Da Turing ai Massive Attack: l’IA si mostra al Barbican

L’Intelligenza artificiale c’è, e a Londra si vede anche, con una esposizione in quattro stazioni che racconta in una esplosione di riferimenti pop, ma senza mai dare niente per scontato, l’emergere dell’età dei robot.

A New York, nel 1939, i visitatori dell’esposizione “Futurama” avevano appuntata una spilla con la scritta “I have seen the future”, mentre uno straordinario plastico di grandi dimensioni disegnato da Norman Bel Geddes restituiva l’immagine di una città del futuro. È analogo il climax che caratterizza la mostra “AI: more than nature”, al Barbican Centre di Londra. Curata da Suzanne Livingston e Maholo Uchida, l’esposizione si sviluppa come una spettacolare indagine attorno agli sviluppi artistici e scientifici nell’intelligenza artificiale.

È un’esplorazione dell’evoluzione delle relazioni tra uomo e tecnologia che mette insieme opere e progetti di ricercatori, artisti, designer e scienziati raccolti in quattro sezioni. Attraverso una molteplicità di ambienti immersivi e interattivi si ha la possibilità di sentire e sperimentare in prima persona i dispositivi che alimentano l’intelligenza artificiale. Un’esperienza che offre ai visitatori gli strumenti per decidere autonomamente come navigare nel nostro mondo in evoluzione.

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

Totem © Chris Salter in collaborazione con Sofian Audry, Takashi Ikegami, Alexandre Saunier e Thomas Spier. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

aibo © Sony Corporation. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

What a Loving and Beautiful World, © teamLab

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

Alter 3 © Hiroshi Ishiguro, Takashi Ikegami e Itsuki Doi. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

Kreyon City © Sony Computer Science Laboratory. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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Foto Tristan Fewings/Getty Images

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DeepDream: The Artificial Pareidolia © Alexander Mordvintsev Foto Tristan Fewings/Getty Images

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What a Loving and Beautiful World, © teamLab

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

Kreyon City © Sony Computer Science Laboratory. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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Waterfall of Meaning © Google PAIR. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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2065, © Lawrence Lek. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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Myriad (Tulips) © Anna Ridler. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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Affectiva Driving Game © Affectiva. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

Kreyon City © Sony Computer Science Laboratory. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

AI, Ain’t I A Woman © Joy Buolamwini/ The Algorithmic Justice. Foto Tristan Fewings/Getty Images League

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Mezzanine © Robert del Naja in collaborazione con Mick Grierson, UAL, Goldsmith’s College e Andrew Melchior. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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Organi stampati in 3D © Wake Forest Institute for Regenerative Medicine. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

2065, © Lawrence Lek. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

DIY Food Computer, © Method. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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Makr Shakr © Makr Shakr. Foto Tristan Fewings/Getty Images

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Future You, © Universal Everything. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

DIY Food Computer, © Method. Foto Tristan Fewings/Getty Images

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

What a Loving and Beautiful World, © teamLab

AI: More than Human Mostra al Barbican Centre, Londra, 2019. A cura di Suzanne Livingstone e Maholo Uchida. Aperta fino al 26 agosto 2019

What a Loving and Beautiful World, © teamLab

Sono in gioco le grandi questioni del nostro tempo: cosa significa essere umani? Cos’è la coscienza? Le macchine supereranno mai l’umano? E come possono esseri umani e macchine lavorare e collaborare? La prima sezione dal titolo “The Dream of AI” apre il percorso espositivo con una suggestiva e potente installazione di Kode9, artista e star della musica elettronica che mette insieme suoni e immagini ispirate dal desiderio umano di riportare in vita l’inanimato. Dalle tradizioni religiose come lo shintoismo e l’ebraismo al misticismo scientifico degli alchimisti arabi, Kode9 rielabora queste suggestioni mixandole con suoni ripresi da Frankenstein e Blade Runner.

Il risultato è un inquietante e promettente punto di partenza per la mostra. Il golem è la primordiale forma di vita artificiale a cui guardano Stefan Hurtig, Detlef Weitz mentre Sam Twidale e Marija Avramovic osservano l’intelligenza artificiale attraverso la lente dello shintoismo giapponese per dare corpo all’idea che, attraverso il tentativo di animare cose non viventi, abbiamo esplorato nel corso del tempo la potenza e talvolta la paura di un mondo che non possiamo controllare. Questa tensione ha ispirato i tentativi di creare figure umane con abilità speciali e di sviluppare sistemi d’intelligenza che estendono la mente.

What a Loving and Beautiful World, © teamLab

Queste due dimensioni hanno guidato il progetto dell’intelligenza artificiale fino a dove è oggi. Nella seconda sezione “Mind machines” i curatori hanno provato a ricostruire una prospettiva storica che parte dai pionieristici tentativi di convertire il pensiero razionale in codici digitali: da Ada Lovelace e Charles Babbage a Claude Shannon passando per Alan Turing fino a DeepMind’s AlphaGo, che è diventato il primo computer a sconfiggere un uomo nel complesso gioco di strategia Go nel 2016. Questa sezione analizza anche il modo in cui l’intelligenza artificiale vede le immagini e comprende il linguaggio. Ne è un esempio il progetto di Google Pair Waterfall of Meaning, uno sguardo poetico che rivela come una macchina assorba le associazioni umane tra le parole restituendo uno slam poetry. È Circuit Training di Mario Klingemann a invitare i visitatori a prendere parte alla costruzione di una rete neurale per creare un’opera d’arte.

Il sistema assorbe e cattura la nostra immagine selezionando ciò che ritiene interessante ai fini del lavoro finale che è in continuo divenire. Emerge dall’attraversamento degli spazi espositivi come l’intelligenza artificiale sia una disciplina scientifica che studia e sviluppa diverse tecnologie che ruotano attorno al ragionamento, all’apprendimento automatico, alla rappresentazione dei dati, alla pianificazione, programmazione e ottimizzazione degli input di ricerca. Un sistema che mira a costruire dispositivi in grado di risolvere problemi complessi in diversi domini applicativi. Lo sviluppo dell’AI è facilitato da una crescita continua legata all’analisi dei dati, alla sicurezza informatica e all’etica grazie, anche, al supporto di infrastrutture digitali come il cloud computing, l’Internet degli oggetti, la robotica e gli smartphone.

Alter 3 © Hiroshi Ishiguro, Takashi Ikegami e Itsuki Doi. Foto Tristan Fewings/Getty Images

La sezione “Data Worlds” prova a svelare come l’intelligenza artificiale che è intorno a noi e modella le nostre esistenze, sia nello spazio pubblico sia in quello privato, attraverso i media che consumiamo e i prodotti che acquistiamo. Qualcosa ci è dato sapere di questa semiosfera che avvolge il nostro quotidiano, ma molte manifestazioni e fonti della pervasività dell’AI sono invisibili, intrecciate in sistemi globali così complessi che sono impossibili da comprendere appieno. “Data Worlds” porta in superficie la realtà dell’AI, indagando i suoi meccanismi nascosti e aprendo un futuro che è spesso eccitante e talvolta inquietante. È indicativo di questa dimensione doppia e ambigua il progetto della fondatrice della Algorithmic Justice League, Joy Buolamwini che esamina il pregiudizio razziale e di genere nei software di analisi facciale. La designer ha scoperto che un sistema di intelligenza artificiale la rilevava meglio quando indossava una maschera bianca. Nasce così Gender Shades.

Circuit Training © Mario Klingemann. Foto Tristan Fewings/Getty Images

La quarta e ultima sezione “Endless Evolution” ci mette di fronte a un bellissimo lavoro dei Massive Attack, gruppo storico del triphop degli anni Novanta, che celebra il ventesimo anniversario del suo album di riferimento Mezzanine. Il progetto punta a creare un lavoro artistico che mette in evidenza le straordinarie possibilità del conflitto che musica e tecnologia generano quando si scontrano. Mezzanine rivive in una rete neurale e noi visitatori possiamo influenzare il suono con i nostri movimenti. Un’opera aperta che guarda al futuro e che ci invita a riflettere sulle leggi della “natura” e su come s’inseriscono le forme artificiali di vita nel nostro quotidiano. Quali saranno le prospettive di coesistenza?

  • AI: More than Human
  • Barbican Centre
  • fino al 26 agosto 2019
  • Silk St, Barbican, Londra