“Progettare una sedia è considerato da sempre la sfida più ardua, e interessante, per un designer. Infatti è proprio la sedia l’oggetto che meglio rappresenta la nostra civiltà occidentale (se ci pensiamo non tutti i popoli della terra usano sedie per sedersi!).” Così scriveva il nostro amico e collega Marco Romanelli in un recente articolo su Domus. Continuava affermando che “la sedia è quindi un oggetto ‘riassuntivo’, un perfetto storyteller”: non la usiamo solo per sederci ma come strumento di incontro e di racconto. Non abbiamo solo singole sedute, ma anche sistemi di due, quattro o otto sedie, disposte in modi diversi: in linea, in cerchio, attorno a un tavolo… Al di là delle questioni tipologiche e formali, la sedia può essere soggetta a interpretazioni molto diverse, come è successo durante la Milano Design Week 2021. Ci sono state in particolare 3 mostre – “Cross Cultural Chairs” a BASE Milano, “Take Your Seat” al “supersalone” e “The Dior Medallion Chair Exhibition” a Palazzo Citterio – che utilizzano l’arredo come strumento narrativo.
Cross Cultural Chairs
“Il progetto Cross Cultural Chairs ha l’intento di capire come le persone si siedono in giro per il mondo, come si producono le sedie nelle diverse parti del pianeta e che importanza hanno come oggetto nelle differenti culture,” ci racconta il designer Matteo Guarnaccia, che nel 2017 ha fatto il giro del mondo passando dagli otto paesi più popolati: Brasile, Messico, Giappone, Indonesia, Cina, India, Russia e Nigeria. Le componenti personali ed emotive sono una parte fondamentale della ricerca. “L’idea del progetto è di creare una sedia per ogni paese partendo dalla mia esperienza personale e non da una ricerca bibliografica o scientifica. Il rapporto tra la persona e la percezione che ha del paese diventa quindi fondamentale. Il risultato ottenuto dipende dal fatto che sono essere bianco, europeo ed eterosessuale,” spiega il designer.
È attraverso le sedie che Guarnaccia riesce a parlare di diversi temi contemporanei: appropriazione culturale, produzione di massa, industria della copia, stereotipi, rapporti di potere... “Una delle conclusioni a cui sono arrivato è che la sedia potrebbe essere la rappresentazione fisica della colonizzazione moderna, perché molti dei paesi in cui sono stato hanno adottato la sedia solo con l’arrivo di ‘ospiti’ occidentali. Quasi tutti i paesi asiatici non la usavano fino a quando non sono stati colonizzati. È un oggetto prettamente occidentale che poi viene modificato in base ai materiali e alle conoscenze locali.”
Take Your Seat
“L’Archivio del Compasso d’Oro ADI, con tutti i premi dal 1954 è patrimonio che racconta il percorso evolutivo della nostra società. Per rappresentarlo abbiamo scelto un solo oggetto, la sedia, che è quello che meglio simboleggia il design,” ci spiega Nina Bassoli, curatrice della mostra “Take Your Seat”.
“Leggendo la sedia da un punto di vista del comportamento umano, riusciamo a parlare di vari temi. Nella mostra possiamo vedere come il design è stato in grado di rispondere alle crisi e ai cambiamenti dei modi di vivere. Ogni oggetto è sempre frutto del suo tempo ma poi continuiamo a usarlo anche molti anni dopo, magari in modo diverso,” afferma Bassoli. “Ad esempio, nella sezione dedicata al lavoro troviamo sedie da ufficio ma anche chaise longue – tipicamente pensate per l’ozio. Questo perché il nostro modo di lavorare è cambiato e ultimamente lo facciamo sempre più spesso da casa, seduti sulla poltrona o sul divano.
Il titolo della mostra è accompagnato da una foto rappresentativa di Uliano Lucas, che rappresenta un sit-in nel 1968 a Milano. “Sedersi significa prendere posizione nel mondo, facendo un’azione anche politica o cambiando le relazioni esistenti tra pubblico e privato. La grande folla ritratta da Lucas dimostra la possibilità di esercitare un potere attraverso l’azione di sedersi. La sedia è un oggetto allo stesso semplice e potente.”
The Dior Medallion Chair Exhibition
Affusolata, con lo schienale ovale e sormontata da un fiocco Fontanges, la Medallion Chair è simbolo dello stile Luigi XVI. Negli anni ’40 la sedia venne scelta dal guru della moda Christian Dior come arredo iconico per la sede del marchio nella storica location di 30 avenue Montagne a Parigi e per accogliere i visitatori delle sue sfilate. Lo stesso ovale campeggiava anche sul packaging dei prodotti e nella comunicazione – resistendo tutt’ora.
Per la mostra “The Dior Medallion Chair Exhibition”, 17 designer o artisti– autori di fama internazionale – hanno trasformato, deformato, scomposto e riassemblato la seduta storica, creando altrettanti arredi scultorei e sperimentali. In alcuni casi la forma del medaglione è l’unico componente che rimane del modello (nel caso di Nendo), altre volte le sedie sono legate tra di loro per diventare elementi in connessione tra loro (come ha fatto Sam Baron), o rifoderate usando tessuti e tonalità provenienti dall’altra parte del mondo (vedi le sedie di India Mahdavi). Lo sterminato patrimonio iconografico di Dior è (quasi) sempre il punto di partenza per le reinterpretazioni progettuali, che però mantengono la loro libertà e contemporaneità.
Il marchio diretto da Maria Grazia Chiuri si racconta così attraverso un oggetto simbolico all’interno di una cornice esclusiva (Palazzo Citterio, a Milano, è per la prima volta aperto per un evento pubblico) durante uno degli eventi di settore più importanti a livello globale.
Con una sedia ci si può quindi autorappresentare, scoprendo magari aspetti nascosti della propria personalità; la si può usare come strumento per girare e conoscere il mondo; può essere il punto di partenza per raccontare un intero paese e il suo personalissimo percorso verso la contemporaneità.