Moniker, mutuato dallo slang inglese fin dal 1851 per dire 'nome', serve a far pensare ad un nome, ad una identità altra di un nome, come una sorta di 'identificatore'. Le informazioni contenute in un moniker dipendono essenzialmente dal contesto in cui il moniker agisce, meglio, dal suo agire stesso.
Moniker, progetto ambizioso di Frankie Shea, ha scelto la settimana dell’arte -della più grande e consolidata fiera d’arte di Londra- per offrire una alternativa, sofisticata, attenta, intelligente, ai modelli più convenzionali e diffusi di esposizioni d’arte.
Moniker gioca tutto su un settore solitamente sorvolato in terra britannica, acclamato invece nei musei di tutto il mondo: la street art degli urban artists e le correlate, interessanti subculture. Gli altri che esistono oltre Banksy insomma.
Una selezione accurata dalle liste di artisti, presi tra le migliori gallerie della scena internazionale, punta i riflettori su un movimento cresciuto negli ultimi 20 anni, cui spetta un posto importante proprio nella vita artistica di Londra, in costante crescita e cambiamento. L’obiettivo è aprire il mercato londinese alla rete internazionale di gallerie, artisti, collezionisti e acquirenti e critici, con un appuntamento annuale fisso.
Sei gallerie e sei project spaces fanno Moniker 2010. C’è Black Ratt Press, c’è Berlino, Los Angeles, New York insieme a San Paolo e Milano.
Lo spazio del Village Underground offre una accoglienza domestica e un contatto quasi familiare con le opere e gli artisti, alcuni di loro ancora intenti in strada a graffitare sui muri.
Frankie, cartella/programma a portata di mano, è l’ineccepibile padrone di casa, disponibile a raccontare arte nuova: la storia di Moniker.
MONIKER in a Frieze Art Fair
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- Emilia Antonia De Vivo
- 22 ottobre 2010