Con la forza devastante di un incendio, negli ultimi mesi lo scandalo delle intercettazioni telefoniche ha investito l'intera società britannica, travolgendo i media, la politica, varie celebrità, la cultura delle multinazionali e le vite di quanti sono stati tanto sfortunati da essere coinvolti in disgrazie considerate degne di comparire sui mezzi di comunicazione. I possibili obiettivi a cui tale struttura realmente mirava presentano tinte decisamente oscure e inquietanti, quasi si trattasse di una sceneggiatura di James Ellroy. La natura cospiratoria dei rapporti tra stampa, uomini politici e forze di polizia, venuta recentemente alla luce, rappresenta nient'altro che il fallimento dell'architettura della società democratica britannica, il completo collasso dei meccanismi della vita civile.
Il fatto che questa situazione sia stata provocata da una multinazionale della comunicazione non dovrebbe sorprendere. In questo oscuro scenario, gli spazi distinti del privato, del politico, della stampa e della polizia sono stati manipolati dalle attività della News Corp, le cui operazioni e la cui influenza hanno sistematicamente trasgredito le demarcazioni tracciate all'interno della struttura organizzativa della società.
Ha particolarmente colpito, nell'ambito di questo intrigo, la rivelazione che investigatori privati assunti da News of the World abbiano intercettato i messaggi nella segreteria del telefonino di Milly Dowler, una giovanissima studentessa vittima di un omicidio. Una tale, raccapricciante invasione della privacy, la violazione del più tragico degli spazi (i disperati messaggi lasciati ai propri cari, destinati a non essere ascoltati, intercettati da una multinazionale delle comunicazioni a caccia di uno scoop) ha rappresentato il momento chiave in cui la vicenda delle intercettazioni ha sollevato la pubblica indignazione. Ed è stato il momento in cui si è compreso che una soglia fondamentale era stata profanata.
Se il caso di Milly Dowler può gettare sull'intera vicenda una luce orribile e tragica, la reale narrativa della storia è l'evidente completa erosione delle soglie e dei confini tra sfere che immaginavamo distinte, e che devono rimanere distinte affinché una società democratica funzioni. Quando queste linee di demarcazione vengono compromesse, l'architettura concettuale dello stato, della legge, del potere, ma anche il senso del nostro spazio privato sono destinati a evaporare.
La cospirazione, come afferma Kevin Costner nel jfk di Oliver Stone, è come una lente d'ingrandimento. È un paesaggio di opposti in cui 'il bianco è nero e il nero è bianco'. Nel nostro caso ciò significa istituzioni che operano in modo opposto alla loro apparente funzione: i media manipolano l'agenda politica, i politici sono al servizio degli interessi delle multinazionali, la polizia fa opera di favoreggiamento, il privato diventa pubblico. Trame di questo tipo riformano l'organizzazione spaziale delle istituzioni di potere. Il significato di questa organizzazione spaziale è l'attestazione della loro autonomia dalle istituzioni: la separazione di Chiesa e Stato, il rapporto tra Parlamento e potere giudiziario e così via.
In questa vicenda abbiamo visto gli spazi distinti che separano un'organizzazione commerciale, stampa, forze dell'ordine e politica fondersi secondo modalità che hanno compromesso le loro reali funzioni e pervertito i poteri loro affidati. Potremmo così considerare questo tipo d'intrigo come un tentativo, da parte di News Corp, di ridisegnare clandestinamente la cartografia del modo di governare, una nuova mappatura della spazialità istituzionale della società britannica, che introduce passaggi segreti, botole, vicoli ciechi, barricate e deviazioni impreviste.
Nel progressivo manifestarsi dello scandalo delle intercettazioni, l'idea di architettura del potere e diventata insieme letterale e metaforica. Nell'udienza di fronte al DCSM select commitee, la commissione del Department for Culture, Media and Sport, Rupert Murdoch è stato interrogato circa la natura delle sue visite a Downing Street:
domanda 211
Jim Sheridan Mr Murdoch senior, ho una serie di brevi domande da porle. Come mai, quando si è recato in visita al Primo ministro dopo le ultime elezioni, ha usato un'entrata secondaria?
Rupert Murdoch Perché ero stato istruito in tal senso.
domanda 212
Jim Sheridan Le è stato indicato di entrare al 10 di Downing Street da un ingresso secondario?
Rupert Murdoch Sì.
domanda 213
Jim Sheridan E perché mai?
Rupert Murdoch Per evitare i fotografi appostati all'ingresso principale, immagino. Non lo so. Mi hanno detto di fare così e io ho seguito le indicazioni.
domanda 214
Jim Sheridan Mi pare strano, dato che i capi di stato entrano dalla porta principale.
Rupert Murdoch Sì.
domanda 215
Jim Sheridan E tuttavia lei doveva servirsi di un ingresso secondario.
Rupert Murdoch Questa è la scelta del Primo ministro, o del suo staff o di chiunque si occupi di queste cose.
domanda 216
Jim Sheridan Vuol dire che è entrato da una porta secondaria su espressa indicazione del Primo ministro?
Rupert Murdoch Mi è stato chiesto gentilmente se potevo usare l'ingresso secondario. [1]
Il significato della porta di servizio sta nella sua posizione entro la gerarchia architettonica del numero 10 di Downing Street: essa permette di bypassare la normale sequenza di accesso all'abitazione, evitando gli ingressi ordinari (porta principale, atrio ecc.). L'utilizzo della porta secondaria consente a Murdoch di entrare non visto: in questo caso, l'occupazione e l'uso dell'architettura del 10 di Downing Street indica l'inosservanza delle norme che separano la soglia di pubblico e privato.
Il linguaggio dei discorsi intorno allo scandalo delle intercettazioni suggerisce altre condizioni di natura architettonica. Un esempio chiave è l'espressione, cosi spesso citata, che parla di 'porte girevoli' tra News International e la Metropolitan Police, e tra News International e Downing Street. È un'espressione che richiama la condizione architettonica della soglia, dandoci un'immagine tale da suggerire la presenza di una barriera tra istituzioni che dovrebbero rimanere distinte in termini spaziali. Una porta girevole suggerisce viceversa una tipologia di rapporti del tutto diversa: la porta girevole non è mai chiusa, e sfuma ulteriormente il concetto di soglia. Essa cede alla spinta, ruotando per consentire l'accesso senza le formalità implicate dall'apertura e dallo scambio di convenevoli, o dalla presenza di una serratura. L'immagine architettonica suggerisce demarcazioni di una tale porosità che uno spazio si riversa in un altro: il punto in cui New Scotland Yard diventa Fortress Wapping o No. 10 e indeterminato. Il timore di fondo insito in questa situazione e che la sfera pubblica e l'autorità di polizia (ma anche lo spazio privato delle comunicazioni più intime) siano state non solo violate ma completamente assorbite dall'entità aziendale di News Corp. Che gli ordini e le soglie della vita civile si siano dissolti nell'orizzontalità indifferenziata dello spazio delle società di Murdoch.
Sulla scia di questo intrigo arriva l'idea che tutto ciò presenti un momento di cambiamento, un'alterazione nei rapporti tra media e politica esistiti negli ultimi trent'anni e la possibilità di riconfigurare i meccanismi della democrazia. In rapporto a quest'idea, viene spesso evocata l'idea della trasparenza, una parola che richiama l'immagine in cui le macchinazioni della società, delle istituzioni o di altre organizzazioni vengono rese visibili, poste nel dominio pubblico.
La retorica della trasparenza sembra derivare da una condizione dell'architettura. Più specificamente, la sua qualità correttiva echeggia lo stesso interesse dell'architettura per la trasparenza. Per l'architettura modernista, l'idea di trasparenza poneva una sfida alle tradizionali nozioni d'interno ed esterno, e nel fare questo riconfigurava il rapporto tra pubblico e privato. Dissolvendo la barriera delle pareti, si potrebbe sostenere, essa ha dissolto le gerarchie del vecchio ordine, sia in senso retorico sia in senso pratico. La trasparenza e quindi una strategia architettonica che rende pubblici, e perciò apparentemente responsabili, gli spazi privati prima nascosti dalla solidità neoclassica o Beaux-Arts. La trasparenza fa quindi parte della retorica modernista della Verità. Ed è proprio questa nozione semplicistica della trasparenza a essere mobilitata nel dibattito politico attuale.
Se cerchiamo di capire oppure di estendere la metafora della 'trasparenza' cosi com'è usata nell'ambito del dibattito politico odierno, forse dovremmo imparare dall'esperienza della stessa architettura circa i limiti delle operazioni ideologiche sulla trasparenza. Pensiamo allora forse ai padiglioni di Dan Graham, o magari al concetto di trasparenza di SANAA. Qui, l'idea di trasparenza si fa più complessa. La superficie in vetro, un tempo impiegata per la sua capacità di lasciar vedere l'interno, amplifica altre caratteristiche. Manipolazioni di curva, angolo, illuminazione e cosi via, per fare in modo che le sue proprietà riflettenti diventino uno spettacolo, promosso al di là della trasparenza diretta: piuttosto che vedere 'attraverso', ci ritroviamo a guardare alla nostra figura e alla nostra condizione, rinviateci nel riflesso a volte in modo chiaro, altre volte con un'immagine distorta e spettrale.
L'interpretazione contemporanea della trasparenza pare cosi aver preso le distanze dalle sue radici moderniste. Piuttosto che assumere idealisticamente un effetto positivo, essa la presenta come un problema, suggerendo che per quanto la visione ci venga aperta, finiamo per guardare nella direzione opposta; che non appena fissiamo lo sguardo su qualcosa attraversando una superficie, l'oggetto del nostro sguardo viene oscurato e mediato da quello stesso meccanismo che ci permette di vedere.
Lo scandalo delle intercettazioni telefoniche mette in rilievo il modo in cui i media e la comunicazione hanno alterato radicalmente i tradizionali principi spaziali e organizzativi. Una struttura come la News Corporation costruisce uno spazio continuo che va dalla segreteria telefonica di Milly Dowler alle trattative segrete di un Primo ministro, dalla sfrontata retorica dei titoli del Sun e all'apparente rispettabilità del Wall Street Journal fino ai satelliti geostazionari, ai listini di borsa del NASDAQ e molto più in là.
Lo spazio mediatico delle multinazionali dilata e insieme pone in discussione la visione dei media secondo Marshall McLuhan, ossia un'estensione del nostro sistema nervoso. In quest'ottica, il sociologo canadese vede la tv come un prolungamento del nostro nervo ottico e la radio del nostro apparato uditivo. Questa immagine antropomorfica di organi sensori estesi suggerisce una naturalizzazione dei media: ovvero che telecamere, microfoni, apparecchiature di trasmissione tv non siano in effetti diversi dai nostri corpi, e che i media contemporanei siano, in realtà, il frutto di un'inevitabile evoluzione biotecnologica.
Nel descrivere i media come un'estensione del sistema sensoriale dell'uomo, McLuhan prova a porli quale condizione naturale dell'habitat umano. E tuttavia i media sono un'invenzione completamente artificiale, pura cultura anziché conseguenza inevitabile del determinismo tecnobiologico. Nella visione di Rupert Murdoch, i media non sono niente di naturale ma un apparato che va continuamente costruito.
Tuttavia, McLuhan ha ragione nel descrivere i media come un fenomeno spaziale. Essi agiscono nello spazio raccogliendo e distribuendo informazioni che distorcono la nostra esperienza della geografia. I media formano connessioni, rapporti, aderenze; alterano le distanze nello spazio e nel tempo, smantellando la geografia stessa. Le loro tecniche di assemblaggio e selezione (per esempio l'uso di stacco, sfumato e contrapposizione), il modo in cui l'esperienza viene frammentata in sequenze divise per generi e orari, da origine a un mondo fatto a loro immagine. Basti pensare agli slogan delle multinazionali: 'Dove vuoi andare oggi?' di Microsoft o 'La geografia è un sapore' della Starbucks. Questi mantra coperti da diritti d'autore suggeriscono un mondo fisico riorganizzato dalla tecnologia, dai media e dall'esperienza, e propongono che l'architettura di base del pianeta non sia più una funzione della cosmologia e della geologia, ma delle tecniche e degli effetti dei media.
E sono tali effetti che consentono a un'entità come News Corp di esistere: essi rappresentano l'ecosistema che essa insieme abita e genera. Si tratta inoltre della condizione in cui si trovano anche le organizzazioni spaziali tradizionali, incluse dai flussi e dalle correnti delle multinazionali mediatiche globalizzate: gli scandali che hanno scosso le istituzioni fondamentali nel Regno Unito sono una funzione della tensione tra questi due concetti di spazio, l'effetto dell'erosione sugli edifici statici del governo tradizionale da parte dei flussi dinamici dei media contemporanei.
E necessario tuttavia essere cauti nel distinguere le molte forme di media. Qui, McLuhan potrebbe esserci nuovamente d'aiuto. Egli parla di una lampadina come d'informazione, ma suggerisce che non la riconosciamo come tale perché è informazione allo stato puro. In realtà i media sono raramente puri. Nella trasformazione di un semplice evento in fatto mediatico, l'informazione viene modificata dalla sua condizione originaria, dalla sua purezza, in quella che, per usare un termine giornalistico, è una 'storia'. Potremmo allora immaginare uno spettro di questo tipo: da un lato prende origine la forma pura dell'informazione, la quale diventa poi fatto mediatico e infine si oscura orientandosi, sul versante opposto dello spettro, verso la propaganda.
Molti elementi dell'impero News Corp (il Sun, News of the World, Fox News e così via) operano come entità che, presentandosi quali fonti d'informazione, sono a tutti gli effetti delle espressioni politiche di parte, lobby manovrate e strumenti che tentano di influenzare la politica secondo modalità spesso vantaggiose per gli interessi personali di Murdoch (nel Regno Unito questo si esplicita con evidenza nell'agenda di News Corporation contro la BBC e l'euro). A fronte di questi imperi mediatici che sottopongono le notizie a un profondo processo di manipolazione, potremmo citare Wikileaks come polo diametralmente opposto, struttura capace di fornire una quantità di informazioni pure, allo stato grezzo, informazioni non raffinate e prive di quella contestualizzazione, analisi, scelta o inquadramento a cui i media tradizionali ci hanno abituato.
Per quanto possa trattarsi di un tipo completamente diverso d'informazione, le intercettazioni di Wikileaks e News Corp suggeriscono l'esistere di una crisi nella capacità di costruire un'architettura dello Stato che funzioni all'interno del settore dei media moderni. Entrambe obliterano i confini tra il pubblico e il privato, si tratti di segreti di Stato e delle scappatelle delle celebrità. Entrambe suggeriscono una trasformazione dell'idea del privato guidata dalle tecnologie dei media e della comunicazione. Sempre più spesso le informazioni sono immagazzinate in server protetti da codici di accesso criptati, server remoti ma sempre accessibili attraverso l'onnipresente 'cloud'. Qui cominciamo a percepire la logica da due soldi dello spazio mediatico contemporaneo: ossia che i nostri dati privati esistono già dappertutto. Si tratta di un'inversione spaziale contro-intuitiva, un prolasso del tradizionale rapporto tra pubblico e privato, che fa di nuovo pensare alla lente d'ingrandimento: 'il bianco è nero e il nero è bianco'.
Lo scandalo delle intercettazioni ha messo in luce tutte le pecche delle istituzioni tradizionali nel mantenere confini, distinzioni e soglie contro l'entità quasi spettrale delle multinazionali contemporanee della comunicazione. Ha dimostrato la loro incapacità a controllare i flussi pervasivi che si sono insinuati come fantasmi attraverso le maglie delle loro strutture, distorcendo le loro operazioni e deviando le loro finalità. La natura radicalmente trasformatrice dell'informazione, dei media e della comunicazione e il sorgere delle multinazionali pongono una sfida all'idea stessa di Stato, minacciando di dissolvere il suo organismo nel loro fluire. Sono fenomeni che hanno alterato profondamente le dinamiche del potere e della democrazia contemporanea, ritracciando i lineamenti della loro topografia e la loro organizzazione spaziale, fino a trasformare l'ecosistema nel quale la democrazia tenta di esistere.
Sulla scia dello scandalo, i politici (e i media) invocano il ristabilirsi di ciò che chiamano 'fiducia' nelle istituzioni fondamentali della società. Facendo seguito agli scandali legati alle spese dei parlamentari e alla crisi del sistema bancario, tale profonda crisi delle istituzioni è diventata il tratto distintivo della cultura agli inizi del Ventunesimo secolo. Senza una seria ricostruzione dell'architettura dello Stato, la retorica della fiducia verrà assorbita, assimilata e riflessa da quegli stessi interessi che cerca di controllare. Mentre una semplice richiesta di trasparenza diventerà 'il bianco e nero', le inversioni della visione attraverso la lente accelerano l'ascesa delle multinazionali della comunicazione.
[1] Tratto dalla trascrizione della deposizione di fronte al DCMS lo scorso 19 luglio 2011
Sam Jacob è uno dei direttori dello studio FAT (Fashion Architecture Taste), per il quale ha curato progetti premiati nel Regno Unito e all'estero. È professore d'architettura all'UIC di Chicago e Unit Master all'Architectural Association di Londra.
