"A cosa possono disobbedire degli oggetti? Forse a certe logiche del mercato che vorrebbero solo prodotti obbedienti allo stile e alla moda; disobbedienti alla regola di non disturbare, di non porre interrogativi, di non destare dubbi e incrinare consolidate certezze; disobbedienti all'idea che il design è cosa per pochi, comprensibile solo all'élite culturale ed economica; disobbedienti all'idea che nel disegno della bella forma si debba esaurire tutta la tensione progettuale, mentre credo che l'idea che anima i progetti, diluita in una buona dose d'ironia, sia di gran lunga il loro valore più prezioso".
La mostra "Oggetti disobbedienti" di Giulio Iacchetti – a cura di Francesca Picchi, allestimento di Matteo Ragni, catalogo Skira con grafica di Italo Lupi – inaugura il ciclo di mostre dedicate ai giovani designer italiani, ed è ospitata in Triennale, in uno spazio di 150 mq attiguo al Museo del Design (CreativeSet sono un progetto diretto da Silvana Annicchiarico). Rimarrà aperta sino al 28 giugno 2009.
Protagonisti dell'iniziativa sono 14 oggetti, nei quali è preminente l'aspetto ideale e utopistico, insieme alla loro capacità di insinuare dubbi, di porre questioni legate al sociale, alla politica. "Tutto questo, apparentemente pesante e moralistico", dice Iacchetti, "è in realtà infarcito con l'ironia delle cose, che mi piace sempre tener viva nel mio lavoro. Mi è costato escludere molti progetti, quelli che 'funzionano', i progetti di successo. Abbiamo privilegiato invece prototipi e piccole produzioni. Anche il catalogo esprime un aspetto del mio lavoro che ricorre spesso: l'intervento corale. Esso accoglie contributi di persone estranee al design, o solo attigue al mondo del progetto, come Franco La Cecla o il filosofo Elio Franzini. A ognuno di loro è abbinato un oggetto. Il catalogo è quindi fatto di 14 commenti-interpretazioni degli altrettanti oggetti" (Lo spirito è simile a quello del libro Italianità, curato da Giulio Iacchetti per Corraini Edizioni, una raccolta di scritti su oggetti, simboli, odori, sapori e suoni che contribuiscono a formare l'identità del popolo italiano).
Perché 14 oggetti disobbedienti? "Essi sono per noi dei punti di partenza verso la dimensione sociale del progetto. La selezione è stata una scelta sofferta, perché sono tanti i progetti esclusi. Ma ora sono convinto di aver agito con coerenza, perché credo sia giunto il momento di mettere in campo idealità, insieme a spunti per generare lo scatto di cui ora abbiamo bisogno. Il 15° progetto riguarda l'allestimento: con Matteo Ragni abbiamo pensato di recuperare il materiale della mostra Japanese Good Design, che si è tenuta in Triennale durante il periodo del Salone del Mobile, e di utilizzare parte degli elementi espositivi, dopo averli opportunamente modificati, per costruire la nostra mostra. Un esempio di allestimento a km 0, che ci sembrava doveroso dopo lo spreco visto durante il Salone. Questa scelta ci permette anche di dimostrare che è necessario saper vedere dentro le cose, scoprendone le potenzialità d'uso e riuso. Mi piace tener conto dell'economia delle cose, mi è sempre piaciuto. Ecco perché considero l'allestimento il 15° progetto. E credo sia giusto e coerente per una mostra del genere. Abbiamo inoltre pensato di organizzare durante la durata della mostra alcuni incontri, che vorrei fossero capaci di trasformare l'esposizione in una sorta di agorà, di luogo di discussione aperto a tutti. Al primo incontro inviteremo i responsabili di Ikea Italia, di Muji Italia e Stefano Giovannoni, per ragionare insieme sul design democratico, riallacciandoci all'esperienza del progetto per la COOP. La seconda conferenza, alla quale dovrebbero partecipare Michele Serra, Marco Ferreri e Beppe Finessi come moderatore, verterà invece sull'humor".
A questi oggetti fragili, autonomi dal loro progettista, disobbedienti anche per l'interpretazione che viene loro data dagli utilizzatori, non resta che augurare di intraprendere un lungo percorso, di cui è difficile prevedere il punto di arrivo.
Maria Cristina Tommasini
Oggetti Disobbedienti
Alcune riflessioni sulla mostra di Giulio Iacchetti alla Triennale di Milano.
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- 03 giugno 2009
- Milano
