Benvenuti nel numero di Domus Aprile, che presenta un viaggio attraverso la metamorfosi del metallo e le visioni più innovative dell'architettura e del design contemporaneo. Questo mese, Bjarke Ingels, con il suo editoriale, ci guida in un'esplorazione dell'anima dell'acciaio e dell'alluminio, materiali che hanno plasmato il nostro mondo, dalle profondità marine alle vette celesti. Domus racconta come questi elementi, un tempo semplici ornamenti, siano diventati pilastri dell'architettura moderna, e come oggi architetti e artisti ne stiano ridefinendo i confini, trasformando la forza bruta in pura poesia.
Domus 1100 è in edicola
Nel quarto numero di Domus curato da Bjarke Ingels, il metallo diventa protagonista poetico dell’architettura. Acciaio e alluminio vengono analizzati per il loro impatto estetico, funzionale e ambientale, attraverso progetti, interviste e approfondimenti.
Testo Bjarke Ingels
Testo Dominique Perrault
A cura di Filippo Cartapani, Shane Dalke
Testo Gerard Barron
A cura di Filippo Cartapani, Shane Dalke
Intervista Bjarke Ingels con Junya Ishigami
Testo Barozzi Veiga
Testo TAOA
Testo Kevin Carmody, Andy Groarke
Testo Robert Konieczny
Testo Atelier Deshaus
Testo Trey Trahan
Testo Ma Yansong
Testo Sam Chermayef
Testo Fien Muller, Hannes Van Severen Fien Muller
Testo Ben Storms
Testo Antony Gormley
Testo Bjarke Ingels
Testo Francesco Franchi
Testo Simona Bordone, Valeria Casali
Testo Antonio Armano
Testo Stefano Mancuso
Testo Javier Arpa Fernández
Testo Walter Mariotti
Testi Loredana Mascheroni, Elena Sommariva
Testi Loredana Mascheroni, Elena Sommariva
Testi Loredana Mascheroni, Elena Sommariva
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- La redazione di Domus
- 09 aprile 2025
Sulla scia di questa riflessione, Dominique Perrault ci invita a trascendere la natura materiale del metallo, considerandolo uno strumento per ridefinire lo spazio e la percezione. La rete metallica, nella sua dualità di svelare e celare, instaura un dialogo con la luce, plasmando esperienze urbane che fondono funzione ed estetica, solidità e immaterialità.
Parallelamente, Filippo Cartapani pone l'accento sulla crescente domanda di metalli e sul conseguente impatto ambientale, suggerendo nelle risorse di noduli polimetallici negli abissi marini una possibile soluzione che coniughi industria e bellezza.
Ritornando alla visione di Ingels, brilla la sua intervista con Junya Ishigami che esplora l'uso peculiare dell'acciaio nei suoi progetti, dove leggerezza e pesantezza, semplicità e complessità, trasparenza e sparizione convivono in un equilibrio delicato. Ishigami, pur riconoscendo le potenzialità dell'acciaio, lo considera un mezzo per creare atmosfere che sfidano la percezione.
Da questa prospettiva, Florian Idenburg ci conduce attraverso Nine Chapel, un progetto che ripensa l'edificio residenziale come una soglia dinamica tra privato e pubblico, con la sua pelle di alluminio riflettente e i percorsi aerei interni che creano spazi di incontro. D’altro canto in un confronto con il contesto, Robert Konieczny ci porta nel mondo di Gambit, un'ode all'alluminio e alla funzionalità, dove un volume frammentato si fonde armoniosamente con l'ambiente circostante. Cambiando registro, Muller Van Severen mostra ai lettori di Domus come il metallo possa essere materia prima dell'anima, lavorato con maestria artigianale per formare oggetti di una bellezza grezza e funzionale, mentre Ben Storms svela il metallo come linguaggio narrativo, dove forza e leggerezza danzano in un equilibrio precario.

Tornado indietro come un flash back all’apertura del numero, il Diario si apre con un focus che guida attraverso la Design Week milanese, un vero baedeker per orientarsi nell’evento che celebra la creatività e l'innovazione del Made in Italy che guarda il mondo e del mondo che si rivolge all’Italia.
È quindi il momento di un focus sull'innovazione e lo stile nelle finiture per l'architettura e il design d'interni, dove si evidenzia come i dettagli possano fare la differenza sulla scorta della lezione di Adolf Loos. Promosso da Atlas Concorde e BG Legno, con la partecipazione di aziende leader come Dorsum, Eclisse, Faraone, Flessya, Florim, Garbelotto, Lechler, Listone Giordano, Newfloor, Nexion, Oikos, Oknoplast, Schüco Italia e Schüco Pws Italia, il focus non lascia spazio all’immaginazione.
Spostandoci a Firenze, l’art director Francesco Franchi ci introduce alla manifestazione Testo, che ha proposto una visione innovativa della fiera del libro, un'elegante democrazia editoriale. Rievocando invece il passato dell’Archivio Domus, Simona Bordone e Valeria Casali richiamano l'attenzione sull'allarme lanciato da Mendini nel 1984 sul rischio di anonimato del design, con la sua Lettera al giovane designer e la sua mappa concettuale della biodiversità del design italiano. Il Diario continuando lo scandaglio dell’attualità con Marco Pierini, insigne direttore di musei e storico dell’arte, oltre che uomo delle istituzioni, che sottolinea la necessità di trasformare i musei in agorà accoglienti, invitando a sorrisi, servizi e comodità. Svelando invece i segreti del legno, Antonio Armano ci conduce attraverso Tabu, azienda leader nel settore dei piallacci di legno, che coniuga tradizione e innovazione.
Ma le sorprese non sono finite. In una prospettiva futuristica della Terra, lo scienziato Stefano Mancuso nella sua rubrica propone una critica del modello centralizzato e gerarchico delle nostre città, suggerendo un'organizzazione diffusa e decentralizzata, simile a quella delle foreste. Spostandosi invece sulla Luna, Valentina Sumini ci racconta il progetto Moon Village, un insediamento lunare sostenibile nato dalla collaborazione tra Som, Esa e Mit, che usa il cratere Shackleton per energia e risorse. Infine, questo mese Javier Arpa Fernandes conduce per mano a San Paolo, dove il recupero della Região Central deve essere inclusivo, evitando la gentrificazione e garantendo interventi sugli spazi pubblici. Alla fine del numero come di consueto il contrordine del direttore Walter Mariotti punta i riflettori su "Trump Gaza", un'utopia distopica -o utopica a seconda delle interpretazioni- generata dall'IA che rappresenta una riflessione sul potere, o meglio sui limiti del potere, dell’architettura.
Con uno sguardo che spazia dalla luna alle metropoli, Domus Aprile invita a esplorare un mondo ricco di contraddizioni complesse ma feconde. Un invito a guardare oltre l'orizzonte, a interrogarci sul futuro dell'architettura e del design, e a riscoprire la bellezza nascosta nei materiali che ci circondano.
Domus vi aspetta in edicola, per un viaggio indimenticabile attraverso l'innovazione e la creatività. Buona lettura.
Nell'editoriale di aprile, il guest editor di Domus, ripercorre la storia di un materiale che è proprio dappertutto, dal Centre Pompidou a Star Trek.
Il metallo occupa un posto speciale nel mio modo di lavorare per le sue qualità intrinseche e per la sua plasticità estetica. Benché in Francia sia stato a lungo considerato secondario rispetto al calcestruzzo, si è conquistato il proprio posto nel mondo dell’architettura grazie alla sua precisione, versatilità e interazione con la luce. Nel mio lavoro, trascende le sue origini industriali per formulare un linguaggio capace di reinventare il rapporto tra materia, spazio e percezione.
Sull’onda della crescita della domanda, l’estrazione di metalli ed energia ha subito un’impennata, alla quale è seguita un’espansione globale dei siti minerari. Oggi, sui giacimenti di basso livello, che richiedono grandi superfici di territorio, vengono praticate operazioni su vasta scala, mentre l’estrazione su piccola scala rimane molto diffusa e spesso senza regole. Questa attività ha un significativo impatto ambientale e sociale, con implicazioni urgenti per la sostenibilità: deforestazione, inquinamento delle acque ed enormi sprechi. Dato che la richiesta di risorse è in aumento, è fondamentale trovare un punto d’equilibrio tra estrazione e tutela ambientale. Questa mappa mostra i siti minerari attivi in tutto il mondo e rivela le profonde interazioni tra industria, ambiente ed economia globale.
Da dove vengono i metalli che usiamo per costruzioni, infrastrutture e batterie? La Terra non crea nuovi atomi, li eredita. I metalli più leggeri, come il litio (numero atomico 3), si sono formati nei primi minuti di vita dell’universo attraverso la nucleosintesi primordiale. Altri più pesanti come l’alluminio (13), il titanio (22), il manganese (25) e il ferro (26) vengono forgiati nelle fucine stellari attraverso la fusione nucleare. Per completare il processo di formazione di metalli ancora più pesanti come il cobalto (27), il nichel (28) e il rame (29) è stata necessaria, invece, l’energia generata dall’esplosione di una supernova.
I metalli danno forma al nostro ambiente costruito, ma le loro forme naturali spesso non sono riconoscibili. Prima di diventare struttura, facciata o minuto dettaglio, esistono come minerali non lavorati, dalle trame, colori e forme sorprendenti. Alcuni, come il rame e il ferro, si possono usare puri, mentre altri si combinano a creare leghe che possiedono un insieme di qualità completamente nuove. Dalla robustezza dell’acciaio alla lucentezza dell’acciaio inossidabile, queste trasformazioni determinano le possibilità dell’architettura.
Leggerezza e pesantezza, semplicità e complessità, trasparenza e sparizione sono gli estremi attraverso i quali si muove il progetto di Junya.Ishigami+Associates. L’acciaio è il materiale usato per creare l’atmosfera peculiare che anima architetture e oggetti.
Un elegante involucro metallico protegge la sede della Dynafit dalle radiazioni solari, puntando all’efficienza energetica.
Il metallo, usato nel rivestimeno esterno e all’interno dell’edificio, crea un effetto luminoso e fresco nel contesto storico-industriale del 798 Art District.
Un nuovo padiglione di alluminio sulla sommità dell’edificio amplia lo spazio dell’attico, ospitando una cucina all’interno e un terrazzo coperto all’esterno.
La nuova sede della Gambit è stata realizzata con lastre di alluminio grezzo che richiamano i tubi distribuiti dall’azienda, ottenendo così un duplice obiettivo: creare una vetrina per la sua attività e contenere al massimo il budget.
Il Laoyuting Pavilion, costruito con una struttura d’acciaio prefabbricato assemblata in loco, invita a riconsiderare la relazione tra tecnologia e natura.
L’acciaio ossidato del Luther George Park Performance Pavilion unisce elementi naturali, come il suolo ricco di ferro, e umani, come il tocco dei visitatori a cui è esposto.
La costruzione del Tornado, la scala scultorea in acciaio inossidabile che abbiamo progettato al centro del Fenix Museum of Migration, il primo su questo tema che aprirà il 16 maggio 2025 a Rotterdam, racconta una storia complessa di materiali, ingegneria e geopolitica. La sua forma sinuosa, dalla superficie metallica riflettente, che si innalza per 30 m all’interno del magazzino del 1923 restaurato, simboleggia il movimento, la trasformazione e la resilienza. È stata fabbricata con acciaio ucraino, mentre le grandi unità strutturali sono state assemblate in Belgio e da lì spedite via fiume per ridurre il lavoro in loco. La sua sagoma si allinea alla ex sede della Holland America Line, dove sono arrivati e partiti milioni di migranti, mentre la vista sull’acqua connette i viaggi passati con quelli futuri. Il design e la precisione del Tornado incarnano le forze che plasmano l’architettura, la migrazione e la storia.
Liberate dalle pareti, le cucine progettate dallo studio tedesco diventano oggetti unici nello spazio, incredibilmente integrati con esso. Il metallo è lo strumento della funzionalità.
Il duo belga lavora con metalli di vario tipo e preferisce lasciarli allo stato grezzo, in modo da esaltare il carattere e le peculiarità di ciascuno.
Il metallo, nelle opere dell’artista belga, è un linguaggio per raccontare storie dove peso, consistenza e luce interagiscono e il materiale sembra vivo.