Bunker di lusso, il nuovo trend architettonico dei super-ricchi

Dai silo missilistici agli ipogei high-end, come i rifugi sotterranei stanno diventando una nuova infrastruttura di privilegio, tra design, tecnologia e paure sistemiche.

Negli ultimi anni si è consolidato un mercato immobiliare parallelo, quasi invisibile allo sguardo comune: quello dei rifugi privati ad alta sicurezza, concepiti non solo per offrire protezione in situazioni estreme, ma per garantire lusso, esclusività e un’intera costellazione di ambizioni che definiscono un certo stile di vita. Non è un’estensione del survivalismo, ma una grammatica architettonica che unisce innovazione, paure sistemiche ed esperienze di benessere trasformate in habitat.

Appartamenti in uno dei due edifici di Survival Condo. Courtesy Survival Condo

Dal missile al condominio sotterraneo

Un esempio è il Raven Ridge 11, parte integrante del complesso americano Survival Condo, ricavato da un vecchio silo missilistico Atlas nel Kansas: 15 piani sotterranei con piscina, serra idroponica, teatro, biblioteca, parete d’arrampicata, bar e persino celle di detenzione, una stanza per la decontaminazione e una postazione per cecchini. Le unità, vendute a cifre che alcune stime collocano nell’ordine dei milioni di dollari, rappresentano un’architettura della sicurezza che si traveste da comunità residenziale.

Aerie: l’enclave terapeutica da 300 milioni

Il club sotterraneo Aerie. Courtesy Aerie

Ancora più esclusivo è Aerie, il progetto da 300 milioni di dollari sviluppato da Safe e annunciato per il 2026: un club sotterraneo per 625 membri, ciascuno dotato di una suite modellabile come residenza privata — più di 1.850 metri quadrati — immersa in un ecosistema di piscine interne, ristoranti d’alta cucina, centri medici assistiti da AI e strutture dedicate alla longevità. Non un semplice bunker, ma un’enclave terapeutica pensata per una comunità che immagina la sopravvivenza come estensione del benessere. 

Vivos xPoint nel South Dakota. Courtesy Vivos

L’Oppidum: palazzo ipogeo dell’Europa centrale

In Europa centrale, l’Oppidum in Repubblica Ceca è tra i tentativi più radicali di trasformare il sottosuolo in architettura residenziale di alta gamma. Concepito originariamente come struttura di sicurezza di epoca sovietica, oggi è un palazzo ipogeo con un’articolazione spaziale sorprendentemente ricca: suite modellate secondo la grammatica dell’hotellerie di lusso, un giardino interno con ciclo luminoso calibrato, ambienti scenografici con “finestre” digitali che simulano orizzonti irreali.


La sequenza di spa, cinema e cantine blindate traduce l’estetica del rifugio in un linguaggio di comfort assoluto. Qui il bunker si ibrida con la residenza d’élite, puntando non tanto alla sopravvivenza quanto alla continuità del privilegio in condizioni estreme.

Vivos: l’infrastruttura globale del giorno dopo

Alla stessa ambizione risponde la rete di rifugi sotterranei costruita e gestita dalla società Vivos, guidata dal ceo Robert Vicino, attiva da oltre un decennio. Comprende almeno tre grandi complessi: xPoint nel South Dakota (575 bunker per migliaia di persone), un rifugio in Indiana e il mastodontico Europa One in Germania.

Il club sotterraneo Aerie. Courtesy Aerie

Definito come “la fuga definitiva dal giorno del giudizio”, Europa One, ricavato nella roccia carsica della Turingia, presenta un’infrastruttura blindata concepita per resistere a esplosioni nucleari, agenti chimici ed eventi estremi. Quartieri privati rifiniti con materiali nobili si affiancano a teatri, serre sotterranee e spazi collettivi strutturati come un piccolo insediamento autonomo. 

Trogloditismo di lusso

Ingresso a l’Oppidum: il palazzo ipogeo dell’Europa centrale. Courtesy Oppidum

A uno sguardo superficiale questi bunker potrebbero sembrare l’esasperazione della protezione privata. In realtà i super-ricchi stanno colonizzando non solo lo spazio verticale dei grattacieli, ma anche il sottosuolo urbano tramite quella che alcuni definiscono una forma di “trogloditismo di lusso”: seminterrati monumentali, residenze difensive e strutture blindate configurate come dispositivi di privilegio.

La secessione sotterranea

Un interno del complesso Survival Condo. Courtesy Survival Condo

La corsa ai rifugi di lusso segnala un mutamento nella psicologia del potere: le élite non si percepiscono più come garanti della stabilità sociale, ma come soggetti che devono sottrarsi al mondo che hanno contribuito a modellare. È una dinamica che richiama ciò che la sociologia — a partire da Michael Hechter — definisce “secessione dei ricchi”: gruppi privilegiati che ritagliano spazi separati, fisici e simbolici, per preservare condizioni di vita altrimenti non garantibili nella sfera comune.

Il diritto alla salvezza

Dietro quella che potrebbe sembrare un’assurdità architettonica si apre una questione più ampia: chi avrà il diritto di mettersi al sicuro?

RAAAF and Atelier de Lyon, Bunker 599, Diefdijk, Utrecht, Olanda 2013 Uno dei 700 bunker della New Dutch Waterline (NDW), una linea di difesa militare in uso dal 1815 al 1940 che proteggeva le città di Muiden, Utrecht, Vreeswijk e Gorinchem mediante inondazioni intenzionali, diventa una forte attrattiva pubblica grazie ad un gesto progettuale radicale che mira a promuovere una zona naturalisticamente e storicamente significativa per il paese. Il piccolo e apparentemente inespugnabile bunker viene squarciato a metà da un percorso in legno che rivela l’interno della costruzione precluso generalmente alla vista e conduce i visitatori sui sentieri dell'adiacente riserva naturale.

Foto Holland-PhotostockNL da AdobeStock

RAAAF and Atelier de Lyon, Bunker 599, Diefdijk, Utrecht, Olanda 2013

Foto Holland-PhotostockNL da AdobeStock

B-ILD, Bunker pavilion, Vuren, Olanda 2014 Un bunker sotterraneo viene ristrutturato per sfruttare al meglio lo spazio interno minimo (9 mq di superficie in pianta per due metri di altezza) e trasformato in una casa per vacanze. L’ingombro planimetrico viene riproposto in superficie attraverso una piattaforma che funge da terrazza.

Foto Tim Van de Velde

B-ILD, Bunker pavilion, Vuren, Olanda 2014

Foto Tim Van de Velde

L+, Grüner St. Pauli, Amburgo, Germania 2015 Un bunker multipiano del 1942 che durante il bombardamento di Amburgo, ospitò fino a 25.000 persone, trova nuova vita attraverso un intervento di conversione finalizzato a preservare la memoria dell’edificio e potenziarne l’attrattività. Il sopralzo di diversi piani ha consentito di realizzare nuovi spazi terrazzati piantumati che culminano in sommità con un parco pubblico. L’edificio ospita anche un hotel, spazi commerciali, ricreativi e per la formazione.

Foto Felix Geringswald da AdobeStock

Sammlung Boros, Berlin, Germania 2017 Nel quartiere di Mitte, un bunker eretto nel 1942 come rifugio antiaereo per la popolazione civile, poi divenuto deposito per la frutta durante la DDR e infine una Mecca per ravers techno ospita oggi la Collezione Boros, una raccolta privata di arte contemporanea che comprende gruppi di opere di artisti internazionali dal 1990 a oggi, allestite negli oltre 3.000 metri quadrati di spazio espositivo.

 Foto Jean-Pierre Dalbéra da wikimedia commons

Big, Museo Tirpitz, Blåvand, Danimarca 2017 L’intervento di Big amplia e trasforma un ermetico bunker in cemento armato della Seconda guerra mondiale in un complesso culturale perfettamente integrato con il paesaggio tutelato di Blåvand, nella Danimarca occidentale. L’edificio, totalmente nascosto nel paesaggio, è composto da una singola struttura di 2.800 mq con quattro spazi espositivi scavata nella terra e segnalata in superficie da una serie di tagli nella collina che conducono nel cuore del museo.

Foto Siegbert Brey da Wikipedia

Big, Museo Tirpitz, Blåvand, Danimarca 2017

Foto Sintakso da wikimedia commons

Ateljé Ö, Bunker 319, Gotland, Svezia 2021 L‘intervento amplia a scopo abitativo un bunker della guerra fredda, situato in un’area collinare affacciata sul Mar Baltico. Oltre al bunker, il complesso comprende quattro nuove case basse attestate intorno ad un cortile interno in cui campeggia un albero, che evoca l’idea della piazza di un piccolo villaggio. Materiali ruvidi e naturali, come il cemento e il legno a vista negli involucri e ghiaia locale nelle coperture sfumano i volumi rigorosi nel paesaggio naturale.

Foto Martin Brusewitz

Ateljé Ö, Bunker 319, Gotland, Svezia 2021

Foto Martin Brusewitz

Archea Associati, Rifugio Digitale, Firenze, Italia 2022 Il recupero di un vecchio tunnel antiaereo rientra in un programma di riqualificazione di un’area di Firenze non battuta dai consueti flussi turistici. La costruzione, che si insinua per 33 metri all’interno della collina sotto piazzale Michelangelo, progettata nel 1943 come luogo di difesa dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale sfruttando un più antico sistema di drenaggio, è stata recuperata da Archea Associati come una galleria d’arte votata alla ricerca sul digitale. Con una superficie di 165 metri quadri complessivi, il cuore di Rifugio Digitale è il tunnel con 16 schermi che ospitano mostre temporanee, eventi e performance riguardanti l’arte, l’architettura, la fotografia, la letteratura, il cinema.

Foto Pietro Savorelli Associati

Archea Associati, Rifugio Digitale, Firenze, Italia 2022

Foto Pietro Savorelli Associati

Corstorphine & Wright, The Transmitter Bunker, Dorset, Regno Unito 2023 Il Bunker, utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale nell’ambito del sistema radar "Chain Home" per rilevare gli aerei nemici e segnalarne la loro posizione, si situa in un contesto paesistico spettacolare che ha indotto i proprietari a trasformare l’edificio militare in una casa per vacanze. L’intervento di riuso ha inteso conservare quanto più lo spirito brutalista dello spazio. Dall'ingresso, interrato come alle origini, lo spazio interno si apre su Ringstead Bay con un’ampia vetrata che introietta la luce. Gli involucri in cemento a vista sono stati meticolosamente conservati, isolati e impermeabilizzati dall’esterno per evitarne lo snaturamento. L’elevata massa termica prodotta dal terreno che ricopre la costruzione riduce al minimo il fabbisogno energetico per riscaldare gli spazi.

Foto Will Scott

Corstorphine & Wright, The Transmitter Bunker, Dorset, Regno Unito 2023

Foto Will Scott

Queste architetture materializzano una disuguaglianza radicale — una segregazione spaziale che non mira solo a occultare, ma a garantire la continuità della vita di pochi. La salvezza, qui, non è più un bene condiviso: è un servizio acquistabile, e che pochi possono permettersi.

Immagine di apertura: Il club sotterraneo Aerie. Courtesy Aerie