Barbara Kruger: Circus

Il nuovo lavoro dell'artista concettuale americana per la Schirn Kunsthalle di Francoforte.

L'installazione della Kruger per la Rotunda della Schirn Kunsthalle, copre pavimento, soffitto e muri con le dichiarazioni in bianco –e in parte rosso- e nero tipiche del suo lavoro. "Lavoro con immagini e parole perché esse hanno la capacità di determinare ciò che siamo e ciò che non siamo" dice Kruger. Immagini e testi dai mass media, dalla pubblicità e dal mondo dei consumi forniscono la materia da cui provengono i suoi messaggi: notazioni sull'individuo e la società, la guerra e la violenza ma anche sulla cultura popolare e commerciale. Basandosi sulla precisione formale e su un'estetica inconfondibile, l'artista riesce a formulare dichiarazioni emozionanti, irritanti e precise che mettono a fuoco la relazione tra i sessi ma anche altri temi sociali e politici. Nella Rotunda i visitatori si trovano di fronte a massime come "GEWALT LÄSST UNS VERGESSEN, WER WIR SIND." (NELLA VIOLENZA DIMENTICHIAMO CHI SIAMO). L'uso del tedesco ha lo scopo di rivolgersi in maniera diretta, senza la barriera della lingua, alla maggior parte del pubblico. I suoi lavori sono autenticamente site-specific: non è soltanto al luogo fisico che si rivolge l'artista per dare forma alla sua opera ma anche, direttamente, al pubblico di quel luogo. Anche sotto questo profilo il lavoro della Kruger è preciso.

© Schirn Kunsthalle Frankfurt 2010

Nata a Newark nel 1945 ha studiato, tra gli altri con Diane Arbus. Dopo gli studi ha lavorato prima come grafica editoriale e poi come photo editor per Condé Nast negli anni Settanta. Queste esperienze professionali hanno formato il suo idioma di artista. Si è deliberatamente appropriata delle strategie della pubblicità per usarle sovversivamente contro di essa. Negli anni Ottanta si è fatta un nome a livello internazionale con opere nelle quali ha assemblato fotografie in bianco e nero prese dai mass media con messaggi di testo intensi e in parte aggressivi: brevi affermazioni, questioni aperte e richieste concrete.

Opere di testo e immagine come "We don't need another hero," (Non abbiamo bisogno di un altro eroe) sottili affermazioni come "It's a small world but not if you have to clean it," (Il mondo è piccolo ma non se devi pulirlo) oppure esplicitamente politiche come "If you are beaten If you are hurt If you need help GET OUT" (Se ti picchiano, se sei ferita, se hai bisogno di aiuto ESCI) e "Your body is a battleground" (Il tuo corpo è un campo di battaglia) esemplificano il suo approccio. Illustrano il tipo di intervento di Barbara Kruger nell'ambito del femminismo, della politica, del dibattito di classe e il suo approccio critico al mondo consumistico. Il suo lavoro è pensato non soltanto per i musei anzi è spesso realizzato per spazi pubblici e in particolare per gli spazi abitualmente dedicati alla pubblicità. In occasione della mostra del 2002 "Shopping. A Century of Art and Consumer Culture" ha coperto l'intera facciata della Galeria Kaufhof Zeil di Francoforte, il 'miglio' dello shopping tedesco con un'opera di 2.200 metri quadrati: due paia di occhi giganteschi guardavano le persone pronte agli acquisti; il testo al di sopra recitava "DU WILLST ES, DU KAUFST ES, DU VERGISST ES" (LO VUOI, LO COMPRI, LO DIMENTICHI).

Dagli anni Novanta la Kruger ha anche lavorato ad installazioni audio e a filmati organizzando le sue dichiarazioni in blocchi tipografici che attraversano le stanze. Questo sviluppo viene dall'interesse dell'artista per l'architettura e dallo sforzo di coinvolgere il pubblico in ambienti avvolgenti.
La sua tipografia si basa esclusivamente sul carattere tipografico Futura disegnato da Paul Renner nel 1927 sotto l'influsso del Bauhaus. Un carattere che divenne immediatamente molto popolare nel ventesimo secolo ed è stato largamente usato nella pubblicità. Il suo uso per grandi, ostentati lettering trasforma le lettere in immagini e rende il linguaggio percepibile in maniera spaziale. "È una sfida e un piacere fare di ogni installazione l'affermazione più forte di un particolare spazio", dice l'artista.

Fino al 30 gennaio 2011