La Biennale Arte 2026 si farà, secondo la visione di Koyo Kouoh.
A poco più di due settimane dalla scomparsa della curatrice designata, il progetto da lei ideato è stato presentato alla stampa nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian. In un clima di intensa commozione, il team da lei selezionato ha confermato che la 61ª Esposizione Internazionale d’Arte si svolgerà in continuità con il suo lavoro, esattamente come da lei concepita.
Rifiutando lo spettacolo dell’orrore, è giunto il momento di ascoltare le tonalità minori.
Koyo Kouoh

"In Minor Keys" — titolo assegnato dalla curatrice a questa edizione — si configura come un progetto radicalmente intimo. Definito in ogni dettaglio da Kouoh prima della scomparsa, verrà portato avanti, in forma di corrispondenza viva, dal gruppo di lavoro da lei designato composto dalle advisor Gabe Beckhurst Feijoo, Marie Helene Pereira e Rasha Salti, l'editor-in-chief Siddhartha Mitter, e l'assistente Rory Tsapayi.
IIl titolo scelto rimanda al lessico musicale: le tonalità minori – spesso associate a sentimenti di malinconia, fragilità e profondità – diventano qui una chiave per prestare attenzione alle vibrazioni più silenziose, ma non per questo meno significative, anche nel bel mezzo del frastuono.
Quella immaginata da Kouoh è una mostra che rifiuta lo spettacolo dell’orrore per muoversi su frequenze più sottili, più basse, che richiedono ascolto. “Rifiutando lo spettacolo dell’orrore,” scrive Kouoh, “è giunto il momento di ascoltare le tonalità minori.”
L’intenzione è quella di rallentare, di “stare con l’amore, con la poesia, con l’arte.” “Siamo stanchi. Abbiamo bisogno di altro. Abbiamo bisogno della radicalità, della gioia. Il momento è arrivato.”
La mostra si propone come una litania, un coro composto da molteplici voci che, pur tenendo conto della complessità del presente e delle crisi globali, sa che la denuncia non basta e tenta piuttosto di riconnettere chi guarda alla propria interiorità. Un invito a rallentare, a lasciarsi toccare, a restare.
Abbiamo bisogno della radicalità della gioia. Il momento è arrivato.
Koyo Kouoh
Quello che possiamo aspettarci dalla 61ª edizione della Biennale Arte di Venezia è quindi una profonda dichiarazione di fiducia nell’arte e negli artisti: interpreti lucidi delle condizioni sociali, psicologiche e culturali del presente, e al tempo stesso catalizzatori di nuove possibilità di abitare il mondo.
In questo senso le pratiche selezionate da Kouoh non si accontentano di essere oggetti da osservare, ma si configurano come passaggi: soglie porose che aprono mondi, generano relazioni, trasformano chi guarda.

La Biennale firmata da Kouoh si presenta già da ora come un manifesto, a partire da un approccio espositivo che non si propone come guida o spiegazione, ma come esperienza da abitare. Una mostra più sensoriale che didattica, più relazionale che interpretativa, che si affida all’empatia, alla presenza, all’ascolto.
Un’attitudine che guarda più al jazz che a modelli curatoriali precedenti — genere musicale non a caso evocato esplicitamente anche nel discorso introduttivo all’edizione, redatto dalla curatrice — e al suo modo di affrontare l’imprevedibile attraverso l’improvvisazione. Un’estetica dell’apertura, che accoglie la complessità senza ridurla, e risponde al disordine abbracciando le forme in divenire.
La Biennale di Venezia, in questa occasione ha inoltre annunciato una nuova collaborazione con Bvlgari, che a partire dalla 61ª edizione sarà Exclusive Partner dell’Esposizione Internazionale d’Arte per tre appuntamenti consecutivi: 2026, 2028 e 2030. Resta confermato illycaffè come main sponsor della Biennale Arte 2026, insieme a Vela – Venezia Unica in qualità di sponsor.
Per conoscere l’elenco degli artisti invitati, l’identità visiva, il progetto di allestimento e la lista dei Paesi partecipanti, sarà invece necessario attendere la presentazione ufficiale del 25 febbraio 2026.