L’evento consente l’apertura al pubblico per la prima volta dei depositi dell’Archivio Centrale dello Stato, lo storico edificio sito nel quartiere dell’EUR che conserva al suo interno milioni di documenti e rappresenta, da oltre mezzo secolo, il punto di riferimento obbligato per le ricerche sulla storia unitaria del nostro Paese. L'intero ciclopico archivio è infatti un monumento alla memoria custodita in ben cento chilometri di scaffalature.
Il percorso della mostra prende il via da Memoria e Oblio, un’opera composta da due parole installate sullo scalone d’ingresso come giganteschi blocchi in acciaio di un’antica tipografia. La sala centrale della galleria che accoglie la collezione dell’archivio ospita un’altra grande installazione in acciaio, intitolata Doppio sogno. Si tratta di una scultura abitabile in cui entrare: una doppia spirale del colore del cielo, capace di modificare lo spazio espositivo e renderlo percorso-meditazione da compiere. L’opera è stata realizzata con il supporto di Terna, nella cui collezione entrerà al termine dell’esposizione.
Lungo gli spazi inediti dei depositi dell'Archivio Centrale il pubblico si ritrova in una sorta di labirinto. La sua percezione è distorta da tre video proiezioni in soggettiva dal titolo Passages che inaspettatamente trasformano i corridoi in coni prospettici che si ripetono all’infinito. Un labirinto è anche una struttura capace d’intrappolare chi tenti di attraversarlo: è quello che può accadere con le due opere intitolate Cage dove l’iterazione pressoché infinita delle scaffalature include il visitatore stesso, che diventa parte della memoria istantanea dell’archivio.
La discesa nei sotterranei del deposito è accompagnata da un lavoro realizzato dall’artista in forma di frase icastica tracciata sul muro in modo volutamente grezzo: il futuro dell’umanità è una libreria. L’impressione resa è quella di un messaggio lasciato da un naufrago, disperso in quest’oceano della memoria cartacea. In mostra spiccano le tre videoinstallazioni Sfoglia la carne in petali, composte da libri digitali interattivi e basate su testi legati a singole storie di uomini del nostro Paese: stralci di diari, di lettere – tratte anche da epistolari di figure poco note, oppure fondamentali nella storia culturale, sociale e politica d’Italia – e di altri documenti illuminanti sull’evoluzione del nostro Paese. Si tratta di brani capaci di avvicinare anche i visitatori più giovani a vicende risalenti ai primi cent’anni dell’Italia unita. Le tre opere son state realizzate grazie alla collaborazione con Mud Art Foundation (www.mudart.it).
Più minimal, sottile, è l’installazione realizzata con le fotografie dei viaggi dell’artista: venti light box intitolati Anomalie, in cui ogni pezzo riceve un’illuminazione anomala su un particolare piccolo ma fondamentale. Le pareti di un’altra scalinata ospitano l’opera Tutto Niente, un lavoro di light art – territorio frequentemente esplorato da quest’artista – che ripropone un’opposizione tra concetti puri, qui richiamati sotto forma di scritte in corsivo realizzate con tubi neon di colore tra loro complementare. Un lunghissimo corridoio che incrocia una fitta serie di alti scaffali sembra materializzare una pulsione ossessiva alla catalogazione. E' il luogo atto ad ospitare La Biblioteca di Baabel, installazione basata sul rapporto cromatico tra carta e luce, in cui una citazione di Borges - composta da un elenco di aggettivi riguardanti la "biblioteca ideale" - è stata rielaborata dall'artista.
Si giunge quindi all’ampio spazio del salone, vera meta finale del labirintico percorso, dove appoggiata al ballatoio si trova Ad Astra: una grande scala in acciaio con scritte incise e colorate a smalto su ogni gradino. La lettura consente di scoprire una cronologia di eventi frammisti tra loro: alcuni fondamentali per la nostra società, come il voto alle donne, altri minimali, come l'acquisto di un terreno; dunque porzioni di paesaggio umano, senza discriminazione tra la visione globale e la vita del singolo. La scala poggia ed è sormontata da ruote: una sorta di riferimento al tempo e al suo scorrere infinito. Lo stesso salone ospita l’opera che chiude il percorso espositivo. In collegamento concettuale con le parole Memoria e Oblio, punto d’inizio del percorso, s’incontrano ora le parole Tutto Scorre, non più in forma monumentale, ma lievemente tracciate su un pavimento di specchio con sassi in vetro policromo. Forse è la morale finale di un viaggio in cui lo spettatore è forzato alla riflessione proprio dallo stupore indotto da installazioni e da una location sicuramente eclatanti.
