L’Archivio Centrale dello Stato di Roma ospita dal 7 maggio
al 25 settembre 2010 la mostra “Chiara Dynys. Labirinti di
Memoria”, a cura di Fortunato D’Amico.
L’artista disegna un vero e proprio labirinto lungo corridoi
e scalinate, dove installazioni site specific, videoproiezioni,
opere interattive e la presenza ossessiva della carta
creano un viaggio alchemico che esplora quella sottile
linea che idealmente separa passato e presente offrendo
un’opportunità di incontri tra storia e mondo
contemporaneo.
Le opere sono tutte inedite e create appositamente per la
specificità del luogo.
La mostra è promossa dall’Archivio Centrale dello Stato e
supportata dalla Galleria Marie-Laure Fleisch.
L’evento consente l’apertura al pubblico per la prima volta
dei depositi dell’Archivio Centrale dello Stato, lo storico
edificio sito nel quartiere dell’EUR che conserva al suo
interno milioni di documenti e rappresenta, da oltre mezzo
secolo, il punto di riferimento obbligato per le ricerche
sulla storia unitaria del nostro Paese. L'intero ciclopico
archivio è infatti un monumento alla memoria custodita in
ben cento chilometri di scaffalature.
Il percorso della mostra prende il via da Memoria e
Oblio, un’opera composta da due parole installate
sullo scalone d’ingresso come giganteschi blocchi in acciaio
di un’antica tipografia.
La sala centrale della galleria che accoglie la collezione
dell’archivio ospita un’altra grande installazione in acciaio,
intitolata Doppio sogno. Si tratta di una scultura abitabile
in cui entrare: una doppia spirale del colore del cielo,
capace di modificare lo spazio espositivo e renderlo
percorso-meditazione da compiere. L’opera è stata
realizzata con il supporto di Terna, nella cui collezione
entrerà al termine dell’esposizione.
Lungo gli spazi inediti dei depositi dell'Archivio Centrale il
pubblico si ritrova in una sorta di labirinto. La sua
percezione è distorta da tre video proiezioni in soggettiva
dal titolo Passages che inaspettatamente trasformano i
corridoi in coni prospettici che si ripetono all’infinito.
Un labirinto è anche una struttura capace d’intrappolare chi
tenti di attraversarlo: è quello che può accadere con le due
opere intitolate Cage dove l’iterazione pressoché infinita
delle scaffalature include il visitatore stesso, che diventa
parte della memoria istantanea dell’archivio.
La discesa nei sotterranei del deposito è accompagnata da
un lavoro realizzato dall’artista in forma di frase icastica
tracciata sul muro in modo volutamente grezzo: il futuro
dell’umanità è una libreria. L’impressione resa è quella di
un messaggio lasciato da un naufrago, disperso in
quest’oceano della memoria cartacea.
In mostra spiccano le tre videoinstallazioni Sfoglia la carne
in petali, composte da libri digitali interattivi e basate su
testi legati a singole storie di uomini del nostro Paese:
stralci di diari, di lettere – tratte anche da epistolari di
figure poco note, oppure fondamentali nella storia
culturale, sociale e politica d’Italia – e di altri documenti
illuminanti sull’evoluzione del nostro Paese. Si tratta di
brani capaci di avvicinare anche i visitatori più giovani a
vicende risalenti ai primi cent’anni dell’Italia unita. Le tre
opere son state realizzate grazie alla collaborazione con
Mud Art Foundation (www.mudart.it).
Più minimal, sottile, è l’installazione realizzata con le
fotografie dei viaggi dell’artista: venti light box intitolati
Anomalie, in cui ogni pezzo riceve un’illuminazione
anomala su un particolare piccolo ma fondamentale.
Le pareti di un’altra scalinata ospitano l’opera Tutto Niente,
un lavoro di light art – territorio frequentemente esplorato
da quest’artista – che ripropone un’opposizione tra concetti
puri, qui richiamati sotto forma di scritte in corsivo
realizzate con tubi neon di colore tra loro complementare.
Un lunghissimo corridoio che incrocia una fitta serie di alti
scaffali sembra materializzare una pulsione ossessiva alla
catalogazione. E' il luogo atto ad ospitare La Biblioteca di
Baabel, installazione basata sul rapporto cromatico tra
carta e luce, in cui una citazione di Borges - composta da
un elenco di aggettivi riguardanti la "biblioteca ideale" - è
stata rielaborata dall'artista.
Si giunge quindi all’ampio spazio del salone, vera meta
finale del labirintico percorso, dove appoggiata al ballatoio
si trova Ad Astra: una grande scala in acciaio con scritte
incise e colorate a smalto su ogni gradino. La lettura
consente di scoprire una cronologia di eventi frammisti tra
loro: alcuni fondamentali per la nostra società, come il
voto alle donne, altri minimali, come l'acquisto di un
terreno; dunque porzioni di paesaggio umano, senza
discriminazione tra la visione globale e la vita del singolo.
La scala poggia ed è sormontata da ruote: una sorta di
riferimento al tempo e al suo scorrere infinito.
Lo stesso salone ospita l’opera che chiude il percorso
espositivo. In collegamento concettuale con le parole
Memoria e Oblio, punto d’inizio del percorso, s’incontrano
ora le parole Tutto Scorre, non più in forma monumentale,
ma lievemente tracciate su un pavimento di specchio con
sassi in vetro policromo. Forse è la morale finale di un
viaggio in cui lo spettatore è forzato alla riflessione proprio
dallo stupore indotto da installazioni e da una location
sicuramente eclatanti.
Chiara Dynys. Labirinti di Memoria all'Archivio di Stato
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- Elena Sommariva
- 07 maggio 2010