Nilufar

Casa Bettinelli è sulla copertina del numero 162 di Domus, del giugno 1941. Nelle pagine della rivista un lungo articolo ci presenta tutto l’appartamento, interamente progettato dallo studio. Il mobile è nel cuore della casa, fa da quinta scenica alla zona pranzo e ha un funzionamento molto particolare: nella parte superiore infatti, tra i montanti, due binari reggono un graticcio scorrevole destinato a ospitare oggetti da collezione, e tre diffusori in metallo nichelato per illuminarli. Il tutto arricchito dalla presenza di tre specchi. Nelle fotografie vediamo che il mobile ospita, appesi al graticcio, un angelo barocco e un dipinto di Sebastiano Ricci, pittore vissuto a cavallo tra il 1600 e il 1700.

Nell’articolo è sottolineato come tante volte questi progettisti siano stati “messi al muro – oh soltanto simbolicamente – come i pericolosi nemici della storia”. Potremmo dire allora che il disegno di questo mobile assume un significato ancora più forte, perché dimostra come sia possibile integrare nel moderno le testimonianze del passato. D’altronde il tema era di grande attualità sulle pagine di Domus, e ancora oggi non ha perso il suo valore.

Nella parte bassa, la struttura del mobile alloggia cinque stipi ad ante scorrevoli impiallacciati in legno di rovere patinato e rivestiti in vetro specchiato, in parte a cassetti, in parte a ripiani. I piani superiori degli stipi sono in cristallo colorato. Le foto dei dettagli del mobile – i montanti e il graticcio con il diffusore metallico – sono realizzate dallo stesso Gian Luigi Banfi. A corredo delle fotografie, Domus presenta i disegni di progetto originali degli arredi.

Salotto di Franco Albini disegnato per una casa progettata da Anna Castelli Ferrieri, 1946. Foto Daniele Iodice, courtesy Nilufar
Salotto di Franco Albini disegnato per una casa progettata da Anna Castelli Ferrieri, 1946. Oggi fa parte della collezione di pezzi rari di Nilufar. Foto Daniele Iodice, 2020

Altrettanto affascinante appare il salotto disegnato da Franco Albini nel 1946, la cui particolarità è quella di essere un prototipo di studio della famosa serie Fiorenza, realizzato su commissione per una casa progettata da Anna Castelli Ferrieri a Milano. Si tratta di un insieme di ben quattro pezzi rimasto intatto, un divano a tre posti e tre poltrone, in grado di riportarci all’atmosfera pensata per questo appartamento milanese.

Il valore del prototipo di studio è quello di essere un tassello fondamentale del pensiero progettuale dell’architetto: tra la prima e l’ultima versione disegnate da Albini, in un arco di tempo che va dal 1940 al 1967, è testimoniato uno spaccato di storia progettuale italiana. Nei bastoni sagomati incrociati che costituiscono la struttura si legge ancora l’artigianalità caratteristica della prima versione, naturalmente perduta nel modello entrato in produzione industriale per Arlfex nel 1952 e per Poggi nel 1967.

Il primo esemplare della serie Fiorenza, definito dall’incrocio a X fortemente ribassato della struttura – che ricorda quello della seduta Barcelona progettata da Mies van der Rohe nel 1929 – è una seduta che fa la sua apparizione nell’importante allestimento denominato “Stanza di soggiorno per una villa”, un progetto straordinario concepito da Albini per la VII Triennale di Milano del 1940 in cui l’architetto porta la natura all’interno dello spazio domestico, dandone una personalissima interpretazione.

Per tornare all’articolo di Domus citato in apertura, non dimentichiamo che “una casa ha da avere il suo carattere non soltanto per le cose che ospita ma proprio per il modo con cui tutto – mobili, tessuti, luci, colori – vi assume una sua inedita misura”. E nel creare questa particolare atmosfera, luce e colore giocano un grande ruolo.

Bethan Laura Wood, Lampada da terra Sputnik Double, Regno Unito, 2017. Courtesy Nilufar, foto Daniele Iodice
Bethan Laura Wood, Lampada da terra Sputnik Double, Regno Unito, 2017. Commissionata dalla casa di moda Peter Pilotto. Edizione limitata di 6 esemplari + 2 prove d'artista, vetro soffiato borosilicato, ottone, acciaio, led. Courtesy Nilufar, foto Daniele Iodice

Il colore è certamente un elemento fondamentale del lavoro di Bethan Laura Wood, giovane e affermata designer londinese che da diversi anni collabora con Nilufar. La doppia lampada da terra Sputnik, con struttura in ottone e acciaio, è una raffinata creazione in edizione limitata.

Da sempre interessata a investigare materiali diversi e a intrecciare collaborazioni con gli artigiani, Wood si avvale per questo pezzo della sapienza dell’artigiano vetraio Pietro Viero. Impreziosita dalle campane in vetro soffiato borosilicato, questa lampada esprime l’equilibrio tra un’eleganza classica e la potenza narrativa che sono in grado di trasmettere gli elementi della natura, trasportandoci in un universo sognante, dentro un tempo indeterminato. La particolarissima tonalità dei colori – rosa, azzurro mare, arancio – è la firma di questa progettista dalla forte identità, vivace interprete del contemporaneo.

Nilufar, galleria creata da Nina Yashar nel 1979 a Milano, si occupa di design d’autore fin dall’apertura della sede di via della Spiga nel 1989. Per i primi dieci anni si dedica esclusivamente ai tappeti, fino alla scoperta di una nuova passione per il design: da allora Nilufar è sinonimo dell’incontro tra avanguardia e pezzi iconici del ‘900 internazionale. Nel 2015 apre la sede del Nilufar Depot in via Lancetti 34 a Milano. Nina Yashar, per la scelta dei pezzi della sua collezione, ha sempre seguito il suo istinto, unendo un appassionato lavoro di scouting – che  l’ha portata a promuovere giovanissimi autori emergenti, come la franco-libanese Flavie Audi – con l’accurata ricerca di pezzi storici d’eccezione.

Foto di apertura: tre mobili della collezione Nilufar firmati BBPR, Franco Albini e Bethan Laura Wood, selezionati da Domus e scattati al Nilufar Depot. Foto Carlo Cichero.

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