Stardust Architects, studio fondato nel 2011 a Bucarest da Anca Cioarec e Brîndușa Tudor e specializzato in progettazione “poetica”, cioè volta a creare esperienze di sgomento o meraviglia attraverso il silenzio o una magica presenza, ha ripensato gli interni di Meşteshukar ButiQ, un famoso negozio di artigianato locale rumeno. Il punto di partenza del progetto – chiamato “The loom” – è stato il concetto di memoria del mestiere, del saper-fare domestico: i nonni che intrecciano le ceste, impastano la farina, filano la lana. Quando si parla di antichi mestieri, si parla inevitabilmente anche di ricordi, la gioia di riscoprirli o la paura di perderli. Ricordi soprattutto tattili, concreti, legati all’uso delle mani. Per questo Stardust ha lavorato soprattutto sulla memoria del corpo per ricreare un ambiente esperienziale che invitasse a toccare, far scorrere le dita, lavorare, un workshop prima ancora che uno shop.
Ecco che il negozio diventa una bottega, un luogo di apprendistato, ricolmo di sgabelli e utensili da lavoro, esposti, appoggiati o inseriti in delle strutture flessibili in legno di tiglio sostenute da colonne forate – come un flauto – in cui inserire i ripiani modulari. Al centro un grande tavolo funge da espositore o piano di lavoro mentre la finestra con punto d’appoggio serve da vetrina o da angolo-ristoro. In questa “casa tattile”, ogni componente d’arredo è pensato per essere spostato e riadattato velocemente a nuovi contesti: mostre, eventi, festival e allestimenti temporanei secondo la logica pop-up.