La bandiera, tela di un mondo

Dall’identità intima di Frida Kahlo all’atmosfera urbana di Manet, fino al pathos bellico di Samokysh: l’arte rivela le molteplici funzioni della bandiera.

Le manifestazioni di questi giorni rappresentano un’onda di mobilitazione globale che esprime una profonda preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza e una richiesta di azione da parte dei governi e della comunità internazionale. Manifestazioni sociali potenti, a volte violente, che impiegano simboli necessari come le bandiere. Tutto questo richiede un’analisi attenta che trascende la loro materialità per addentrarsi nella loro funzione ontologica. La bandiera è senza dubbio un veicolo semantico. La sua essenza risiede nella capacità di “mettere insieme” di diventare simbolo (sym-ballo, dal greco antico σύν “insieme”  e βάλλω “gettare”), di unire l’ente fisico (il tessuto colorato) a un’entità intellegibile e astratta (nazione, ideologia, movimento). In questo senso, il simbolo non si limita a rappresentare; esso è ciò che simboleggia, in un’unione inscindibile tra significante e significato. Questa non è convenzione, ma un’implicita condizione di esistenza della collettività stessa.

La rappresentazione artistica della bandiera offre un campo di indagine privilegiato per comprendere le molteplici funzioni del simbolo nella cultura umana. Le opere di Frida Kahlo, Edouard Manet e Mykola Samokysh si presentano come veri e propri studi di caso, che illustrano il simbolo rispettivamente come espressione di identità, elemento di atmosfera e oggetto di conflitto.

Edouard Manet, Rue Mosnier decorated with Flags, 1978, Parigi, Francia, J. Paul Getty Museum, Los Angeles, CA, US. Courtesy WikiArt

In Natura morta con pappagallo e bandiera, Frida Kahlo non mostra il vessillo messicano in un contesto di celebrazione pubblica. Al contrario, lo inserisce in un ambiente intimo, tra la flora e la fauna autoctone. La bandiera non sventola, ma giace come un frutto maturo, integrata nel ciclo vitale della natura. Questo posizionamento denota una relazione non retorica, bensì organica con l’identità nazionale. Il simbolo non è un’astrazione politica, ma una realtà viscerale e radicata, che si nutre della stessa terra da cui provengono i frutti e gli animali raffigurati. L’analisi di Kahlo è una decostruzione della simbologia nazionale come entità esterna, per riaffermarla come componente inalienabile dell’essere. Dal punto di vista tecnico, l’opera si distingue per l’uso di una pittura a olio su masonite, una scelta frequente per l’artista messicana in quanto garantiva una superficie liscia e resistente. La tavolozza cromatica è ricca e vibrante, dominata da toni caldi e terrosi che richiamano la fertilità della terra: i rossi profondi, i gialli intensi e i verdi smaglianti dei frutti e delle foglie sono resi con una pennellata meticolosa. 

L’uso del chiaroscuro non è drammatico, ma sufficientemente presente da conferire volume e profondità agli oggetti, in particolare alle forme rotonde dei frutti, che sembrano quasi pronti a essere raccolti.

L’arte, dunque, svela la natura poliedrica del simbolo. Oggi le bandiere nelle piazze rappresentano l’uomo, l’umanità, la pace.

L’opera di Manet, Rue Mosnier decorato con bandiere, si colloca in una prospettiva radicalmente diversa. Qui, la bandiera è ridotta a una macchia cromatica, parte di un mosaico visivo e sensoriale che cattura la frenesia e la luce di un momento. La celebrazione del 14 luglio 1878 è descritta non attraverso figure eroiche, ma tramite un’idea, un’immagine caotica. In qualche modo. Le bandiere non veicolano un concetto politico chiaro, ma contribuiscono a creare un’atmosfera, un’esperienza collettiva condivisa e fugace. Il simbolo, in questo contesto, perde la sua funzione di astrazione per acquisire quella di un fenomeno sensoriale, un elemento del flusso percettivo. 

L’opera è caratterizzata da una pennellata veloce, quasi abbozzata. Invece di definire meticolosamente ogni dettaglio, Manet usa ampi tratti visibili per rendere la scena. Le bandiere, in particolare, non sono dipinte con linee precise ma sono ridotte a macchie cromatiche vibranti, o chiazze di rosso, bianco e blu. Questa tecnica conferisce alla superficie una qualità tattile. La pittura è applicata densamente, creando un senso di immediatezza e movimento che riflette l’atmosfera caotica della celebrazione. 

Gli intensi contrasti cromatici tra le bandiere vibranti e i toni più spenti degli edifici e del marciapiede creano un senso di dinamismo visivo. Il dipinto cattura un momento fugace, un’istantanea di un evento vibrante e temporaneo, enfatizzando l’impressione della luce e del colore rispetto a un messaggio narrativo o simbolico. Questa focalizzazione sulla pura sensazione visiva al posto dell’allegoria politica o storica è ciò che rende il dipinto così innovativo. È un esempio chiave di come gli artisti stessero iniziando a esplorare la realtà oggettiva del mondo visibile stesso, piuttosto che usarla per raccontare una storia o trasmettere un significato più profondo.

Nikolay Samokish, Battle for the Flag. Nikolay Samokish, Public domain, via Wikimedia Commons

Battaglia per la bandiera di Mykola Samokysh , artista ucraino, presenta il simbolo nella sua accezione più agonistica. La bandiera non è un oggetto, come rappresentata da Manet, ma il telos (τέλος: fine, scopo) del conflitto stesso. È l’elemento per cui si combatte, si soffre e si muore. Samokysh eleva la bandiera a un oggetto sacro, la cui difesa o conquista trascende l’atto bellico stesso per incarnare la lotta per l’identità, la sovranità e l’onore. Il valore del simbolo non è dato dal tessuto o dai colori, ma dal sacrificio che si compie per esso. In questa rappresentazione, il simbolo si fa causa efficiente e finale della narrazione storica, rivelando il suo potenziale di mobilitazione, una mobilitazione violenta come riscontriamo oggi nell’attualità.

Samokysh realizza l’opera con una tecnica pittorica che esalta il pathos e il dinamismo della scena.

La composizione è studiata per massimizzare la tensione. Le figure sono disposte in una mischia serrata, con linee diagonali che guidano lo sguardo dello spettatore verso il punto focale: la bandiera è contesa al centro. Samokysh utilizza la luce in modo drammatico attraverso colori caldi e avvolgenti così da enfatizzare le ombre attraverso contrasti netti.

L’arte, dunque, svela la natura poliedrica del simbolo. Dalla sua integrazione organica nella vita e nella cultura, alla sua riduzione a mero fenomeno atmosferico, fino alla sua elevazione a causa ultima del conflitto umano, la bandiera dimostra di essere non solo un segno, ma un’entità dinamica che si carica di significati a seconda del contesto in cui viene analizzata. La sua interpretazione non può prescindere da una profonda indagine sul rapporto tra l’uomo, la sua identità e il mondo che lo circonda. Oggi le bandiere nelle piazze rappresentano l’uomo, l’umanità, la pace.

Immagine di apertura: Frida Kahlo, Naturaleza Muerta con Perico y Bandera (Still Life with Parrot and Flag), 1951. Courtesy WikiArt