Da quando si è concretizzata l’ipotesi di costruire un nuovo stadio per Inter e Milan, nel 2019, il destino dello stadio Giuseppe Meazza, “la Scala del calcio”, ha attraversato diverse fasi, tra proposte futuristiche, progetti conservativi e ipotesi simboliche.
Tra le opzioni più discusse c’è stata “La Cattedrale” dello studio Populous, in competizione con gli anelli futuristici di Manica-CMR Sportium. Accanto a queste soluzioni, si sono affacciate alla ribalta, nel corso del tempo, idee radicalmente diverse, come la trasformazione dell’attuale stadio in un bosco di cipressi in memoria delle vittime del Covid-19, o la visione di Stefano Boeri di uno “stadio-bosco”. Non sono mancate nemmeno ipotesi apparentemente più moderate, ma che hanno colpito profondamente l’opinione pubblica, che vede lo stadio come un simbolo della città e della sua gloria calcistica: l’idea di conservarne solo una parte, ovvero di demolirlo ma non totalmente, in omaggio alla sua memoria storica, non è sicuramente piaciuta a tutti.


Costruito nel 1925, lo stadio dedicato a uno dei calciatori italiani simbolo dell’età dell’oro del calcio è una stratificazione di anni e tecniche di ingegneria, da Ulisse Stacchini, a Perlasca e Bertera, fino a Leo Finzi in collaborazione con Giancarlo Ragazzi e Enrico Hoffer. Inter e Milan sono tra le più importanti squadre del calcio mondiale e in questo impianto hanno vinto tutto, sia a livello nazionale sia a livello internazionale. Condividere lo stadio, un caso eccezionale oggi che tutti i maggiori club ne hanno uno proprio, ha certamente accresciuto la mitologia del Meazza. Per non dimenticare che qui si sono svolti alcuni dei concerti più importanti e celebri che hanno fatto la storia della città: Michael Jackson nel ’92, il mitico concerto di Bob Marley, quello interminabile di Springsteen nel 2013 e tantissimi altri artisti di calibro mondiale hanno suonato qui, ma anche glorie italiane come Vasco Rossi che ha un totale di 30 concerti a San Siro, un record assoluto.


Negli ultimi giorni, il dibattito sul futuro di San Siro è tornato centrale. A marzo, il Comune di Milano ha pubblicato un avviso per la vendita dell’area che oggi ospita lo stadio e ha lanciato un bando pubblico per raccogliere manifestazioni di interesse alternative alla proposta congiunta di Inter e Milan.
Nel frattempo, i due club stanno portando avanti lo studio di fattibilità per un nuovo impianto da 71.500 posti, da costruire nell’attuale zona parcheggio. Il progetto prevede una parziale demolizione del Meazza, con la rimozione della copertura, della maggior parte delle tribune e di circa il 70% delle rampe iconiche che ne caratterizzano la facciata.
Pur parlando di “rifunzionalizzazione”, il risultato sarebbe una cancellazione quasi totale della struttura originaria, costruita nel 1925 e poi modificata più volte nel corso del Novecento. Di quella stratificazione architettonica rimarrebbe ben poco.

Secondo quanto riportato nelle ultime ore dal Corriere della Sera, il principale quotidiano italiano e un altro simbolo di Milano, le squadre di Inter e Milan hanno già avviato una gara per assegnare la progettazione del nuovo stadio. Tra i candidati tornano nomi noti: Populous, specializzato in impianti sportivi; Manica, stavolta in collaborazione con Foster + Partners, lo studio guidato da Norman Foster, guest editor di Domus per il 2024. In corsa anche Herzog & de Meuron, autori dell’Allianz Arena di Monaco e del “Nido d’uccello” di Pechino, insieme a due progetti europei ancora inediti. Infine, c’è Bdp Partners in collaborazione con Big (Bjarke Ingels Group), lo studio dell’attuale guest editor di Domus, che a pochi chilometri nell’area di CityLife sta costruendo il suo “grattacielo sdraiato”.
Il futuro dell’area, così come quello del nuovo e del vecchio stadio, resta incerto. Ma è evidente che anche questa sarà una trasformazione importante, in continuità con il profondo cambiamento che ha già interessato il quartiere negli ultimi due anni, con la nascita del nuovo social housing nell’area dell’ex Trotto e la riqualificazione delle ex scuderie De Montel, oggi sede delle terme metropolitane più grandi d’Europa.
