Nel mondo di Lee Friedlander i temi e i piani si intersecano e si sovrappongono, e il fil rouge del suo lavoro finisce per assomigliare a una matassa intricata.
Molto più che fotografo seriale, Friedlander è stato ed è un collezionista di collezioni, che accumula accumulazioni di immagini le quali, prese tutte assieme, compongono il puzzle delle ossessioni sue e in buona misura dell’America stessa.
Dagli autoritratti ai nudi femminili, dai cani ai ritratti di famiglia, dai televisori alle piante del deserto, dai monumenti alla gente al lavoro, il cosiddetto paesaggio sociale di un’America banale e alla luce del sole entra nella vita di Friedlander così come Friedlander percorre la vita dell’America, il suo paesaggio ormai fin dagli anni ’60 banale, visto e stravisto.
Emerso proprio nel 1967 all’interno di una nuova generazione di artisti — come Diane Arbus e Garry Winogrand, con lui protagonisti del seminale New Documents — per cui la fotografia era contemporaneamente strumento di indagine sociale ma anche espressione di una pulsione privata, psicologica, Friedlander è la coscienza compulsiva e obliqua degli Stati Uniti, e la sua mostra più recente affronta uno dei tòpoi più tipicamente americani.
Intitolato semplicemente SIGNS, e visibile alla Fraenkel Gallery di San Francisco fino al 17 Agosto, il percorso espositivo è una carrellata lunga cinquant’anni — e attraverso i cinquanta stati — di insegne, manifesti, cartelli, pubblicità, scritte verniciate o al neon, rozzi graffiti, numeri, adesivi, segnali, appunto, di una società della comunicazione e del consumo.
Nella visione onnicomprensiva di Friedlander, ognuna di queste informazioni dialoga con molti dei suoi temi più cari, come l’autoritratto o i monumenti, in una compenetrazione che permette in ogni suo singolo lavoro di vedere la complessità di tutta la sua opera.
- Titolo:
- Lee Friedlander: SIGNS
- Date di apertura:
- Dall'11 luglio al 17 Agosto, 2019
- Sede:
- Fraenkel Gallery
- Indirizzo:
- 49 Geary Street, 4th Floor San Francisco, CA 94108