Questo articolo è stato pubblicato su Domus 951, ottobre 2011
Con la forza devastante di un incendio, negli
ultimi mesi lo scandalo delle intercettazioni
telefoniche ha investito l'intera società britannica,
travolgendo i media, la politica, varie celebrità,
la cultura delle multinazionali e le vite di quanti
sono stati tanto sfortunati da essere coinvolti
in disgrazie considerate degne di comparire sui
mezzi di comunicazione. I possibili obiettivi a
cui tale struttura realmente mirava presentano
tinte decisamente oscure e inquietanti, quasi si
trattasse di una sceneggiatura di James Ellroy. La
natura cospiratoria dei rapporti tra stampa, uomini
politici e forze di polizia, venuta recentemente
alla luce, rappresenta nient'altro che il fallimento
dell'architettura della società democratica
britannica, il completo collasso dei meccanismi
della vita civile.
Il fatto che questa situazione sia stata provocata
da una multinazionale della comunicazione non
dovrebbe sorprendere. In questo oscuro scenario,
gli spazi distinti del privato, del politico, della
stampa e della polizia sono stati manipolati dalle
attività della News Corp, le cui operazioni e la cui
influenza hanno sistematicamente trasgredito le
demarcazioni tracciate all'interno della struttura
organizzativa della società.
Ha particolarmente colpito, nell'ambito di questo
intrigo, la rivelazione che investigatori privati
assunti da News of the World abbiano intercettato
i messaggi nella segreteria del telefonino di Milly
Dowler, una giovanissima studentessa vittima di
un omicidio. Una tale, raccapricciante invasione
della privacy, la violazione del più tragico degli
spazi (i disperati messaggi lasciati ai propri cari,
destinati a non essere ascoltati, intercettati da
una multinazionale delle comunicazioni a caccia
di uno scoop) ha rappresentato il momento chiave
in cui la vicenda delle intercettazioni ha sollevato
la pubblica indignazione. Ed è stato il momento in
cui si è compreso che una soglia fondamentale era
stata profanata.
Se il caso di Milly Dowler può gettare sull'intera
vicenda una luce orribile e tragica, la reale narrativa
della storia è l'evidente completa erosione delle
soglie e dei confini tra sfere che immaginavamo
distinte, e che devono rimanere distinte affinché
una società democratica funzioni. Quando queste
linee di demarcazione vengono compromesse,
l'architettura concettuale dello stato, della legge,
del potere, ma anche il senso del nostro spazio
privato sono destinati a evaporare.
La cospirazione, come afferma Kevin Costner nel jfk
di Oliver Stone, è come una lente d'ingrandimento.
È un paesaggio di opposti in cui 'il bianco è nero
e il nero è bianco'. Nel nostro caso ciò significa
istituzioni che operano in modo opposto alla
loro apparente funzione: i media manipolano
l'agenda politica, i politici sono al servizio degli
interessi delle multinazionali, la polizia fa opera di
favoreggiamento, il privato diventa pubblico. Trame di questo tipo riformano l'organizzazione
spaziale delle istituzioni di potere. Il significato
di questa organizzazione spaziale è l'attestazione
della loro autonomia dalle istituzioni: la
separazione di Chiesa e Stato, il rapporto tra
Parlamento e potere giudiziario e così via.
In questa vicenda abbiamo visto gli spazi distinti
che separano un'organizzazione commerciale,
stampa, forze dell'ordine e politica fondersi
secondo modalità che hanno compromesso le loro
reali funzioni e pervertito i poteri loro affidati.
Potremmo così considerare questo tipo d'intrigo
come un tentativo, da parte di News Corp, di
ridisegnare clandestinamente la cartografia del
modo di governare, una nuova mappatura della
spazialità istituzionale della società britannica,
che introduce passaggi segreti, botole, vicoli ciechi,
barricate e deviazioni impreviste.
Nel progressivo manifestarsi dello scandalo
delle intercettazioni, l'idea di architettura del
potere e diventata insieme letterale e metaforica.
Nell'udienza di fronte al DCSM select commitee, la
commissione del Department for Culture, Media
and Sport, Rupert Murdoch è stato interrogato circa
la natura delle sue visite a Downing Street:
domanda 211
Jim Sheridan Mr Murdoch senior, ho una serie
di brevi domande da porle. Come mai, quando si
è recato in visita al Primo ministro dopo le ultime
elezioni, ha usato un'entrata secondaria?
Rupert Murdoch Perché ero stato istruito in tal
senso.
domanda 212
Jim Sheridan Le è stato indicato di entrare al 10 di
Downing Street da un ingresso secondario?
Rupert Murdoch Sì.
domanda 213
Jim Sheridan E perché mai?
Rupert Murdoch Per evitare i fotografi appostati
all'ingresso principale, immagino. Non lo so. Mi
hanno detto di fare così e io ho seguito le indicazioni.
domanda 214
Jim Sheridan Mi pare strano, dato che i capi di stato
entrano dalla porta principale.
Rupert Murdoch Sì.
domanda 215
Jim Sheridan E tuttavia lei doveva servirsi di un
ingresso secondario.
Rupert Murdoch Questa è la scelta del Primo
ministro, o del suo staff o di chiunque si occupi di
queste cose.
domanda 216
Jim Sheridan Vuol dire che è entrato da una porta
secondaria su espressa indicazione del Primo
ministro?
Rupert Murdoch Mi è stato chiesto gentilmente se
potevo usare l'ingresso secondario. [1]
Il significato della porta di servizio sta nella sua
posizione entro la gerarchia architettonica del
numero 10 di Downing Street: essa permette
di bypassare la normale sequenza di accesso
all'abitazione, evitando gli ingressi ordinari
(porta principale, atrio ecc.). L'utilizzo della
porta secondaria consente a Murdoch di entrare
non visto: in questo caso, l'occupazione e l'uso
dell'architettura del 10 di Downing Street indica
l'inosservanza delle norme che separano la soglia
di pubblico e privato.
Il linguaggio dei discorsi intorno allo scandalo
delle intercettazioni suggerisce altre condizioni
di natura architettonica. Un esempio chiave è
l'espressione, cosi spesso citata, che parla di 'porte
girevoli' tra News International e la Metropolitan
Police, e tra News International e Downing Street.
È un'espressione che richiama la condizione
architettonica della soglia, dandoci un'immagine
tale da suggerire la presenza di una barriera tra
istituzioni che dovrebbero rimanere distinte in
termini spaziali. Una porta girevole suggerisce
viceversa una tipologia di rapporti del tutto
diversa: la porta girevole non è mai chiusa, e sfuma
ulteriormente il concetto di soglia. Essa cede alla
spinta, ruotando per consentire l'accesso senza le
formalità implicate dall'apertura e dallo scambio
di convenevoli, o dalla presenza di una serratura.
L'immagine architettonica suggerisce demarcazioni
di una tale porosità che uno spazio si riversa in un
altro: il punto in cui New Scotland Yard diventa
Fortress Wapping o No. 10 e indeterminato.
Il timore di fondo insito in questa situazione e che
la sfera pubblica e l'autorità di polizia (ma anche
lo spazio privato delle comunicazioni più intime)
siano state non solo violate ma completamente
assorbite dall'entità aziendale di News Corp. Che
gli ordini e le soglie della vita civile si siano dissolti
nell'orizzontalità indifferenziata dello spazio delle
società di Murdoch.
Sulla scia di questo intrigo arriva l'idea che
tutto ciò presenti un momento di cambiamento,
un'alterazione nei rapporti tra media e politica
esistiti negli ultimi trent'anni e la possibilità di
riconfigurare i meccanismi della democrazia.
In rapporto a quest'idea, viene spesso evocata
l'idea della trasparenza, una parola che richiama
l'immagine in cui le macchinazioni della società,
delle istituzioni o di altre organizzazioni vengono
rese visibili, poste nel dominio pubblico.
La retorica della trasparenza sembra derivare
da una condizione dell'architettura. Più
specificamente, la sua qualità correttiva echeggia lo
stesso interesse dell'architettura per la trasparenza.
Per l'architettura modernista, l'idea di trasparenza
poneva una sfida alle tradizionali nozioni d'interno
ed esterno, e nel fare questo riconfigurava il
rapporto tra pubblico e privato. Dissolvendo la
barriera delle pareti, si potrebbe sostenere, essa ha
dissolto le gerarchie del vecchio ordine, sia in senso
retorico sia in senso pratico. La trasparenza e quindi
una strategia architettonica che rende pubblici,
e perciò apparentemente responsabili, gli spazi
privati prima nascosti dalla solidità neoclassica o
Beaux-Arts. La trasparenza fa quindi parte della
retorica modernista della Verità. Ed è proprio questa
nozione semplicistica della trasparenza a essere
mobilitata nel dibattito politico attuale.
Se cerchiamo di capire oppure di estendere la
metafora della 'trasparenza' cosi com'è usata
nell'ambito del dibattito politico odierno, forse
dovremmo imparare dall'esperienza della
stessa architettura circa i limiti delle operazioni
ideologiche sulla trasparenza. Pensiamo allora
forse ai padiglioni di Dan Graham, o magari al
concetto di trasparenza di SANAA. Qui, l'idea di
trasparenza si fa più complessa. La superficie in
vetro, un tempo impiegata per la sua capacità
di lasciar vedere l'interno, amplifica altre
caratteristiche. Manipolazioni di curva, angolo,
illuminazione e cosi via, per fare in modo che le
sue proprietà riflettenti diventino uno spettacolo,
promosso al di là della trasparenza diretta: piuttosto
che vedere 'attraverso', ci ritroviamo a guardare alla
nostra figura e alla nostra condizione, rinviateci
nel riflesso a volte in modo chiaro, altre volte con
un'immagine distorta e spettrale.
L'interpretazione contemporanea della
trasparenza pare cosi aver preso le distanze dalle
sue radici moderniste. Piuttosto che assumere
idealisticamente un effetto positivo, essa la
presenta come un problema, suggerendo che per
quanto la visione ci venga aperta, finiamo per
guardare nella direzione opposta; che non appena
fissiamo lo sguardo su qualcosa attraversando
una superficie, l'oggetto del nostro sguardo viene
oscurato e mediato da quello stesso meccanismo
che ci permette di vedere.
Lo scandalo delle intercettazioni telefoniche mette
in rilievo il modo in cui i media e la comunicazione
hanno alterato radicalmente i tradizionali principi
spaziali e organizzativi. Una struttura come la
News Corporation costruisce uno spazio continuo
che va dalla segreteria telefonica di Milly Dowler
alle trattative segrete di un Primo ministro, dalla
sfrontata retorica dei titoli del Sun e all'apparente
rispettabilità del Wall Street Journal fino ai satelliti
geostazionari, ai listini di borsa del NASDAQ e molto
più in là.
Lo spazio mediatico delle multinazionali dilata e
insieme pone in discussione la visione dei media
secondo Marshall McLuhan, ossia un'estensione del
nostro sistema nervoso. In quest'ottica, il sociologo
canadese vede la tv come un prolungamento del
nostro nervo ottico e la radio del nostro apparato
uditivo. Questa immagine antropomorfica
di organi sensori estesi suggerisce una
naturalizzazione dei media: ovvero che telecamere,
microfoni, apparecchiature di trasmissione tv
non siano in effetti diversi dai nostri corpi, e che i
media contemporanei siano, in realtà, il frutto di
un'inevitabile evoluzione biotecnologica.
Nel descrivere i media come un'estensione del
sistema sensoriale dell'uomo, McLuhan prova
a porli quale condizione naturale dell'habitat
umano. E tuttavia i media sono un'invenzione
completamente artificiale, pura cultura anziché
conseguenza inevitabile del determinismo tecnobiologico.
Nella visione di Rupert Murdoch, i media
non sono niente di naturale ma un apparato che va
continuamente costruito.
Tuttavia, McLuhan ha ragione nel descrivere i
media come un fenomeno spaziale. Essi agiscono
nello spazio raccogliendo e distribuendo
informazioni che distorcono la nostra esperienza
della geografia. I media formano connessioni,
rapporti, aderenze; alterano le distanze nello
spazio e nel tempo, smantellando la geografia
stessa. Le loro tecniche di assemblaggio e
selezione (per esempio l'uso di stacco, sfumato e
contrapposizione), il modo in cui l'esperienza viene
frammentata in sequenze divise per generi e orari,
da origine a un mondo fatto a loro immagine. Basti
pensare agli slogan delle multinazionali: 'Dove
vuoi andare oggi?' di Microsoft o 'La geografia
è un sapore' della Starbucks. Questi mantra
coperti da diritti d'autore suggeriscono un mondo
fisico riorganizzato dalla tecnologia, dai media e
dall'esperienza, e propongono che l'architettura
di base del pianeta non sia più una funzione della
cosmologia e della geologia, ma delle tecniche e
degli effetti dei media.
E sono tali effetti che consentono a un'entità
come News Corp di esistere: essi rappresentano
l'ecosistema che essa insieme abita e genera.
Si tratta inoltre della condizione in cui si
trovano anche le organizzazioni spaziali
tradizionali, incluse dai flussi e dalle correnti
delle multinazionali mediatiche globalizzate:
gli scandali che hanno scosso le istituzioni
fondamentali nel Regno Unito sono una funzione
della tensione tra questi due concetti di spazio,
l'effetto dell'erosione sugli edifici statici del governo
tradizionale da parte dei flussi dinamici dei media
contemporanei.
E necessario tuttavia essere cauti nel distinguere
le molte forme di media. Qui, McLuhan potrebbe
esserci nuovamente d'aiuto. Egli parla di una
lampadina come d'informazione, ma suggerisce
che non la riconosciamo come tale perché è
informazione allo stato puro. In realtà i media
sono raramente puri. Nella trasformazione di un
semplice evento in fatto mediatico, l'informazione
viene modificata dalla sua condizione originaria,
dalla sua purezza, in quella che, per usare un
termine giornalistico, è una 'storia'. Potremmo
allora immaginare uno spettro di questo tipo: da un
lato prende origine la forma pura dell'informazione,
la quale diventa poi fatto mediatico e infine si
oscura orientandosi, sul versante opposto dello
spettro, verso la propaganda.
Molti elementi dell'impero News Corp (il Sun,
News of the World, Fox News e così via) operano
come entità che, presentandosi quali fonti
d'informazione, sono a tutti gli effetti delle
espressioni politiche di parte, lobby manovrate e
strumenti che tentano di influenzare la politica
secondo modalità spesso vantaggiose per gli
interessi personali di Murdoch (nel Regno Unito
questo si esplicita con evidenza nell'agenda di News
Corporation contro la BBC e l'euro). A fronte di questi
imperi mediatici che sottopongono le notizie a un
profondo processo di manipolazione, potremmo
citare Wikileaks come polo diametralmente
opposto, struttura capace di fornire una quantità di
informazioni pure, allo stato grezzo, informazioni
non raffinate e prive di quella contestualizzazione,
analisi, scelta o inquadramento a cui i media
tradizionali ci hanno abituato.
Per quanto possa trattarsi di un tipo
completamente diverso d'informazione, le
intercettazioni di Wikileaks e News Corp
suggeriscono l'esistere di una crisi nella capacità
di costruire un'architettura dello Stato che
funzioni all'interno del settore dei media moderni.
Entrambe obliterano i confini tra il pubblico e il
privato, si tratti di segreti di Stato e delle scappatelle
delle celebrità. Entrambe suggeriscono una
trasformazione dell'idea del privato guidata dalle
tecnologie dei media e della comunicazione.
Sempre più spesso le informazioni sono
immagazzinate in server protetti da codici
di accesso criptati, server remoti ma sempre
accessibili attraverso l'onnipresente 'cloud'. Qui
cominciamo a percepire la logica da due soldi dello
spazio mediatico contemporaneo: ossia che i nostri
dati privati esistono già dappertutto. Si tratta di
un'inversione spaziale contro-intuitiva, un prolasso
del tradizionale rapporto tra pubblico e privato, che
fa di nuovo pensare alla lente d'ingrandimento: 'il
bianco è nero e il nero è bianco'.
Lo scandalo delle intercettazioni ha messo in luce
tutte le pecche delle istituzioni tradizionali nel
mantenere confini, distinzioni e soglie contro
l'entità quasi spettrale delle multinazionali
contemporanee della comunicazione. Ha
dimostrato la loro incapacità a controllare i
flussi pervasivi che si sono insinuati come
fantasmi attraverso le maglie delle loro
strutture, distorcendo le loro operazioni e
deviando le loro finalità. La natura radicalmente
trasformatrice dell'informazione, dei media
e della comunicazione e il sorgere delle
multinazionali pongono una sfida all'idea
stessa di Stato, minacciando di dissolvere il suo
organismo nel loro fluire. Sono fenomeni che
hanno alterato profondamente le dinamiche
del potere e della democrazia contemporanea,
ritracciando i lineamenti della loro topografia e la
loro organizzazione spaziale, fino a trasformare
l'ecosistema nel quale la democrazia tenta di
esistere.
Sulla scia dello scandalo, i politici (e i media)
invocano il ristabilirsi di ciò che chiamano 'fiducia'
nelle istituzioni fondamentali della società.
Facendo seguito agli scandali legati alle spese dei
parlamentari e alla crisi del sistema bancario,
tale profonda crisi delle istituzioni è diventata
il tratto distintivo della cultura agli inizi del
Ventunesimo secolo. Senza una seria ricostruzione
dell'architettura dello Stato, la retorica della fiducia
verrà assorbita, assimilata e riflessa da quegli
stessi interessi che cerca di controllare. Mentre
una semplice richiesta di trasparenza diventerà 'il
bianco e nero', le inversioni della visione attraverso
la lente accelerano l'ascesa delle multinazionali
della comunicazione.
[1] Tratto dalla trascrizione della
deposizione di fronte al DCMS
lo scorso 19 luglio 2011
Sam Jacob è uno dei direttori
dello studio FAT (Fashion
Architecture Taste), per il quale
ha curato progetti premiati
nel Regno Unito e all'estero.
È professore
d'architettura all'UIC di Chicago
e Unit Master all'Architectural
Association di Londra.
L'architettura delle multinazionali della comunicazione
Sulla scia dello scandalo Murdoch, ancora al centro di indagini, Sam Jacob decifra il modo in cui i media hanno alterato i tradizionali principi spaziali e organizzativi.
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- Sam Jacob
- 16 novembre 2011
- Londra