Centinaia di milioni di persone in tutto il mondo vivono all'interno di insediamenti informali. Molte di queste abitazioni sono sovraffollate, non hanno né finestre né una quantità di luce naturale adeguata e, nelle zone tropicali, sono ancora più buie per via degli ampi tetti usati per proteggersi dalle forti piogge e dal sole cocente. I residenti di questi insediamenti fanno un uso frequente di kerosene, di candele o di impianti elettrici domestici, compromettendo in questo modo la propria salute e sicurezza. La maggior parte delle persone, in realtà, resta semplicemente al buio.
L'utilizzo di impianti elettrici a norma è l'opzione meno frequente, specialmente in un paese come le Filippine, che ha le bollette più care di tutta l'Asia. L'imprenditore e attivista filippino Illac Diaz ha creato Liter of Light per fornire alle baraccopoli del suo paese una fonte di luce naturale a basso costo che potesse essere prodotta e distribuita a livello locale.
Curry Stone Design Prize 2012: Liter of Light
Come risolvere il problema di illuminare di giorno le stanze degli insediamenti informali? Con una bottiglia di plastica, piena d'acqua, installata sul tetto. Per un dollaro si può avere una fonte luminosa prodotta localmente. Liter of light è il secondo ritratto che Domus dedica ai cinque pionieri del design sociale, vincitori dell'edizione 2012.
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- 24 gennaio 2013
- Manila
La proposta di Diaz non è altro che un metaforico "litro di luce", una bottiglietta di plastica trasparente piena d'acqua e installata sul tetto come se fosse un lucernario. Tutta l'acqua contenuta nella bottiglia rifrange la luce solare a 360 gradi, illuminando così tutta la stanza. I beneficiari di queste bottiglie/lampade solari spendono 1 dollaro per l'intero pacchetto (lampada e installazione), risparmiando le spese per l'elettricità e riducendo l'utilizzo di cherosene, di candele e degli altri carburanti che sono la causa di inquinamento, aria malsana e incendi.
Liter of Light non è un'opera di beneficenza: all'inizio fornisce un numero sufficiente di scorte iniziali e di volontari per generare un certo interesse, dopodiché si concentra sull'insegnare alla comunità come realizzare queste bottigliette luminose, con l'obiettivo finale di creare una catena di green microbusiness.
Liter of Light non è un'opera di beneficenza: all'inizio fornisce un numero sufficiente di scorte iniziali e di volontari per generare un certo interesse, dopodiché si concentra sull'insegnare alla comunità come realizzare queste bottigliette luminose, con l'obiettivo finale di creare una catena di green microbusiness. L'organizzazione Liter of Light dispensa le nozioni tecniche su come produrre le bottigliette solari e, attraverso una rete di social network, scambi open-source, incontri con la comunità, e costruzioni partecipative, ne ha installate decine di migliaia all'interno di insediamenti informali in tutto il mondo.
La campagna è iniziata nelle Filippine, ma si è espansa in tutto il Sud-Est Asiatico, in India, Nepal, Sud America, e Africa. A oggi la bottiglietta è stata installata in oltre 30.000 case nelle Filippine e, secondo le stime di Diaz, in circa 110.000 case in tutto il mondo. Man mano che sono state installate ci sono stati degli adattamenti in base al contesto: "In Nepal hanno mescolato un po' di liquido antigelo nell'acqua in modo da non farla espandere e poi contrarre", spiega Diaz. "In Africa, nelle case col tetto di paglia, abbiamo legato intorno a un'asticella tre bottigliette per attaccarle al tetto."
Con il suo modello open-source, l'enfasi sui bassi costi, l'utilizzo di materiali locali e lo sfruttamento di social network importanti, Liter of Light è riuscita a
creare una soluzione flessibile distribuita su una scala davvero impressionante.