Torino ha ospitato Archivissima, il primo festival ideato da Promemoria e interamente dedicato agli archivi: incontri, esperienze e contaminazioni sono le direttrici attorno alle quali si sono mossi gli operatori culturali, gli appassionati ma anche gli studenti e le aziende, che hanno ormai riconosciuto nell’archivio un progetto su cui investire. Tavoli di lavoro e workshop hanno indagato l’archivio da differenti punti di vista, a partire dalle prospettive di valorizzazione economica per arrivare alla necessità di ripensare al mestiere dell’archivista.
I rappresentanti degli archivi Versace, Mondadori e Campari hanno condiviso le loro esperienze: la presa di coscienza del valore del patrimonio storico ha portato le aziende a investire su programmi di riordino, conservazione e valorizzazione. L’attitudine verso il futuro che caratterizza la moda, racconta Antonio Masciariello dell’Archivio Versace, ha fatto sì che grandi case di moda abbiano trascurato la preoccupazione conservativa e l’organizzazione dei materiali prodotti nella storia, perché spinti ad anticipare le necessità dei consumatori e la produzione delle collezioni. La maison Versace ha compreso solo negli ultimi anni che l’archivio di moda può rappresentare un dispositivo creativo da cui attingere per riproporre motivi grafici e pezzi storici, ed è arrivata oggi a considerare l’archivio stesso come un prezioso progetto su cui investire e uno strumento per arrivare a nuovi traguardi. Anche per Campari, il lavoro di riordino e valorizzazione dei materiali storici in un percorso museale è alla base dell’obiettivo di trasmettere la cultura del marchio alle nuove generazioni tramite un racconto; attraverso l’archivio, è possibile rafforzare il legame con il brand.
Nella moltitudine di attività che Mondadori e la sua Fondazione svolgono per gestire l’enorme archivio della memoria editoriale, la sfida è anche sapere comunicare il patrimonio all’esterno, tramite iniziative mirate. Luisa Finocchi, direttrice della Fondazione, riflette su come la professione dell’archivista è necessariamente cambiata: è chiamata a interrogarsi sulla sua professione e deve attivarsi anche in direzione della valorizzazione dei contenuti che conserva.
Durante il festival sono emerse anche le problematiche che accompagnano la sorte degli archivi e di chi se ne occupa. Gli operatori del settore parlano dei luoghi comuni di polvere e inacessibilità che gravitano attorno alla loro professione e temono l’assenza, oggi, di una vera e propria “questione archivistica”; la paura di non riuscire a definire se stessi e di non trovare una collocazione nel mondo del lavoro è una problematica attuale. “La costruzione del futuro passa attraverso l’individuazione del valore pubblico e civico degli archivi”, sostiene Federico Valacchi, professore di archivistica all’Università di Macerata. “Il passo in avanti oggi è non solo dire quanto gli archivi sono belli ma quanto sono importanti per lo sviluppo della società. L’archivista ha un ruolo importante nei confronti del mondo, è un mediatore, e mediare significa raccontare”. Valacchi insiste sul riconoscimento del ruolo: “Vorrei rispondere archivistica, al barista che mi chiede cosa insegno, e non per forza storia”.
La sensibilizzazione alla ricerca in archivio va pensata partendo dai più giovani, abituati a usufruire d’informazioni pronte e meno capaci di distinguere le fonti originali da quella false o sponsorizzate. Da queste premesse nasce Play Archivist, un gioco digitale sostenuto da Promemoria Group per indirizzare i ragazzi e le scuole verso i contenuti degli archivi storici digitali. Il gioco si configura come una chat on line, in cui si è stimolati a individuare dove si nascondono le fonti delle informazioni. Play.Archivi.st è il primo tassello di un’iniziativa didattica e divulgativa più ampia, spiega Giacomo Golinelli, responsabile del progetto, che vuole creare un motore di ricerca dedicato al mondo della scuola, che aggrega e organizza i contenuti degli archivi storici per aiutare ragazzi e studenti nelle ricerche, mettendo a disposizione fonti originali e certificate. Archivi.st sarà uno strumento prezioso anche per valorizzare gli archivi storici già digitalizzati: l’idea è di emancipare queste istituzioni dal semplice ruolo di conservatore della memoria e rafforzare il valore della funzione sociale che ricoprono. Alcune importanti istituzioni, come l’archivio del Touring Club Italiano, l’Accademia delle Scienze di Torino e l’Archivio storico Olivetti hanno già aderito al progetto, che da settembre partirà nelle scuole, coinvolgendo studenti e insegnanti.
Archivissima ha coinvolto più di 100 archivi e ha ospitato laboratori, mostre, visite guidate alle collezioni e tour per la città, colazioni d’archivio e incontri. In occasione dell’evento Heritage & Design, l’architetto Franco Audrito ha raccontato, nei suggestivi spazi industriali Docks Dora, la sua storia e quella dello Studio 65, un gruppo di architetti “trasgressivi e aggressivi” che negli anni Sessanta “hanno usato l’architettura come arte demolitoria, e la pop art come un mezzo d’espressione provocatoria e dissacrante”. Attraverso l’appassionato racconto del suo archivio personale, fatto di pezzi diventati icone del design, Audrito ha svelato la storia progettuale che sta alle spalle dei ogni singolo pezzo. Quali prospettive si delineano allora per gli archivi di design e architettura in Italia, spesso donati a istituzioni pubbliche che hanno il difficile compito e dovere di ordinarli e valorizzarli, spesso senza conservare le memorie dirette dei progettisti? Al tavolo di lavoro ha partecipato anche Domus, che ha mostrato l’investimento che ha fatto sul riordino e la valorizzazione dei propri archivi, a partire dalla costruzione di un archivio digitale consultabile e incoraggiando iniziative di reinterpretazione e ricontestualizzazione dei materiali.
Il festival si è concluso con l’inaugurazione della Nuvola Lavazza, il grande museo che racconta la storia dell’azienda a partire da un lungo lavoro sui materiali conservati dalla famiglia sin dalla fine dell’Ottocento. La Nuvola, progettata da Cino Zucchi e dallo studio RAA, narra, educa e coinvolge, in un dialogo tra passato e presente reso possibile grazie alla riflessione sulla sua storia e sull’identità. Andrea Montorio, ideatore del Festival e AD di Promemoria, , sottolinea la preziosità dell’archivio storico per un’azienda: “l’archivio è uno strumento per capire chi siamo e come siamo arrivati sino a qui oggi”.
