These boots are made for…

Un accessorio in grado di esprimere la nostra identità: le scarpe. Dalle passerelle virtuali della settimana della moda alle passerelle su tela dei grandi pittori.

Torna la settimana della moda e i brand più importanti presentano le loro collezioni per l’autunno/inverno in modalità virtuale. Il pubblico curioso osserva le novità attraverso piccoli o grandi schermi mentre giovani ed esili donne si mostravano sfilando con stravaganti e meravigliosi abiti, capispalla e accessori vari senza dimenticare che il loro incedere spostava l’attenzione sulle scarpe.

Oggetti del desiderio di ogni donna che data secoli e secoli di storia, le scarpe sono state oggetti e soggetti di noti pittori nel corso della storia dell’arte. Nobildonne, dee, ninfe, imperatori, principi o ritratti di personaggi illustri, dall’epoca medievale al più recente novecento, sono stati ritratti con indosso le loro calzature. Sempre nascoste, eppur ben in vista, le scarpe nei dipinti rappresentano un dettaglio fondamentale, inserito spesso come elemento di rifinitura del personaggio ritratto o come parte di un racconto a cui solo i più attenti giungono.

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Napoleone I sul trono imperiale, 1806

Jean-Auguste-Dominique Ingres, nel 1806, ritrae Napoleone Bonaparte sul trono imperiale. Raffigurato in posa ieratica e monumentale, il pittore trasforma l’imperatore in una sorta di divinità classica prendendo a modello alcune antiche acqueforti che raffiguravano Giove nell’opera in sette volumi intitolata Recueil d’antiqués égyptiennes, étrusques, grecques et romaines e gauleoises del 1752-1767 di Anne-Claude-Philippe de Tubières, mescolando la sua ispirazione con alcune statue raffiguranti Giove in trono realizzate da Fidia. Ricca, maestosa e onnipotente l’opera termina alla base con una scarpa ben in vista che indica l’aquila raffigurata nel tappeto ai suoi piedi. La calzatura, decorata in maniera sfarzosa, esce dalla lunga toga e mostra il nuovo simbolo araldico scelto dell’imperatore. Di suo pugno infatti Napoleone sostituisce, nel decreto del 10 luglio 1804, il simbolo dell’impero che il Consiglio di Stato aveva indicato come “un leone dormiente d’oro in campo azzurro” con un’aquila imperiale.

L’opera, ideata ai fini di propaganda politica, acquisisce attraverso il dettaglio della scarpa maggior forza, potenza e indipendenza: il grande condottiero che sceglie, decide e conduce l’impero, trasformando la calzatura in un’ulteriore occasione per celebrare Napoleone incoronato imperatore.

Oggetto scatalogico che funziona simbolicamente (La scarpa surrealista), Salvador Dalì, 1931

Interprete dello spirito malizioso ed entusiasta del rococò, Jean-Honoré Fragonard ci presenta la calzatura come conseguenza dell’azione del soggetto nell’opera I fortunati casi dell’altalena.

Temi per eccellenza del rococò settecentesco sono le feste galanti, incontri pubblici o clandestini dove gli amanti possono concedersi momenti di passione o di frivoli corteggiamenti e questo dipinto non fa eccezione. Una vezzosa giovane tanto intenta nel suo dondolarsi quanto nello stuzzicare con guardi languidi e gesti maliziosi il suo corteggiatore viene ritratta da Fragonard in una catena di gesti che disegna un perfetto triangolo amoroso che si conclude nella scarpetta della donna, emblema del corteggiamento. Una figura maschile in basso a destra, nascosta dalla penombra, spinge la fanciulla al centro della scena, mentre i suoi continui slanci donano velocità alla fanciulla muovendo anche le sue vesti che intrigano il giovane amante disteso sulla sinistra.

A conferma della tematica amorosa Fragonard inserisce statue di putti, di cui una nella stessa linea prospettica della scarpetta. Il putto infatti viene raffigurato complice e responsabile mentre porta il dito indice verso la bocca richiedendo il silenzio della donna, che, non potendo proferire verbo, lascia cadere il simbolo del suo potere femminile.

Un paio di scarpe, Vincent van Gogh, 1888

Ovidio nell’Ars amandi, un meticoloso manuale di corteggiamento e di seduzione suggerisce:
“Abbi la lingua sempre liscia e netta,
sian bianchi i denti e non cariati, e il piede
non nuoti in una scarpa troppo larga
a lei dirà:
piede malfatto in una scarpa bianca;
non disciogliere mai magra caviglia
dai suoi legacci”.

La scarpa, nella cultura cinese, ha significato di possesso, dominio. Un uomo poteva annullare il fidanzamento facendo recapitare alla sua promessa sposa delle scarpe che non sarebbe riuscita a infilare. Nella cultura cinese più tradizionale il piede femminile piccolo è considerato un elemento estetico dal profondo significato erotico, la parola scarpa infatti viene espressa attraverso un ideogramma che significa “intesa reciproca” divenendo così simbolo dell’armonia di coppia.

Un artista, un designer contemporaneo, Manolo Blahnik, ha dichiarato: “Molti uomini mi hanno detto che ho salvato il loro matrimonio. Forse è costato una fortuna in scarpe, ma è molto più economico di un divorzio”.

Diana di Versailles, dettaglio sandalo sinistro, I-II secolo d.C

Immagine di apertura: Jean-Honoré Fragonard, I fortunati casi dell’altalena, 1767-1768

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