Domus 1051, l’ultimo numero di David Chipperfield, è in edicola

Su Domus 1051: Saskia Sassen riflette sulla scala delle unità spaziali; Anne Lacaton e Jean Philippe Vassalci difendono il piacere di abitare; Fulvio Irace estrae dall’archivio il Teatro del Mondo di Alto Rossi. Sfoglia la gallery e scopri i contenuti del numero di novembre.

Editoriale/ Una questione di scala Nell’editoriale di Domus 1051, il guest editor 2020 si interroga su come l'architettura debba affrontare oggi problematiche di scala molto più ampia, con un impegno più complesso di rappresentazione sociale, consapevolezza ambientale e mandato politico.

Testo David Chipperfield. Foto Thomas Struth

Agenda/ Le economie di scala crescono davvero? Saskia Sassen apre la nostra ultima ‘Agenda’ riflettendo sul modo in cui le dinamiche astratte dell’economia globale stanno riformulando la scala delle nostre unità spaziali. Nonostante la nostra “impressionante capacità di tradurre in termini digitali praticamente qualunque cosa”, le condizioni materiali per fortuna hanno ancora il loro peso.

Testo Saskia Sassen. Immagine Hilary Koob-Sassen  

Agenda/ Quando il cerchio è la scala: note sul ‘piccolo’ di oggi Lucia Allais riflette sulla riscoperta del cerchio come strumento di ordinamento spaziale in architettura, nonché sull’incremento della nostra consapevolezza del perimetro che circonda il nostro corpo. Il cerchio “ci mostra come un nuovo meccanismo di scala sia diventato predominante nella vita culturale e sociale”.

Testo Lucia Allais. Foto Marcella Winograd / Courtesy of Domino Park  

Agenda/ Utopie urbane grandi e piccole Vittorio Magnago Lampugnani lascia un toccante consiglio ad architetti e urbanisti: “La realizzazione materiale di un concetto non può considerarsi separato dal concetto stesso”. Dobbiamo perciò pensare alle grandi idee (a cavallo tra le prospettive del futuro e il ricco corpo di lezioni accumulate lungo la storia) insieme con un’attenta cura per i più piccoli particolari della loro realizzazione materiale.

Testo Vittorio Magnago Lampugnani. Foto Deux ou trois choses que je sais d’elle (1967), Jean-Luc Godard

Pratica. Quale futuro?/ Architettura per risorse stabili Proseguendo nel discorso iniziato con il numero di ottobre utilizziamo la sezione ‘Pratica’ per ampliare il tema, chiedendo a colleghi architetti di rispondere alla domanda: “Come sarà il futuro dell’architettura?”. Toshiko Mori illustra due progetti dello studio in Senegal, il Thread Artist Residency and Cultural Centre a Sinthian e la Fass School and Teachers’ Residence a Fass, proposte basate sull’idea che l’architettura ha il potenziale per contribuire a dare stabilità alle comunità che dispongono di scarse risorse.

Testo Toshiko Mori. Foto Iwan Baan

Pratica. Quale futuro?/ Disegno ed etnografia architettonica Per Atelier Bow-Wow i disegni sono una piattaforma importante per condividere le risorse della società. Presentano in questo numero due progetti realizzati insieme con i nostri studenti durante il Covid-19, perando che possano aiutare tutti noi a pensare a un futuro migliore cui dare forma anche con il contributo della progettazione architettonica.

Testo Momoyo Kaijima, Yoshiharu Tsukamoto. Immagine © Atelier Bow-Wow

Pratica. Quale futuro?/ Il piacere di abitare La doppia crisi che stiamo vivendo, sul piano ambientale e su quello sociale, solleva questioni fondamentali sull’importanza dell’edilizia residenziale. Anne Lacaton e Jean Philippe Vassalci affermano la necessità di difendere il piacere di abitare, inteso come un atto politico: è una necessità, un problema che va affrontato allo stesso livello di una priorità ambientale.

Testo Anne Lacaton, Jean Philippe Vassal. Foto tratta dal film Constructing Escape diretto da Karine Dana  

Pratica. Quale futuro?/ Espandere il nostro universo Studio Mumbai cataloga attraverso una serie di loro scatti elementi caratterizzanti la percezione del mondo fisico in cui viviamo, stratificazione della nostra evoluzione culturale. Secondo loro la nostra nozione di mondo si forma affrontando continuamente paesaggi diversi, un ricettacolo di conoscenza tacita, un campo di energia, tattile e sonoro, fatto di acqua, aria e luce.

Testo Bijoy Jain, Mitul Desai, Srijaya Anumolu. Foto © Studio Mumbai  

Pratica. Quale futuro?/ All’opera Lo studio di architettura Bureau Architectures Sans Titre ritrae con una serie di scatti fotografici gli operai e tecnici in azione nei cantieri dei loro progetti, dalla ristrutturazione di un’ex autorimessa in uffici all'ampliamento e miglioramento termico di una casa.

Testo BAST. Foto BAST  

Pratica. Quale futuro?/ Del vedere e dell’essere La domanda non è quale sia il futuro dell’architettura, ma cosa l’architettura stia già facendo riguardo ai problemi del presente. Tony Fretton analizza tre progetti realizzati da professionisti dedicati anche al mondo dell'insegnamento e della teoria. Senza clamore, ciò che hanno fatto è un antidoto all’architettura e agli oggetti che sono fatti per la pubblicazione, ma ci distraggono dal vedere e ci trattengono dall’essere.

Testo Tony Fretton. Foto Moritz Bernoully  

Designe e Arte/ Cosa è il design? - Sistemico A conclusione della rassegna d’interventi sul significato del design oggi, Stefano Maffei racconta come le realtà del design non siano più collegate esclusivamente alla materialità. “La dimensione digitale ha cambiato l’orizzonte del design”, afferma, ma si chiede quanto ciò possa ampliarsi al di là del controllo umano in un mondo dove l’automazione e l’intelligenza artificiale sono in crescita.

Testo Stefano Maffei. Immagine Credit: Wyss Institute at Harvard University

Designe e Arte/ Appunti di design - Omaggio a Milano, parte 2 Jasper Morrison prosegue invece le sue riflessioni personali sul suo lungo rapporto con Milano e ci ricorda che la curiosità e i rapporti umani sono essenziali al pieno sviluppo del processo creativo. La stretta collaborazione intersettoriale e la “diffusione delle capacità progettuali” hanno avuto un ruolo critico nell’urgenza di sviluppare e fornire nuove attrezzature sanitarie nei primi mesi della pandemia mondiale.

Testo Jasper Morrison con Francesca Picchi. Foto Jasper Morrison  

Designe e Arte/ Progetto di design - Produzione resiliente Antonio Andreoni e Dan Hill affermano che considerare questi progetti come design strategico, invece che basarsi su un’impostazione ingegneristica, “permetterebbe l’emergere di prospettive più ampie” nell’innovazione medica, nonché per le strutture sanitarie più resilienti.

Testo Antonio Andreoni, Dan Hill. Foto James Tye / UCL  

Designe e Arte/ Arte - Thomas Struth L’ultimo articolo della sezione ‘Arte’ riguarda l’affascinante lavoro di Thomas Struth, le cui immagini quest’anno hanno accompagnato ogni mese la sezione ‘Agenda’. Struth traccia in prima persona la mappa del suo interesse per la sfera ‘pubblica’ delle città, delle vie e degli edifici, considerandoli non solo architettura, ma anche una “macchina del tempo” d’idee ed emozioni con cui siamo in continuo dialogo.

Testo Thomas Struth. Foto Thomas Struth

Riflessioni/ Messa a fuoco - Tadao Ando, Chiesa della Luce “l mio desiderio non è spiegare gli edifici attraverso il linguaggio, ma con il rapido tratto diunamatita”,affermaTadaoAndo.Osserviamodavicinoundisegnotecnicodella Chiesa della Luce di Osaka, dove cercava di esprimere chiarezza e purezza.

Testo Tadao Ando a cura di Sarah Handelman. Foto

Riflessioni/ I limiti delle città - Restauro de L’Avana Vecchia Dal Giappone ci spostiamo a Cuba, dove Rik Nys svela la complessità della conservazione de L’Avana Vecchia indirizzata a soddisfare le esigenze del turismo internazionale. Secondo un piano regolatore “degno di Sisifo”, elaborato da Eusebio Leal sotto il forte controllo statale e grazie al sostegno della qualifica del sito come patrimonio mondiale dell’Unesco, costruire nella ex città coloniale non solo ne compromette il tessuto storico, ma le toglie anche la vita, suscitando domande critiche sull’autenticità e sulla possibilità di controllare le forze dell’edilizia del mercato mondiale.

Testo Rik Nys. Foto Rik Nys  

Riflessioni/ L’importanza del luogo - Va tutto bene, signor Field Katharine Kilalea ci guida in Sudafrica in una replica in abbandono della Villa Savoye di Le Corbusier, evocando la magica sensazione di un nuovo luogo per un simbolo familiare.

Testo Katharine Kilalea. Foto Jonathan Eastland / Ajax

Riflessioni/ Dall’archivio - Aldo Rossi: da scala a scala Fulvio Irace estrae dall’archivio il Teatro del Mondo di Aldo Rossi per riflettere sul concetto di scala. Giocando sulla miniaturizzazione e sull’ingrandimento dall’architettura all’oggetto e viceversa, l’opera di Rossi “mette in dubbio l’identità della grandezza”.

Testo Fulvio Irace. Foto Archivio Domus

Rassegna/ Uffici Anche se lo sviluppo a medio e lungo termine dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e il suo impatto sui luoghi destinati al lavoro sono ancora incerti, le aziende del settore hanno già iniziato a sviluppare e a testare nuove soluzioni per le aree di lavoro concepite per l’era post-pandemica.

Testo Giulia Guzzini

Copertina di Domus 1051

Autore Thomas Demand

La programmazione dei dieci numeri di Domus 2020 ha concentrato  l’attenzione sulla posizione professionale degli architetti in un mondo in forte cambiamento, dando priorità al ruolo della pratica, piuttosto che alla pubblicazione dei progetti. David Chipperfield, nell’editoriale del numero di novembre Domus 1051, si interroga su come l’architettura debba affrontare oggi problematiche di scala molto più ampia, con un impegno più complesso di rappresentazione sociale, consapevolezza ambientale e mandato politico.

Saskia Sassen apre l’ultima Agenda riflettendo sul modo in cui le dinamiche astratte dell’economia globale stanno riformulando la scala delle nostre unità spaziali.Nonostante la nostra “impressionante capacità di tradurre in termini digitali praticamente qualunque cosa”, le condizioni materiali hanno ancora il loro peso. Lucia Allais indaga sulla riscoperta del cerchio come strumento di ordinamento spaziale in architettura, nonché sull’incremento della nostra consapevolezza del perimetro che circonda il nostro corpo, mentre Vittorio Magnago Lampugnani lascia un toccante consiglio ad architetti e urbanisti: “La realizzazione materiale di un concetto non può considerarsi separato dal concetto stesso”.

Proseguendo nel discorso iniziato con il numero di ottobre, utilizziamo la sezione Pratica per ampliare il tema, chiedendo a colleghi architetti di rispondere alla domanda: “Come sarà il futuro dell’architettura?”. Toshiko Mori illustra due progetti dello studio in Senegal, proposte basate sull’idea che l’architettura ha il potenziale per contribuire a dare stabilità alle comunità che dispongono di scarse risorse. Per Atelier Bow-Wow i disegni sono una piattaforma importante per condividere le risorse della società. Anne Lacaton e Jean Philippe Vassalci affermano la necessità di difendere il piacere di abitare, inteso come un atto politico: è una necessità, un problema che va affrontato allo stesso livello di una priorità ambientale. Studio Mumbai cataloga, attraverso una serie di loro scatti, elementi caratterizzanti la percezione del mondo fisico in cui viviamo, stratificazione della nostra evoluzione culturale. Lo studio di architettura Bureau Architectures Sans Titre ritrae con una serie di scatti fotografici gli operai e tecnici in azione nei cantieri dei loro progetti, dalla ristrutturazione di un’ex autorimessa in uffici all’ampliamento e miglioramento termico di una casa. Tony Fretton analizza tre progetti realizzati da professionisti, dediti anche al mondo dell’insegnamento e della teoria. Senza clamore, ciò che hanno fatto è un antidoto all’architettura e agli oggetti che sono fatti per la pubblicazione, ma ci distraggono dal vedere e ci trattengono dall’essere.

A conclusione della rassegna Design e Arte, Stefano Maffei racconta come le realtà del design non siano più collegate esclusivamente alla materialità. Jasper Morrison prosegue invece le sue riflessioni personali sul suo lungo rapporto con Milano e ci ricorda che la curiosità e i rapporti umani sono essenziali al pieno sviluppo del processo creativo. La stretta collaborazione intersettoriale e la “diffusione delle capacità progettuali” hanno avuto un ruolo critico nell’urgenza di sviluppare e fornire nuove attrezzature sanitarie nei primi mesi della pandemia mondiale. Antonio Andreoni e Dan Hill si concentrano sui progetti per le attrezzature sanitarie sviluppane nei mesi dell’emergenza mondiale, affermando che considerarli come design strategico “permetterebbe l’emergere di prospettive più ampie” nell’innovazione medica, nonché per le strutture sanitarie più resilienti. L’ultimo articolo della sezione Arte riguarda il lavoro di Thomas Struth, le cui immagini quest’anno hanno accompagnato ogni mese la sezione Agenda.

Tra le Riflessioni, osserviamo da vicino un disegno tecnico della Chiesa della Luce di Tadao Ando, dove cercava di esprimere chiarezza e purezza. A Cuba, dove Rik Nys svela la complessità della conservazione de L’Avana Vecchia indirizzata a soddisfare le esigenze del turismo internazionale. Katharine Kilalea ci guida in Sudafrica in una replica in abbandono della Villa Savoye di Le Corbusier, evocando la magica sensazione di un nuovo luogo per un simbolo familiare. Fulvio Irace estrae dall’archivio il Teatro del Mondo di Aldo Rossi per riflettere sul concetto di scala. Giocando sulla miniaturizzazione e sull’ingrandimento dall’architettura all’oggetto e viceversa, l’opera di Rossi “mette in dubbio l’identità della grandezza”.

Nel Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, Melissa Daniel ci parla dell’utopia nera di un Bauhaus afroamericano, come Black Wall Street a Tulsa, in Oklahoma, negli anni Venti del Novecento, e Seneca Village a New York, negli anni Venti dell’Ottocento. Angela Maderna descrive “House of Cards”, la nuova mostra del fotografo Thomas Demand a a Leuven, in Belgio. Nella sezione dedicate all’arte Valentina Petrucci dialoga con Massimo de Carlo, collezionista con quartier generale nella Casa Corbellini-Wassermann di Piero Portaluppi. Silvana Annichiarico continua con la selezione di tre talenti emergenti nel mondo del design. Il direttore editoriale Walter Mariotti conclude la sezione con la rubrica Pausa caffè, in una conversazione con Gianni Berengo Gardin, uno dei più importanti fotografi italiani.

Editoriale/ Una questione di scala Testo David Chipperfield. Foto Thomas Struth

Nell’editoriale di Domus 1051, il guest editor 2020 si interroga su come l'architettura debba affrontare oggi problematiche di scala molto più ampia, con un impegno più complesso di rappresentazione sociale, consapevolezza ambientale e mandato politico.

Agenda/ Le economie di scala crescono davvero? Testo Saskia Sassen. Immagine Hilary Koob-Sassen  

Saskia Sassen apre la nostra ultima ‘Agenda’ riflettendo sul modo in cui le dinamiche astratte dell’economia globale stanno riformulando la scala delle nostre unità spaziali. Nonostante la nostra “impressionante capacità di tradurre in termini digitali praticamente qualunque cosa”, le condizioni materiali per fortuna hanno ancora il loro peso.

Agenda/ Quando il cerchio è la scala: note sul ‘piccolo’ di oggi Testo Lucia Allais. Foto Marcella Winograd / Courtesy of Domino Park  

Lucia Allais riflette sulla riscoperta del cerchio come strumento di ordinamento spaziale in architettura, nonché sull’incremento della nostra consapevolezza del perimetro che circonda il nostro corpo. Il cerchio “ci mostra come un nuovo meccanismo di scala sia diventato predominante nella vita culturale e sociale”.

Agenda/ Utopie urbane grandi e piccole Testo Vittorio Magnago Lampugnani. Foto Deux ou trois choses que je sais d’elle (1967), Jean-Luc Godard

Vittorio Magnago Lampugnani lascia un toccante consiglio ad architetti e urbanisti: “La realizzazione materiale di un concetto non può considerarsi separato dal concetto stesso”. Dobbiamo perciò pensare alle grandi idee (a cavallo tra le prospettive del futuro e il ricco corpo di lezioni accumulate lungo la storia) insieme con un’attenta cura per i più piccoli particolari della loro realizzazione materiale.

Pratica. Quale futuro?/ Architettura per risorse stabili Testo Toshiko Mori. Foto Iwan Baan

Proseguendo nel discorso iniziato con il numero di ottobre utilizziamo la sezione ‘Pratica’ per ampliare il tema, chiedendo a colleghi architetti di rispondere alla domanda: “Come sarà il futuro dell’architettura?”. Toshiko Mori illustra due progetti dello studio in Senegal, il Thread Artist Residency and Cultural Centre a Sinthian e la Fass School and Teachers’ Residence a Fass, proposte basate sull’idea che l’architettura ha il potenziale per contribuire a dare stabilità alle comunità che dispongono di scarse risorse.

Pratica. Quale futuro?/ Disegno ed etnografia architettonica Testo Momoyo Kaijima, Yoshiharu Tsukamoto. Immagine © Atelier Bow-Wow

Per Atelier Bow-Wow i disegni sono una piattaforma importante per condividere le risorse della società. Presentano in questo numero due progetti realizzati insieme con i nostri studenti durante il Covid-19, perando che possano aiutare tutti noi a pensare a un futuro migliore cui dare forma anche con il contributo della progettazione architettonica.

Pratica. Quale futuro?/ Il piacere di abitare Testo Anne Lacaton, Jean Philippe Vassal. Foto tratta dal film Constructing Escape diretto da Karine Dana  

La doppia crisi che stiamo vivendo, sul piano ambientale e su quello sociale, solleva questioni fondamentali sull’importanza dell’edilizia residenziale. Anne Lacaton e Jean Philippe Vassalci affermano la necessità di difendere il piacere di abitare, inteso come un atto politico: è una necessità, un problema che va affrontato allo stesso livello di una priorità ambientale.

Pratica. Quale futuro?/ Espandere il nostro universo Testo Bijoy Jain, Mitul Desai, Srijaya Anumolu. Foto © Studio Mumbai  

Studio Mumbai cataloga attraverso una serie di loro scatti elementi caratterizzanti la percezione del mondo fisico in cui viviamo, stratificazione della nostra evoluzione culturale. Secondo loro la nostra nozione di mondo si forma affrontando continuamente paesaggi diversi, un ricettacolo di conoscenza tacita, un campo di energia, tattile e sonoro, fatto di acqua, aria e luce.

Pratica. Quale futuro?/ All’opera Testo BAST. Foto BAST  

Lo studio di architettura Bureau Architectures Sans Titre ritrae con una serie di scatti fotografici gli operai e tecnici in azione nei cantieri dei loro progetti, dalla ristrutturazione di un’ex autorimessa in uffici all'ampliamento e miglioramento termico di una casa.

Pratica. Quale futuro?/ Del vedere e dell’essere Testo Tony Fretton. Foto Moritz Bernoully  

La domanda non è quale sia il futuro dell’architettura, ma cosa l’architettura stia già facendo riguardo ai problemi del presente. Tony Fretton analizza tre progetti realizzati da professionisti dedicati anche al mondo dell'insegnamento e della teoria. Senza clamore, ciò che hanno fatto è un antidoto all’architettura e agli oggetti che sono fatti per la pubblicazione, ma ci distraggono dal vedere e ci trattengono dall’essere.

Designe e Arte/ Cosa è il design? - Sistemico Testo Stefano Maffei. Immagine Credit: Wyss Institute at Harvard University

A conclusione della rassegna d’interventi sul significato del design oggi, Stefano Maffei racconta come le realtà del design non siano più collegate esclusivamente alla materialità. “La dimensione digitale ha cambiato l’orizzonte del design”, afferma, ma si chiede quanto ciò possa ampliarsi al di là del controllo umano in un mondo dove l’automazione e l’intelligenza artificiale sono in crescita.

Designe e Arte/ Appunti di design - Omaggio a Milano, parte 2 Testo Jasper Morrison con Francesca Picchi. Foto Jasper Morrison  

Jasper Morrison prosegue invece le sue riflessioni personali sul suo lungo rapporto con Milano e ci ricorda che la curiosità e i rapporti umani sono essenziali al pieno sviluppo del processo creativo. La stretta collaborazione intersettoriale e la “diffusione delle capacità progettuali” hanno avuto un ruolo critico nell’urgenza di sviluppare e fornire nuove attrezzature sanitarie nei primi mesi della pandemia mondiale.

Designe e Arte/ Progetto di design - Produzione resiliente Testo Antonio Andreoni, Dan Hill. Foto James Tye / UCL  

Antonio Andreoni e Dan Hill affermano che considerare questi progetti come design strategico, invece che basarsi su un’impostazione ingegneristica, “permetterebbe l’emergere di prospettive più ampie” nell’innovazione medica, nonché per le strutture sanitarie più resilienti.

Designe e Arte/ Arte - Thomas Struth Testo Thomas Struth. Foto Thomas Struth

L’ultimo articolo della sezione ‘Arte’ riguarda l’affascinante lavoro di Thomas Struth, le cui immagini quest’anno hanno accompagnato ogni mese la sezione ‘Agenda’. Struth traccia in prima persona la mappa del suo interesse per la sfera ‘pubblica’ delle città, delle vie e degli edifici, considerandoli non solo architettura, ma anche una “macchina del tempo” d’idee ed emozioni con cui siamo in continuo dialogo.

Riflessioni/ Messa a fuoco - Tadao Ando, Chiesa della Luce Testo Tadao Ando a cura di Sarah Handelman. Foto

“l mio desiderio non è spiegare gli edifici attraverso il linguaggio, ma con il rapido tratto diunamatita”,affermaTadaoAndo.Osserviamodavicinoundisegnotecnicodella Chiesa della Luce di Osaka, dove cercava di esprimere chiarezza e purezza.

Riflessioni/ I limiti delle città - Restauro de L’Avana Vecchia Testo Rik Nys. Foto Rik Nys  

Dal Giappone ci spostiamo a Cuba, dove Rik Nys svela la complessità della conservazione de L’Avana Vecchia indirizzata a soddisfare le esigenze del turismo internazionale. Secondo un piano regolatore “degno di Sisifo”, elaborato da Eusebio Leal sotto il forte controllo statale e grazie al sostegno della qualifica del sito come patrimonio mondiale dell’Unesco, costruire nella ex città coloniale non solo ne compromette il tessuto storico, ma le toglie anche la vita, suscitando domande critiche sull’autenticità e sulla possibilità di controllare le forze dell’edilizia del mercato mondiale.

Riflessioni/ L’importanza del luogo - Va tutto bene, signor Field Testo Katharine Kilalea. Foto Jonathan Eastland / Ajax

Katharine Kilalea ci guida in Sudafrica in una replica in abbandono della Villa Savoye di Le Corbusier, evocando la magica sensazione di un nuovo luogo per un simbolo familiare.

Riflessioni/ Dall’archivio - Aldo Rossi: da scala a scala Testo Fulvio Irace. Foto Archivio Domus

Fulvio Irace estrae dall’archivio il Teatro del Mondo di Aldo Rossi per riflettere sul concetto di scala. Giocando sulla miniaturizzazione e sull’ingrandimento dall’architettura all’oggetto e viceversa, l’opera di Rossi “mette in dubbio l’identità della grandezza”.

Rassegna/ Uffici Testo Giulia Guzzini

Anche se lo sviluppo a medio e lungo termine dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e il suo impatto sui luoghi destinati al lavoro sono ancora incerti, le aziende del settore hanno già iniziato a sviluppare e a testare nuove soluzioni per le aree di lavoro concepite per l’era post-pandemica.

Copertina di Domus 1051 Autore Thomas Demand