Milano Design Week

Salone del Mobile e Fuorisalone 2023


Neri&Hu: “Facciamo il design partendo dall’architettura”

Per lo studio di Shanghai il progetto dell’arredo inizia sempre da un’idea di spazio. Li abbiamo incontrati e ci hanno raccontato il loro total design.

Abbiamo incontrato Rossana Hu e Lyndon Neri durante la Milano Design Week per farci raccontare gli ultimi oggetti che hanno realizzato. Il loro studio, co-fondato nel 2004 a Shanghai, ha presentato in questa occasione una serie di prodotti: le collezioni Umu per Ariake, 98.6 °F per De La Espada e Ren per Poltrona Frau, la sedia April e la collezione Intersection per La Manufacture, le sedute The Weekend Series per Very Wood e le maniglie Zai per Ento. Sono oggetti nati da stimoli diversi, ma tutti discendono da un’idea di spazio. Afferma Rossana Hu “Qualsiasi tipo di pensiero che sottostà ai nostri progetti è inscindibile dal fatto che siamo architetti. È lo stesso fondamento su cui si basa il nostro modo di concepire l’abitare: ci interessa la vita quotidiana, la poesia che scaturisce dalle piccole cose e scoprire cose nuove attraverso il passato”. Questo orientamento del duo si manifesta anche nelle ultime realizzazioni architettoniche, come The Walled (2017), l’Aranya Art Center (2019) e la casa del tè di Fuzhou (2021).

Neri&Hu, Umu Collection per Ariake. Courtesy Neri&Hu
Neri&Hu, Umu Collection per Ariake. Courtesy Neri&Hu

Lo studio di Shanghai ha riscoperto “un interesse per i margini”, come racconta a Domus: è stato durante la pandemia che sono iniziate le collaborazioni con queste aziende, alcune nate di recente, altre di dimensione ridotta e con una forte propensione per l’artigianalità. Quando, per esempio, il direttore artistico di La Manufacture Luca Nichetto li ha coinvolti, lo ha fatto trasmettendo loro che “il marchio stava cercando di fare qualcosa di nuovo” dice Lyndon Neri.

Il duo racconta che domandarsi quale ruolo volessero avere nel design è stato un passaggio fondamentale, da cui è risultato naturale non legarsi a marchi già molto affermati, che hanno già una lunga lista di prodotti realizzati da figure importanti. Hanno deciso, invece, di “rovesciare questa prospettiva, supportando brand emergenti o più piccoli con il nostro lavoro, che sono anche quelli che più hanno sofferto le conseguenze della pandemia a livello economico” dice Neri. “Abbiamo anche abbandonato alcuni progetti più grandi, perché ci siamo resi conto che eravamo stati chiamati solo per il nostro nome.” – aggiunge Rossana Hu – “Quando scegliamo di collaborare con un brand è perché contano la sua storia e la sua identità. Quando si incontrano per la prima volta questi clienti si percepisce subito la differenza di approccio nel fare le cose”.

Neri&Hu, 98.6 °F per De La Espada. Courtesy Neri&Hu
Neri&Hu, 98.6 °F per De La Espada. Courtesy Neri&Hu

Per meglio far capire cosa intendono, raccontano il loro primo progetto architettonico in Italia. Definiscono questi clienti come appassionati della loro professione e attentissimi ai dettagli: “sono la quarta generazione di gestori di una struttura ricettiva costruita nel Seicento, poi modificata nell’Ottocento. Fin dal primo incontro era evidente che non stavamo lavorando per una grande catena alberghiera”. È raccontando di questa nuova direzione che Neri&Hu menzionano una sensazione ricorrente nei primi anni della loro carriera: “siamo passati anche noi per la posizione di emergenti: quando dalla Cina siamo arrivati per la prima volta al Salone non abbiamo trovato subito un ambiente accogliente. Avevamo la sensazione di dover ‘spingere’ ed è ripensando a quel momento che abbiamo deciso nuovi criteri per scegliere con chi collaborare”.

Neri&Hu, April Collection per La Manufacture. Foto studioblanco
Neri&Hu, April Collection per La Manufacture. Foto studioblanco

Molti dei progetti che hanno disegnato per questa Design Week milanese sono sedute. “La prima domanda che ci poniamo quando disegniamo una sedia è se il mondo abbia davvero bisogno di un’altra sedia” dice Lyndon Neri. “L’azione che potremmo considerare complementare al sedersi è camminare: nel mondo si continuano a produrre scarpe, perché camminare è una condizione connaturata all’uomo”. Si progettano scarpe specifiche per ogni tipo di movimento: per la corsa, per la maratona o per il salto, continua Neri. Lo stesso è per il sedersi: lo si fa per lavorare, per studiare o per prendere un caffè e conversare.

Non sappiamo se i nostri pezzi diventeranno mai dei classici, ma quello che facciamo è evitare di adagiarci sul gusto del momento, riferendoci piuttosto a un’idea precisa di ciò che vogliamo ottenere.
Neri&Hu, Intersection Collection. Foto studioblanco
Neri&Hu, Intersection Collection. Foto studioblanco

Per Wittmann, per esempio, lo studio ha realizzato Block, divano dalle linee essenziali, a tratti quasi primitive. Il suo disegno parte da una serie di ‘blocchi’, a cui lo studio ha voluto conferire una certa eleganza. “Non sappiamo se i nostri pezzi diventeranno mai dei classici, ma quello che facciamo è evitare di adagiarci sul gusto del momento, riferendoci piuttosto a un’idea precisa di ciò che vogliamo ottenere” continua Rossana Hu. La sedia Intersection di La Manufacture, invece, è quasi monastica, forse proprio perché concepita nel periodo del lockdown; April, altra sedia per il brand francese, sorprende invece perché è piccolissima: “volevamo fosse compatta per farla sparire sotto ai tavoli o impilarla, visto che lo spazio domestico è diventato ancora più importante”. 

Neri&Hu, Ren Extension Collection per Poltrona Frau. Courtesy Neri&Hu
Neri&Hu, Ren Extension Collection per Poltrona Frau. Courtesy Neri&Hu

Per Neri&Hu, l’attuale separazione fra le diverse scale di progetto è estrema: “a noi affascina l’idea del total design”. Nei giorni a Milano, Rossana e Lyndon raccontano di aver visitato la chiesa di San Carlo di Gio Ponti, stupendosi di come il progetto raggiungesse ogni minimo dettaglio e di come sentano che questa dimensione è nel loro DNA. Da sempre, lo studio realizza infatti arredi custom per gli ambienti che disegna e talvolta questi sono poi entrati in produzione. “Recentemente abbiamo finito un ristorante italo-giapponese a Parigi, chiamato Papi. Non riuscivamo a trovare i pezzi giusti per questo interno, così è nata una sedia, che poi abbiamo prodotto in serie con De La Espada”. All’inizio della loro carriera, gli arredi non erano mai slegati dagli interventi architettonici: è solo negli ultimi 6-7 anni, racconta Hu, che “ci chiedono di farlo e non nascondiamo che all’inizio è stato difficile pensare un oggetto senza avere uno spazio come riferimento. È come la differenza, nella moda, fra prêt-à-porter e haute couture: nel primo caso progetti senza poter sapere chi indosserà quel capo, mentre nel secondo, essendo su misura, hai un rapporto di un certo tipo con il cliente”.

Neri&Hu, Saturday and Sunday per Very Wood. Courtesy Neri&Hu
Neri&Hu, Saturday and Sunday per Very Wood. Courtesy Neri&Hu

Fra gli oggetti presentati a questa Design Week ci sono infine le maniglie per Ento, oggetto che hanno realizzato anche in questo caso come custom per progetti architettonici, – senza una certa insoddisfazione per come sono state realizzate. “Concepire la collezione Zai non è stato facile, proprio perché tanti architetti hanno affrontato il tema. A un certo punto è sembrato che fra Gae Aulenti, Rem Koolhaas, Walter Gropius e Gio Ponti fosse stato fatto tutto!”. Hanno così deciso di tornare all’idea stessa della mano, che si traduce in una linea minimale, ma che non trascura alcune morbidezze. 

Qualsiasi tipo di pensiero che sottostà ai nostri progetti è inscindibile dal fatto che siamo architetti.

“Ora potremo usarle per i nostri progetti architettonici”, dicono. Alla fine della nostra conversazione, Lyndon Neri e Rossana Hu ribadiscono ancora una volta un approccio più vicino all’‘impressione’ piuttosto che allo ‘spettacolo’.

Neri&Hu, Blocks per Wittmann. Courtesy Neri&Hu
Neri&Hu, Blocks per Wittmann. Courtesy Neri&Hu

Immagine in apertura: Neri&Hu, Intersection Collection per La Manufacture. Foto studioblanco

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