Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1103, luglio-agosto 2025.
L’evoluzione dell’abbigliamento e dei tessuti – dalle pelli animali alla seta di ragno coltivata in laboratorio, fino ai materiali progettati a livello atomico – traccia l’arco del nostro progresso come esseri umani. Per meglio comprendere dove possiamo andare, è importante capire da dove veniamo.
Pelli e pellicce: dal 100.000 a.C. al 3000 a.C.
Centomila anni fa, sfidavamo la pioggia, il vento e il gelo coprendoci con pellicce di animali ed erba. Ammorbidivamo le pelli a mano e le univamo usando dei tendini. Nel 1991, nelle Alpi della valle dell’Ötztal, è stato trovato il corpo mummificato in modo naturale di un uomo dell’età del Rame, completo di vestiti. Ribattezzato “Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio”, portava scarpe fatte di pelle e imbottite di fieno per mantenere il calore. Indossava un cappello di pelliccia di orso bruno con un sottogola di pelle e un mantello di erba intrecciata.
Seta e cotone: dal 3000 a.C. alla Rivoluzione industriale
Nel corso della storia, i materiali si sono evoluti di pari passo con le società. Le prime testimonianze della produzione della seta in Cina risalgono al Neolitico, intorno al 3630 a.C. La via della seta collegava Oriente e Occidente, primo esempio di commercio tessile globale. Nello stesso periodo, in India ed Egitto si coltivava un’altra fibra rivoluzionaria: già nel 3000 a.C., il cotone veniva filato e tinto con pigmenti naturali ricavati da piante, insetti e minerali. Il subcontinente indiano, in particolare, divenne una vera potenza nel settore.
Nel Settecento, in Inghilterra, la Rivoluzione industriale introduce il telaio meccanico nella produzione tessile: i tessuti di cotone e lana potevano essere prodotti in serie, utilizzando telai ad acqua e a vapore. Più che un’arte, la tintura divenne una scienza. Dopo la scoperta accidentale della mauveina nel 1856 da parte di William Perkin, i coloranti sintetici sostituirono quelli naturali: ciò che un tempo richiedeva giorni di bollitura e fermentazione con corteccia o gusci di coleottero poteva, da quel momento, essere replicato in pochi minuti con prodotti chimici industriali.
Poliestere e nylon: l’ascesa dei tessuti sintetici
I tessuti sintetici rappresentano il successivo grande passo avanti della chimica industriale. Negli anni Trenta, il nylon emerse come sostituto della seta. Resistente, elastico e producibile in quantità praticamente illimitate, durante la Seconda guerra mondiale trovò un nuovo impiego nei paracadute, nelle corde e nell’equipaggiamento militare. Fu poi la volta del poliestere. Commercializzato negli anni Cinquanta come “fibra miracolosa”, era resistente alle pieghe e alle macchie, ma anche economico da produrre. Interi guardaroba erano ora composti da tessuti a base di plastica. La loro invenzione ha radicalmente trasformato la moda, rendendola più rapida, accessibile e intercambiabile.
Quest’anno, a livello globale saranno fabbricate 100 milioni di tonnellate di fibre sintetiche, pari a 70 miliardi di m2 di tessuto. La tecnologia centenaria del nylon e del poliestere, insieme al ben più antico cotone, costituisce ancora la stragrande maggioranza di tutto ciò che produce l’industria dell’abbigliamento. Come designer, io e mio fratello gestiamo Vollebak, e vediamo i nuovi tessuti come la più incredibile opportunità per contribuire a promuovere il futuro di questo settore.
Questi tessuti sono essenzialmente un aggiornamento high-tech di pelli e pellicce e offrono la stessa promessa funzionale di aiutarci a sopravvivere in ambienti ostili.
La corsa allo spazio e i tessuti balistici
La corsa allo spazio ha creato nuove esigenze in termini di materiali, quali per esempi tessuti in grado di resistere alle condizioni estreme dello spazio. È in questo settore che sono nati i polimeri ad alta resistenza e a prova di calore, in grado di sopravvivere al rientro nell’atmosfera e agli impatti ad alta velocità. Sviluppato nel 1965 da Stephanie Kwolek, chimica della DuPont, il kevlar rappresenta la prima fibra para-aramidica. Cinque volte più resistente dell’acciaio a parità di peso, ha rivoluzionato i giubbotti antiproiettile, l’isolamento aerospaziale e gli pneumatici. Pur rimanendo flessibili e leggeri, questi tessuti balistici potevano fermare i proiettili, resistere alle fiamme e sopravvivere all’esposizione chimica.
Quando abbiamo realizzato i nostri primi capi di abbigliamento, abbiamo scelto il kevlar per tutte queste incredibili proprietà. Questi tessuti sono essenzialmente un aggiornamento high-tech di pelli e pellicce e offrono la stessa promessa funzionale di aiutarci a sopravvivere in ambienti ostili.
Biologia sintetica
Nell’ultimo decennio, gli scienziati hanno cercato delle alternative organiche, facendo emergere un nuovo campo all’incrocio tra biotecnologia e moda: la biologia sintetica. Aziende come Spiber, con cui abbiamo collaborato, hanno iniziato a produrre tessuti “a base di proteine fermentate”. Modificando geneticamente lieviti o batteri, si possono produrre proteine simili alla seta, raccolte, filate e tessute in tessuti biodegradabili.
Il mercato dei tessuti sostenibili è in aumento e si prevede che quello delle fibre biologiche crescerà del 30 per cento nel prossimo decennio. Queste offrono infatti un’alternativa biodegradabile ai sintetici. Abbiamo anche sperimentato metodi di tintura basati sul DNA, che utilizzano sequenze biologiche codificate per produrre colori attraverso processi naturali, riducendo il deflusso chimico tipico della tintura tradizionale. I risultati sono bellissimi, ma ci vorrà del tempo prima che la gamma di colori si possa ampliare, in quanto la tecnologia è ancora agli inizi.
Grafene
Nel 2004, due scienziati dell’Università di Manchester, Andre Geim e Kostya Novoselov, hanno staccato un singolo strato di atomi di carbonio dalla grafite utilizzando solo del nastro adesivo, scoprendo il grafene. Duecento volte più resistente dell’acciaio, altamente conduttivo, flessibile e quasi trasparente, il grafene è stato salutato come un materiale miracoloso.
Nel settore tessile, è estremamente promettente. I primi prototipi di abbigliamento sono in grado di regolare la temperatura, condurre elettricità e alimentare piccoli dispositivi. La sua conduttività porterà un giorno alla creazione di capi in grado di monitorare i segni vitali, fungere da sensori o connettersi a reti wireless.
Abbiamo utilizzato grafene e oro nella nostra giacca mimetica termica realizzata nel 2022, che esplorava come programmare una giacca in modo da potersi mimetizzarsi nello spettro termico. Sebbene la produzione di grafene per i tessuti sia ancora agli inizi, le potenzialità sono enormi. Si stima che il mercato dei tessuti realizzati con questo materiale raggiungerà 1,8 miliardi di dollari entro il 2030, trainato dalle innovazioni nella tecnologia indossabile, nei tessuti intelligenti e in quelli elettronici. La sua capacità di condurre elettricità a livello atomico rende possibile realizzare indumenti autoriscaldanti e in grado di raccogliere energia.
Tessuti a schermatura elettromagnetica
In un mondo sempre più connesso, le radiazioni elettromagnetiche provenienti da smart phone, wi-fi e apparecchiature industriali hanno dato origine a una nuova generazione di tessuti schermanti. Realizzati con fibre metalliche come argento e rame, sono in grado di bloccare i campi elettromagnetici e le onde radio.
Nel 2011, la NASA ha utilizzato una tenda schermata per bloccare le radiazioni elettromagnetiche esterne durante i test del rover Curiosity. La sua schermatura era principalmente finalizzata a proteggerne i delicati componenti elettronici dalle interferenze durante i test sulla Terra e, potenzialmente, su Marte.
Mano a mano che andiamo avanti, potremmo scoprire che i nostri corpi, per quanto riguarda il modo in cui dobbiamo pensare alle radiazioni elettromagnetiche, non sono poi così diversi dal rover marziano.
Mano a mano che andiamo avanti, potremmo scoprire che i nostri corpi, per quanto riguarda il modo in cui dobbiamo pensare alle radiazioni elettromagnetiche, non sono poi così diversi dal rover marziano. Per noi designer, la schermatura elettromagnetica ha un enorme potenziale nell’architettura e nei viaggi. Crediamo che diventerà una parte importante dell’esperienza del lusso, dove ci sarà la tendenza a disconnettersi completamente dal mondo digitale.
Stratificazione atomica: i metamateriali
La nuova frontiera dello sviluppo dei materiali è la manipolazione a livello molecolare, la riprogettazione della materia stessa. La stratificazione atomica e la nanofabbricazione consentono ora ai ricercatori di costruire materiali a partire dall’atomo, modificandone la struttura e il comportamento in modi che la natura non avrebbe mai previsto.
Questi ‘metamateriali’ possono deviare la luce, reindirizzare il suono e promettono una grande idrofobicità, impermeabilità, resistenza alla corrosione e persino l’invisibilità.
Dal MIT al Caltech, gli ingegneri tessili stanno sperimentando tessuti a strati atomici che cambiano rigidità su richiesta, raccolgono energia dal movimento o modulano la temperatura in tempo reale. Lo sviluppo dei metamateriali, alimentato dalla manipolazione atomica, è ancora in fase iniziale, ma le proiezioni suggeriscono che il mercato che li riguarda supererà i 20 miliardi di dollari entro il 2030, trainato in gran parte dalle innovazioni nei settori tessile, dello stoccaggio di energia e della difesa.
Mentre ci troviamo di fronte a un’era d’instabilità climatica, immersione digitale e integrazione biologica, crediamo che la frontiera dei metamateriali possa diventare uno strumento determinante del nostro secolo e di quelli a venire.
Immagine di apertura: Black Squid Jacket, con tessuto di poliestere e resina che incorpora oltre due miliardi di microscopiche sfere di vetro e imita il mimetismo adattivo dei calamari. Al buio è nera, alla luce riflette l’intera gamma dello spettro cromatico
