Negli ultimi anni si è consolidato un mercato immobiliare parallelo, quasi invisibile allo sguardo comune: quello dei rifugi privati ad alta sicurezza, concepiti non solo per offrire protezione in situazioni estreme, ma per garantire lusso, esclusività e un’intera costellazione di ambizioni che definiscono un certo stile di vita. Non è un’estensione del survivalismo, ma una grammatica architettonica che unisce innovazione, paure sistemiche ed esperienze di benessere trasformate in habitat.
Bunker di lusso, il nuovo trend architettonico dei super-ricchi
Dai silo missilistici agli ipogei high-end, come i rifugi sotterranei stanno diventando una nuova infrastruttura di privilegio, tra design, tecnologia e paure sistemiche.
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- Lucia Antista
- 24 novembre 2025
Dal missile al condominio sotterraneo
Un esempio è il Raven Ridge 11, parte integrante del complesso americano Survival Condo, ricavato da un vecchio silo missilistico Atlas nel Kansas: 15 piani sotterranei con piscina, serra idroponica, teatro, biblioteca, parete d’arrampicata, bar e persino celle di detenzione, una stanza per la decontaminazione e una postazione per cecchini. Le unità, vendute a cifre che alcune stime collocano nell’ordine dei milioni di dollari, rappresentano un’architettura della sicurezza che si traveste da comunità residenziale.
Aerie: l’enclave terapeutica da 300 milioni
Ancora più esclusivo è Aerie, il progetto da 300 milioni di dollari sviluppato da Safe e annunciato per il 2026: un club sotterraneo per 625 membri, ciascuno dotato di una suite modellabile come residenza privata — più di 1.850 metri quadrati — immersa in un ecosistema di piscine interne, ristoranti d’alta cucina, centri medici assistiti da AI e strutture dedicate alla longevità. Non un semplice bunker, ma un’enclave terapeutica pensata per una comunità che immagina la sopravvivenza come estensione del benessere.
L’Oppidum: palazzo ipogeo dell’Europa centrale
In Europa centrale, l’Oppidum in Repubblica Ceca è tra i tentativi più radicali di trasformare il sottosuolo in architettura residenziale di alta gamma. Concepito originariamente come struttura di sicurezza di epoca sovietica, oggi è un palazzo ipogeo con un’articolazione spaziale sorprendentemente ricca: suite modellate secondo la grammatica dell’hotellerie di lusso, un giardino interno con ciclo luminoso calibrato, ambienti scenografici con “finestre” digitali che simulano orizzonti irreali.
La sequenza di spa, cinema e cantine blindate traduce l’estetica del rifugio in un linguaggio di comfort assoluto. Qui il bunker si ibrida con la residenza d’élite, puntando non tanto alla sopravvivenza quanto alla continuità del privilegio in condizioni estreme.
Vivos: l’infrastruttura globale del giorno dopo
Alla stessa ambizione risponde la rete di rifugi sotterranei costruita e gestita dalla società Vivos, guidata dal ceo Robert Vicino, attiva da oltre un decennio. Comprende almeno tre grandi complessi: xPoint nel South Dakota (575 bunker per migliaia di persone), un rifugio in Indiana e il mastodontico Europa One in Germania.
Definito come “la fuga definitiva dal giorno del giudizio”, Europa One, ricavato nella roccia carsica della Turingia, presenta un’infrastruttura blindata concepita per resistere a esplosioni nucleari, agenti chimici ed eventi estremi. Quartieri privati rifiniti con materiali nobili si affiancano a teatri, serre sotterranee e spazi collettivi strutturati come un piccolo insediamento autonomo.
Trogloditismo di lusso
A uno sguardo superficiale questi bunker potrebbero sembrare l’esasperazione della protezione privata. In realtà i super-ricchi stanno colonizzando non solo lo spazio verticale dei grattacieli, ma anche il sottosuolo urbano tramite quella che alcuni definiscono una forma di “trogloditismo di lusso”: seminterrati monumentali, residenze difensive e strutture blindate configurate come dispositivi di privilegio.
La secessione sotterranea
La corsa ai rifugi di lusso segnala un mutamento nella psicologia del potere: le élite non si percepiscono più come garanti della stabilità sociale, ma come soggetti che devono sottrarsi al mondo che hanno contribuito a modellare. È una dinamica che richiama ciò che la sociologia — a partire da Michael Hechter — definisce “secessione dei ricchi”: gruppi privilegiati che ritagliano spazi separati, fisici e simbolici, per preservare condizioni di vita altrimenti non garantibili nella sfera comune.
Il diritto alla salvezza
Dietro quella che potrebbe sembrare un’assurdità architettonica si apre una questione più ampia: chi avrà il diritto di mettersi al sicuro?
Foto Holland-PhotostockNL da AdobeStock
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Foto Tim Van de Velde
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Foto Felix Geringswald da AdobeStock
Foto Jean-Pierre Dalbéra da wikimedia commons
Foto Siegbert Brey da Wikipedia
Foto Sintakso da wikimedia commons
Foto Martin Brusewitz
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Foto Pietro Savorelli Associati
Foto Pietro Savorelli Associati
Foto Will Scott
Foto Will Scott
Queste architetture materializzano una disuguaglianza radicale — una segregazione spaziale che non mira solo a occultare, ma a garantire la continuità della vita di pochi. La salvezza, qui, non è più un bene condiviso: è un servizio acquistabile, e che pochi possono permettersi.
Immagine di apertura: Il club sotterraneo Aerie. Courtesy Aerie