Marcel Lajos Breuer nasce a Pécs, in Ungheria, nel 1902. La sua carriera si mostra da subito precoce e rapida: a 18 anni entra come studente alla Bauhaus, di cui diviene prestissimo docente, rimanendolo dal 1922 al 1928. Walter Gropius lo mette infatti a capo del laboratorio mobili, ed è in quel contesto che Breuer fa sua quella disposizione al combinare arte, arti applicate e produzione industriale in un approccio progettuale capace di coprire tutte le scale, da quella urbana a quella dell'oggetto di uso comune.
Il mio interesse sta tanto nel minimo dettaglio quanto nell’intera struttura.
È attorno al 1926, infatti, che nel laboratorio di Breuer arriva alla maturazione la sperimentazione del tubolare metallico come struttura per sedie e tavoli. Il primo grande pezzo a comparire, il più iconico della produzione di Breuer, è la poltrona modello B3, in seguito nota come Wassily, composta dalla innovativa e caratteristica combinazione di strisce di tessuto e struttura in tubolari d'acciaio. Si uniscono poi la prima Cantilever chair (1928) e la sedia Cesca (1928), evoluzione della prima, che combina al tubolare metallico il legno e i pannelli in paglia di Vienna. Tutti i modelli a fine anni ‘20 saranno prodotti da Thonet; nel periodo postbellico passeranno poi all'italiana Gavina, da ultimo acquisita da Knoll a fine anni ‘60.
Quando poi si sposterà Londra nel 1936 per lasciare la Germania nazista, Breuer lavorerà per la Isokon Company, dove svilupperà ricerche sull'impiego del compensato curvato, di cui è espressione la sua Long Chair del 1936.
Intanto la sua carriera come architetto si sviluppa con un ritmo più lento, punteggiando inizialmente gli anni trenta e quaranta per poi esplodere dal dopoguerra negli Stati Uniti. Coinvolto per il progetto di un interno nel quartiere modello della Weissenhofsiedlung di Stoccarda (1927) collabora poi con Alfred e Emil Roth sugli edifici di appartamenti Doldertal a Zurigo (1935).
L'evoluzione del suo approccio all'architettura intercetta quelli che sono i temi e le questioni dell'evoluzione del moderno, partendo da “una versione professionale (…) di alcuni termini dell’International Style come la scatola su pilastri o la terrazza a sbalzo” (Curtis, 1999) nelle forme del Doldertal, per passare ad un vocabolario affine al Modernismo americano del dopoguerra, fino allo sfociare nelle espressioni strutturali e plastiche del brutalismo.
Breuer comprese fra i primi, e meglio di Gropius, che compito dell’architetto e del designer è quello di dare forma all’oggetto corrente, quale nasce dalle implicazioni tecnologiche (e quindi economiche e sociali) correnti. (Roberto Gabetti, 1988)
Vettore di queste transizioni è il suo spostamento negli Stati Uniti, dove si trasferisce nel 1937, inizialmente per seguire Gropius alla Harvard Graduate School of Design, di cui il fondatore del Bauhaus era divenuto preside. Gropius e Breuer condividono fino al 1941 anche la pratica professionale. Breuer si trasferirà poi nel 1946 a New York, che rimarrà la sua sede operativa fino al 1981 anno della sua morte. In questo periodo, Breuer lavora ad una serie di progetti residenziali, tra cui la co-progettazione della Gropius House a Lincoln, Massachussets (1938), e la sua prima casa a New Canaan, Connecticut (1946), dove affronta quelle prime evoluzioni in distribuzione (separazione nucleo notte / nucleo giorno) e composizione proprio della diffusione globale delle riflessioni moderne negli anni postbellici. La House in the Museum garden esposta nel 1949 al Museum of Modern Art di New York sintetizza nella espressività della struttura del tetto, nella convivenza di materiali moderni con altri quali la pietra, nella articolata centralità del living, questa transizione, e colloca Breuer in una posizione di grande visibilità non solo sulla scena americana.
Dagli anni ‘50 Breuer opera da New York alla scala globale, spesso in collaborazione con altri professionisti, a realizzazioni private e pubbliche di grande scala dove sperimenta una poetica brutalista, articolata in diverse declinazioni.
La megastruttura modulare dalla forma fortemente plastica e monumentale è il principio ispiratore della sede UNESCO di Parigi (1955-58, con Pier Luigi Nervi e Bernard Zehrfuss) come del successivo Centro Ricerche IBM a La Gaude, presso Nizza (1961-62). In queste realizzazioni un ruolo molto forte, oltre all'uso del calcestruzzo a vista, è attribuito alla costruzione con elementi prefabbricati, come nel caso della sede per lo U.S. Department of Housing and Urban Development (Washington DC, 1968) o dello stesso centro IBM; l'impiego di questa tecnica nella stazione sciistica di Flaine (1960-70) in Francia, va anche ad incrociare la capacità esercitata da Breuer di muoversi tra diverse scale fino a quella urbana, integrando le tutte in una visione univoca di design. Le committenze sono diverse: private e corporate, come nel caso dei grandi magazzini De Bijenkorf a Rotterdam (1957), o delle realizzazioni per Torin Corp. in California e Australia (1953-76) e IBM in Francia; pubbliche, rappresentate da istituzioni culturali (dai dormitori e lo Student Center per la New York University, 1961, fino alla Atlanta Central Public Library, 1980) e istituzioni governative e diplomatiche, statali e internazionali (a Parigi, dal’UNESCO fino all’Ambasciata d’Australia con Harry Seidler del 1977).
Approcci più scultorei nell’uso del cemento armato a vista saranno adottati invece in progetti come il complesso della Saint John's Abbey a Collegeville, Minnesota (1955-61), o la sede del Whitney Museum of American Art a New York (1966; l’attuale Met Breuer), fortemente connotato dalla presenza di pattern ottenuti lavorando tanto sul materiali quanto sulla struttura e sugli elementi di illuminazione.