L’architettura è una disciplina, ma, allo stesso tempo, è l’ambiente fisico in cui viviamo e di cui siamo circondati quotidianamente. Poiché lo spazio è un elemento spesso condiviso, deve essere negoziato, rendendo prioritario un coinvolgimento di un pubblico più ampio. Per esplorare lo stato dell’arte del racconto dell’architettura nei diversi media, Domus ha attivato una partnership con Architectuul e Volume: la prima iniziativa è un evento online che si terrà il 30 aprile, alle 16.30 (CEST).

Coinvolgendo chi produce il racconto dell’architettura e dello spazio abitato oggi – come istituzioni, riviste, curatori, redattori, architetti e memers – l’evento esplorerà il panorama dei media contemporanei, dal digitale alla carta stampata, fino ai social media.

Ad aprire l’evento è una lecture di Francesco Garutti (CCA) seguita dalla tavola rotonda Paper Against Pixels, con Cesar Reyes + Ethel Baraona Pohl (DPR), Kieran Long (ArkDes) e Davide Tommaso Ferrando. Questa parte dell’evento si concentra sul passaggio dal mezzo stampato a quello digitale, esplorando come le istituzioni e le riviste si sono adattate a questo nuovo paradigma e come i blog e le piattaforme social hanno moltiplicato i produttori di contenuti.

A raccontare la dimensione dei social media è The Meme Grammar, che riunisce i memer Alvar Aaltissimo e Blank Gehry. Queste due esperienze si concentrano sul perché e sul come è nato questo tipo di narrazione satirica.

La tavola rotonda Reporting as Activism approfondisce alcune esperienza alternative. Intervengono due network internazionali di architetti e studenti, rispettivamente Failed Architecture e Mies.TV.

Building commonalities
narra del coinvolgimento di un pubblico più ampio nella produzione dello spazio e dell’architettura. La tavola rotonda include Rita Adamo (La Rivoluzione delle Seppie), Anne Beate Hovind + Lode Vranken, Gideon Boie (BAVO), Juanito Jones (Inteligencias Colectivas) per presentare il loro lavoro e raccontare i loro approcci.


A chiusura dell’evento, sarà proiettato “L’artificio” di Francesca Bertin. Il cortometraggio documenta la vita di oggi nelle strade e negli edifici di Zingonia (Bergamo, Italia), una città privata costruita dall'imprenditore Renzo Zingone negli anni Sessanta.