È ormai un dato acclarato che le aziende nell’era della globalizzazione non si limitino a produrre beni materiali e offrire servizi. La concorrenza commerciale tra produttori non si muove più esclusivamente sui binari di prezzo e qualità, ma si irradia nell’universo immateriale della “narrazione” sfociando nella fabbricazione di idee, immaginari, sentimenti e significati. L’uso dello storytelling nella costruzione dell’identità di un’azienda, dei suoi valori e caratteristiche, non può essere considerato un elemento secondario, specialmente se si vuole comprendere il successo di un marchio come Ikea che su questa scelta strategica ha fondato la propria cultura aziendale.
Gli arredi Ikea che oggi valgono migliaia di euro sul mercato dell'usato
Ikea è l'azienda del design democratico, con ottima qualità e prezzi abbordabili. Ma oggi, alcuni suoi pezzi storici e molto desiderati raggiungono cifre incredibili, soprattutto sulle piattaforme online.
Courtesy Ikea
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© auctionet
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© Stockholm Auktionsverk
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- Ilaria Bonvicini
- 04 maggio 2025
Dopo quasi trent’anni dalla sua fondazione, nel 1943, Ikea ha cercato di allinearsi sempre più nettamente a una particolare immagine del design scandinavo, associato a concetti di egualitarismo, sostenibilità e giustizia sociale, sostanziando in questo modo la propria estetica funzionale ed essenziale. Come ha raccontato Sara Kristoffersson nel suo libro Design by IKEA : A Cultural History, principi cardine come “Design per tutti” e “Design democratico” alla base della filosofia progettuale di Ikea nascono dai valori di comunità condivisi dallo stato sociale svedese, molto interessato alla casa come grado zero del diritto di ogni cittadino e all’educazione del gusto popolare al senso del bello.
Sebbene non si trattò mai di un processo di costruzione unilaterale – anche la Svezia ha cercato di plasmare la propria immagine come nazione attraverso il design – Ikea ha saputo enfatizzare strategicamente la “svedesità” dei propri prodotti per comunicare i suoi valori a livello globale, mantenendo al contempo convenienza e accessibilità per il grande pubblico. Ikea è sempre stata, per certi versi, un marchio ideologico dal linguaggio comprensibile: non ha mai venduto solo mobili, ma modi di vivere e pensare allo spazio domestico.
Grazie a una narrazione che ha saputo tramandarne lo spirito originario, insieme all’idea che prezzi più bassi potessero consentire a chiunque di creare la casa dei propri sogni, in ogni parte del mondo il brand Ikea è ancora oggi largamente associato a prezzi economici e a un’esperienza d’acquisto diretta e fisicamente coinvolgente. Il costo ridotto e l’interior design degli store hanno sempre costituito il suo marchio di fabbrica, perché concepiti per dare una forma pragmatica a fantasie e aspirazioni. Le presentazioni scenografiche dei mobili nei negozi e l’accuratezza dei suoi cataloghi sono stati per intere generazioni un primo vero punto di contatto con il mondo del design, a lungo percepito come un privilegio di pochi e non un diritto di tutti.
Eppure da qualche anno, in una sorta di doppio ribaltamento concettuale e culturale, molti dei modelli Ikea più celebri sono diventati degli oggetti-simbolo; pezzi dal valore di poche decine di euro finiscono per costarne anche migliaia sul mercato dell’usato online. I social (soprattutto TikTok e Instagram) hanno riportato l’attenzione del pubblico su vecchi cataloghi, collezioni fuori produzione e complementi di arredo oggi considerati “retro”. Altri arredi anni '80 e '90, come la sedia Vilbert di Verner Panton o la poltrona Hasslo appartenenti a una fase di ridefinizione del brand, sono diventati ambiti dai collezionisti di tutto il mondo. Cavalcando questo interesse ritrovato per alcuni dei prodotti che l’hanno resa celebre, la stessa Ikea ha rimesso sul mercato delle versioni aggiornate e riattualizzate dei propri classici.
Quando il “design democratico”, però, diventa oggetto di culto, si innescano dinamiche interessanti; si aprono voragini paradossali tra narrazioni sociali e circostanze reali. Ikea è stata indubbiamente in grado di cucirsi addosso l’immagine di un’azienda lontana dal tradizionale universo consumistico della multinazionale e vicina alle necessità dei suoi consumatori, ma forse il cuore del suo intramontabile successo risiede più nel legame con la storia personale di ciascuno che nella sua definizione “low cost”. Individuare nei prezzi contenuti l’unica forza motrice della sua popolarità sarebbe anacronistico. Così come sarebbe ingiusto ascrivere il suo trionfo commerciale esclusivamente a mode e collaborazioni con designer di fama internazionale.
In questo cortocircuito, risaltano in egual misura lo spirito di adattamento di Ikea per rimanere associata a valori positivi e diversi modi di interpretare culturalmente il nostro rapporto con gli oggetti e con il tempo che passa. Ciò che diventa importante sottolineare, in quella che è forse una fase di riconfigurazione semantica del suo immaginario, è il fattore emotivo di questi pezzi di design e il ruolo che ricoprono nel generare sentimenti di appartenenza intergenerazionali, identità e nostalgia. Mobili in apparenza “scontati” che, quando riguardano noi, riflettono il più banale dei bisogni, che forse così banale non è: la volontà di riconoscersi in qualcosa che abbiamo avuto tutti.
La poltrona AMIRAL fu lanciata per la prima volta nel 1970, con una struttura in tubolare d'acciaio cromato completamente saldato. Seduta, schienale e braccioli erano in cuoio pregiato prodotto dalla Johnssons Sadelmakeri di Killeberg. Il prezzo di listino è 19,90 € ma ha raggiunto un valore di vendita online di circa 5.000€.
La poltrona quadrata Diana è uno dei classici della designer Karin Mobring del 1972. Si tratta di una sedia safari, una poltrona leggera e pronta da montare, originariamente utilizzata dall'esercito britannico. Il modello fu reso popolare negli anni '30 dal designer danese Kaare Klint, che la chiamò "Safari Chair". Al prezzo di 8,50 €, è in vendita su Pomondo a 1.200 €.
POEM era una poltrona in linea con lo stile scandinavo dei mobili dei designer Bruno Mathsson e Alvar Aalto. Fu progettata dal designer giapponese Noboru Nakamura nel 1976. Il prezzo è di 49,40 € e online si vende a circa 500 €.
La piccola lampada da finestra DUETT è un classico con i suoi paralumi colorati a forma di imbuto. È stata progettata dal danese Bent Gantzel-Boysen nel 1983. Con un prezzo di listino di 8,90€ oggi può essere valutate anche 1.830€.
La libreria Guide si inserisce perfettamente nello stile d'arredo urbano degli anni '80. È stata sviluppata dal product manager per le librerie Ikea Niels Mossbeck e dal designer Niels Gammelgaard nel 1985. Al prezzo di 65 € su Museum Ikea è disponibile sui marketplace a 1.600 €.
Il tavolino Lack 55x55 è un classico Ikea che è stato declinato in innumerevoli colori nel corso degli anni. Prodotto nel 1979 e con un prezzo di listino di 9,90 € ha raggiunto un valore di 1.600 $ su alcune piattaforme di vendita online.
Con la sua forma semplice e lineare e la base in rete d'acciaio, il divano Moment si integrava perfettamente nello stile d'arredo domestico dell'epoca. Fu progettato da Niels Gammelgaard nel 1985. Prezzo di partenza 149€, valore attuale 5.000€.
Panca in vimini firmata Ikea prodotta negli anni '80. Il suo valore sul sito Auctionet si aggira attorno agli 1.450€.
La sedia Cavelli è stata progettata da Bengt Ruda nel 1959. Dal prezzo di 27 € ha raggiunto online il valore di 15.088 €.
Prodotta da Ikea nel 1952. Il prezzo d'asta su Stockholm Auktionsverk è di 2.900€
Prodotta da Ikea nei primi anni ’90 in un'edizione limitata di soli 3000 pezzi. Panton realizzò le Vilbert con tavole di MDF ricoperte in resina laminata opaca nei colori viola, blu, verde, rosso. Oggi il prezzo d'asta si aggira attorno agli 800-1000€ l'una.
Prodotta da Ikea negli anni '80 sul design di Tord Björklund, è oggi valutata su Pamono 2.700€
Sgabello in multistrato di betulla prodotto da Ikea negli anni '90. Prezzo di vendita su Pamondo circa 700€