La sedia pieghevole disegnata come uno scheletro

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su Domus 1106, novembre 2025.

“Il ruolo del designer cambia. Non è più lui a dettare la forma, ma crea le condizioni per la sua nascita. Il software diventa un partner, un coautore”. Patrick Jouin vede nella tecnologia un mezzo per espandere le possibilità dalla creatività. Una convinzione che lo ha portato a sperimentare con la stampa 3D da oltre 20 anni, spesi in una ricerca incessante che è sfociata quest’anno in Ta.Tamu, evoluzione di Tamu – l’arte di piegare le cose in giapponese – nata nel 2019 sempre dalla collaborazione con Anne Asensio e il team di Dassault Systèmes. La sua esile struttura scheletrica monoblocco, simile a un insieme di ossa e articolazioni connesse tra loro, pur essendo estremamente flessibile – è in grado di ripiegarsi su se stessa – può sostenere un carico fino a 100 kg. I 23 elementi che la compongono, connessi da 33 giunti la cui tolleranza è stata studiata perché non si fondessero nel processo di realizzazione e garantissero libertà di articolazione, vengono stampati in 3D in forma piatta utilizzando la sinterizzazione di polveri polimeriche. Il materiale c’è solo nei punti in cui serve strutturalmente, il software lo ha dosato con estrema precisione prima di procedere alla stampa, riducendo gli sprechi e aumentando la leggerezza.