Solo 4-5 anni fa sembrava che il trasporto aereo fosse destinato a rallentare la crescita, a ridimensionare l’intensità dei flussi e a rinunciare alla centralità nel sistema degli spostamenti di persone e merci, come se sulle lunghe distanze ci fossero alternative. La rimessa in discussione della globalizzazione sembrava, insieme alla grande questione del cambiamento climatico, aver messo un freno importante all’intero comparto aviation.
Sono stati di conseguenza sospesi o rinviati, come mai accaduto nella storia, molti investimenti e, forse anche peggio, sono stati ritardati piani e progetti per lo sviluppo futuro di infrastrutture e servizi. Talvolta con un pericoloso accorciamento della visione prospettica con cui ora facciamo i conti, solo motivato dall’incertezza. Non dappertutto per fortuna, e la differenza dove questo non è accaduto oggi si vede.
Il traffico, come leggiamo nella Overview, ha invece ripreso a crescere, in alcuni segmenti di mercato anche oltre le previsioni più ottimistiche e molti temi che sembrava dovessero essere ostacoli per la crescita paiono in realtà avere meno rilevanza o aver trovato soluzione, almeno comunicativa se non sostanziale. Gli aeroporti e i territori che hanno investito negli anni del Covid approfittano della fase di crescita in corso e offrono migliori livelli di servizio.

Con il tema della sostenibilità l’industria pare aver fatto patti ragionevoli e duraturi, con un’agenda chiara e risultati promettenti e già misurabili per la decarbonizzazione e con regole più efficaci e sensibilità aumentate per gli impatti sul paesaggio del rumore e delle infrastrutture. Molto da fare ancora, ma nell’ultimo decennio sono stati fatti straordinari passi avanti che provano l’impegno dell’intera filiera del trasporto aereo.
Si approfitti appieno delle capacità tecniche disponibili, degli strumenti più aggiornati e dei vantaggi dell’integrazione fra discipline.
I costi per muovere velocemente passeggeri e merci sulle lunghe distanze sembrano avere dimensioni ancora sopportabili per i diversi comparti dell’economia e i bilanci familiari. Ma soprattutto, le persone continuano a volersi spostare fra i continenti e desiderano farlo sempre di più. Le città e i territori dell’intero globo chiedono accessibilità aerea più diretta possibile e connettività estesa.
E vogliamo credere che i roventi problemi geopolitici e geoeconomici in corso siano ancora una volta deviazioni temporanee, per quanto lunghe, dal percorso di progresso e di miglioramento delle condizioni di vita del mondo intero. Nulla come lo spazio aereo chiuso separa Paesi, popolazioni ed economie. L’idea che a chiuderlo siano le guerre e che mentre scriviamo aumenta anziché diminuire l’estensione delle no-fly zone, ci tormenta e ci impone di fare ogni sforzo per la pace.
Le città e i territori dell’intero globo chiedono accessibilità aerea più diretta possibile e connettività estesa.
Domanda crescente e sfide inedite da giocare, ampiamente documentate nelle pagine di questo numero di DomusAir, da quelle ambientali e architettoniche a quelle tecnologiche, richiedono ora un enorme sforzo di pianificazione e progettazione degli aeroporti del futuro, dei sistemi per la loro connessione ai territori e delle stesse città che li accolgono. Non solo uno sforzo quantitativo ma soprattutto un cambio di paradigma.
Dalla risposta puntuale alle specifiche esigenze dei flussi di traffico, tipicamente costituita da ampliamenti volumetrici o nuove infrastrutture specializzate, fino alla realizzazione più lungimirante di sistemi che integrino le funzioni che rispondono alla domanda di mobilità con altre funzioni urbane, che beneficino di migliori connessioni territoriali, di reti digitali e ottimizzazioni energetiche. Si approfitti appieno delle capacità tecniche disponibili, degli strumenti più aggiornati e dei vantaggi dell’integrazione fra diverse discipline per realizzare progetti moderni e ambiziosi. Con attenzione all’ambiente, al paesaggio, alla natura dei luoghi e ai bisogni delle persone.