Lo smartphone mangia gli oggetti. Li trasforma in funzioni e applicazioni. Ne sublima la fisicità in software. Poi alle volte questi oggetti tornano. L’abbiamo visto con le musicassette e i lettori di minidisc. E con gli stessi telefoni.
Per quanto riguarda le fotocamere compatte, la situazione è un po’ più complessa. In verità, non sono mai sparite del tutto. Ma sono rimaste soprattutto a un livello alto del mercato, indirizzate agli appassionatissimi. Sono tantisismi e super popolari i forum dedicati alle Ricoh GR, una delle famiglie di fotocamerine più decantate di sempre, prima in pellicola e poi in digitale, anche perché le usa Daido Moriyama, uno dei fotografi con più “cred” sui social”. E la compatta flagship di Fujifilm, la Fujifilm x100, aggiornata più volte e arrivata alla sua sesta incarnazione, è sempre esaurita. Ma stiamo parlando di modelli molto specifici e dal costo assai elevato – sopra i mille euro,
Ma quando è successo?
Esiste un luogo dove ci si rende conto molto velocemente di dove sta andando la fotografia. È un mall di Hong Kong, che si affaccia sulla Nathan Road, la “broadway” della megalopoli asiatica. Dentro, è il paradiso del fotografo, un intero palazzo dove piano dopo piano si susseguono gli stall dedicati alla fotografia in ogni suo aspetto. Bene, se prima del Covid dominavano sugli scaffali le compatte a pellicola, se ci siete passati recentemente avrete visto tre tipi di fotocamere che spiccano, tra droni Dji e stock infiniti di obbiettivi Sony: sono le usa e getta, magari con pellicole preimpressionate; le fotocamere istantanee. E tantissime digicam, ovvero le fotocamere digitali compatte. Ovunque, tantissime e con prezzi molto più alti di quelli di qualche anno fa.

Attenzione: la gran parte di queste fotocamere sono usate, non sono nuove. Un esempio su tutte: la Canon G7x Mark III, una fotocamera del 2019 che quest’anno è diventata una vera e propria ossessione su TikTok, facendone schizzare il prezzo. Quella vecchia Powershot è diventata il simbolo della riscossa delle digicam. Ma è la punta dell’iceberg: sui social sono tantissimi i reel che mostrano le fotocamere digitali in azione. Spesso in mano a ragazze o ragazzi che non erano ancora nati quando sono state lanciate sul mercato. Nulla di strano per la fotografia, del resto.. quanti fotografi hanno imparato a scattare su una Nikon degli anni Settanta?
Le foto non sono ‘perfettine’ come quelle degli iPhone. Sono piene di errori non corretti dalle AI. Ma poter sbagliare alle volte ti fa sentire libero.
I motivi della riscossa delle digicam sono multipli e complessi. C’è la nostalgia Y2k, il ritorno dei “paparazzi shots”; la riscoperta dell’esperienza fisica, non mediata da uno schermo touch; l’idea di un gadget con status symbol; la tendenza social: su YouTube e TikTok le digicam vanno a valanga; quasi per paradosso, anche il discorso della privacy: le digicam, non sono nel cloud. Tuttte caratteristiche che le rendono degli oggetti perfetti per un viaggio o in generale un periodo di vacanza. Niente ansia di condivisione e la scheda di memoria può restare all’interno della fotocamera trasformandola in una vera e propria macchina del tempo, da riscoprire dopo qualche anno.

Le fotocamere “estetiche”
In sintesi, possiamo dire che il motivo principale per l’acquisto di una digicam è l’estetica. Estetica dell’oggetto in sé prima di tutto. Perché la fotocamera è diventata un accessorio, un gadget da esibire e portare sempre con sé come un labubu. Modelli come la S01 di Nikon o la sera T di Sony si possono tranquillamente appendere allo zaino o al portachiavi.
L’altra estetica è quella delle foto che queste fotocamere scattano. Non sono “perfettine” come quelle degli iPhone. Sono piene di errori non corretti dalle AI. Ma poter sbagliare alle volte ti fa sentire libero. O sorprenderti dei risultati. In più molte delle fotocamere compatte hanno comandi manuali più facili da capire di quelli di uno smartphone. Infine, c’è il sensore. Oggi la tecnologia dominante su smartphone e fotocamere è quella del Cmos, che sono per lo più prodotti da Sony. Sono sensori molto performanti, capaci di ottimi risultati con scarsa luce e di ottima resa sui video. Ma è proprio la pulizia di questi sensori che ha finito per stancare: foto troppo nitide, troppo corrette, troppo simili tra loro. In risposta, molti fotografi e creator hanno riscoperto il fascino degli errori, delle imperfezioni e dei limiti tecnici che rendevano le immagini meno “perfette”, ma più vive.

Il mito del sensore Ccd
Per tutta la prima fase della fotografia digitale, dominava la tecnologia del Ccd. Oggi l’estetica visuale del Ccd è ricercata perché considerata meno digitale, più nostalgica e vibrante, più vicina al feeling della pellicola. Fotocamere come la Fujifilm FinePix F31fd hanno raggiunto quotazioni impensabili proprio per questa fama di poter produrre foto uniche, che oggi sono impossibili. Altri modelli sono la Canon G9, le prime Ricoh Gr Digital e la Sony Dsc V3, più le splendide Panasonic Lumix che venivano commercializzate anche con brand Leica: tutte hanno moltiplicato il valore in anni recenti, dopo essere state abbandonate nei cassetti negli anni in cui sembrava che l’unica fotografia possibile fosse quella con gli smartphone.
Niente ansia di condivisione e la scheda di memoria può restare all’interno della fotocamera trasformandola in una vera e propria macchina del tempo, da riscoprire dopo qualche anno.
Sono davvero meglio? Sicuramente sono diverse. E fanno parte di un ciclo di tendenze. Magari domani torneremo a scattare massicciamente in pellicola, o spenderemo stipendi per accaparrarci un iPhone 3. Intanto le grandi della fotografia, Canon in testa, stanno tornando con modelli avanzatissimi di fotocamere compatte. Nell’attesa, con un giro tra mercatini della domenica e siti specializzati, con un centinaio di euro o poco più possiamo portarci a casa la fotocamera perfetta per portare a casa lo scatto delle vacanze. Alla fine non conta se è una digicam da 50 euro o una Leica M digitale: l’importante è che il mezzo ci spinga a guardare il mondo in modo diverso da uno swipe.

L’energia del domani nasce dalle idee di oggi
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