Due passi a casa di… Eszter Haraszty, una colorista a New York

Il secondo appuntamento nelle abitazioni dei progettisti dell’archivio di Domus è da Eszter Haraszty, designer del tessile e colorista ungherese, nella sua casa-studio che è un insieme di colori, ricordi di viaggio e spezie

“Eszter Haraszty si prepara da sè i colori, come ama prepararsi i cibi, come ama certi spaesati oggetti europei, e i ricordi di viaggio”. Con queste parole, nel dicembre del 1956, Domus apre le porte dell’appartamento newyorchese di Eszter Haraszty, giovane artista e designer ungherese, nell’articolo “Casa di un’artista a New York”

L’appartamento, nel cuore della città, è un misurato insieme di tessuti brillanti, poltrone raffinate, ricordi di viaggi, barattoli di spezie. Una casa che è anche studio e che racconta la passione della padrona di casa – il colore – e il legame con la Knoll Associates, l’azienda di arredamento per cui lavora e che collabora con i più grandi progettisti al mondo, dal finlandese Eero Saarinen all’ungherese Marcel Breuer. È proprio l’amico e connazionale Breuer a presentare la giovane Haraszty, arrivata a New York nel 1946, ad Hans Knoll, che conquistato dal suo portfolio di colori e tessuti, la assume e nel 1949 le affida la direzione artistica del dipartimento delle stampe e del tessile dell’azienda. Haraszty introduce nella produzione materiali nuovi, come il nylon, e si distingue per l’uso delle tinte audaci, come il rosa acceso e il celebre arancio, diventato poi l’elemento distintivo del marchio. “Knoll le deve i suoi bellissimi tessuti, splendidi nei colori”: così Domus presentava la giovane colorista ai suoi lettori, nel 1956. (Domus 325, dicembre 1956)

Knoll le deve i suoi bellissimi tessuti, splendidi nei colori

Al momento della pubblicazione della sua casa-studio su Domus, Eszter Haratsky dirige il settore arredamento dello studio americano di Michael Saphier, ma i simboli del legame con la Knoll e i suoi collaboratori sono sparsi nelle stanze private, così come le opere d’arte degli amici e degli artisti europei emigrati alla ricerca della libertà espressiva che caratterizzava l’America in quegli anni. Le stoffe che ricoprono il divano e i cuscini sono creazioni dalla padrona di casa. Nel soggiorno ci sono una vecchia sdraio in legno curvato Thonet e tanti pezzi moderni: la chaise longue in pelle di Le Corbusier e la poltroncina Diamond Chair, qui in tessuto blu acceso, disegnata da Harry Bertoia per Knoll nel 1952. Di Bertoia, designer di origini italiane bramato dai coniugi Knoll, la Haraszty espone anche una piccola scultura in metallo, sul mobile del soggiorno – con grammofono, dischi e liquori – affianco a delle sculture peruviane. Sulle pareti bianche, spiccano le cromie brillanti di due dipinti: una palette colori su sfondo nero di Xanti Schawinsky, artista svizzero formatosi alla Bauhaus di Dessau e grafico pubblicitario per la Olivetti, e il rosa e l’arancio di un’opera György Kepes, artista ungherese emigrato e animatore della New Bauhaus a Chicago.

Il soggiorno della casa-studio di Eszter Haraszty a New York. Da Domus 325 del 1956. Fotografie di Herbert Matter. Il soggiorno della casa-studio di Eszter Haraszty a New York.  

Fotografie di Herbert Matter, da Domus 325 del 1956.

Soggiorno: il mobile a parete contiene il bar, la radio, il grammofono, l’altoparlante, i dischi; sul mobile una piccola scultura di Bertoia; quadro di Xanti Shawinsky.

Fotografie di Herbert Matter, da Domus 325 del 1956.

Sul divano, tessuti a mano di Ester Haraszty. Sul mobile, scultura di Harry Bertoia.

Fotografie di Herbert Matter, da Domus 325 del 1956.

Nel soggiorno, dal lato del camino, un quadro di Gyorgy Kepes, divano e cuscini con tessuti di Eszter Haraszty.

Fotografie di Herbert Matter, da Domus 325 del 1956.

Il salotto e la camera da letto sono separati da una parete scorrevole.

Fotografie di Herbert Matter, da domus 325 del 1956

Nel piccolo salotto, tappeto marocchino, tavolino Knoll; alla parete, un disegno di Marino. Nella stanza da letto, piccolo scaffale illuminato dietro al letto, nella nicchia: le bottiglie dei colori che Eszter Haraszty compone personalmente.

Fotografie di Herbert Matter, da domus 325 del 1956

In cucina barattoli di erbe e spezie, per i piatti che Eszter Haraszty ama cucinarsi; piccole lampade a petrolio della Giamaica, e vasi da farmacia per la pasta, lo zucchero e i colorati sciroppi.

Fotografie di Herbert Matter. Immagini da Domus 325 del 1956.

In cucina: su una lunga tavola da macellaio, di grosso spessore, è apparecchiata la mensa; la coppa in legno è danese, la boccia in vetro a fiori è austriaca.

Fotografie di Herbert Matter, da Domus 325 del 1956. 

Sui mobili, fiori recisi – rossi, blu, viola – in vasi in vetro colorato e ricordi di viaggio; in ingresso, una sedia berbera in metallo bianco e un candelabro belga. Il grosso candelabro in soggiorno invece, acquistato al Marché aux puces di Parigi, poggia su un mobiletto prodotto da Knoll, così come di Knoll è il tappeto grigio a pelo lungo e frange.
Una parete scorrevole rossa separa il salotto dalla camera da letto, dove la designer espone le bottiglie dei colori che compone personalmente.

Anche la cucina è un piccolo racconto della vita errante e creativa della padrona di casa: “... barattoli di erbe e spezie, per i piatti che Eszter Haraszty ama cucinarsi; piccole lampade a petrolio della Giamaica e vasi da farmacia per la pasta, lo zucchero e i colorati sciroppi”. (Domus 325, dicembre 1956). La tavola è apparecchiata su una lunga tavola da macellaio, di grosso spessore: l’insalata è in una coppa in legno danese, i fiori in una boccia in vetro austriaca.

...barattoli di erbe e spezie, per i piatti che Eszter Haraszty ama cucinarsi; piccole lampade a petrolio della Giamaica e vasi da farmacia per la pasta, lo zucchero e i colorati sciroppi

Le fotografie delle stanze coloratissime pubblicate su Domus sono, non a caso, di Herbert Matter, un’altra grande figura legata alla Knoll, fotografo e grafico responsabile dell’identità grafica dell’azienda dal 1944. Nell’immagine di apertura dell’articolo, dietro il pannello in metallo traforato con le scimmiette in legno del designer danese Kay Bojesen, si vede la fugace figura della padrona di casa, in t-shirt e scarpe rosa shocking, ovviamente.

Immagine di apertura: la padrona di casa nello studio, immagine tratta da “La casa di un’artista a New York”, pubblicata su Domus 325 del 1956, con le fotografie di Herber Matter.