Montecarlo. Colore e modernismo nell’opera di Alfredo Volpi

A Villa Paloma, la mostra “La poétique de la couleur” riscopre Alfredo Volpi: grande artista italiano, ma considerato patrimonio nazionale in Brasile. Ce la racconta il curatore Cristiano Raimondi.

“La poétique de la couleur” al Nouveau Musée National de Monaco è la prima retrospettiva europea dedicata al lavoro di Alfredo Volpi (Lucca, 1896–San Paolo, 1988). Abbiamo chiesto al curatore Cristiano Raimondi di raccontarci la figura di questo grande artista e alcuni aspetti della mostra: dal legame dell’artista con l’architettura, al rapporto con gli architetti del Modernismo locale come Oscar Niemeyer.

Come in qualsiasi ricerca artistica, la sua produzione è connessa a vicende personali e al contesto storico e sociale in cui operava. Quando e come sei entrato in contatto con il lavoro di Alfredo Volpi? Puoi raccontarci qualcosa che ti ha particolarmente colpito della figura di Alfredo Volpi?
Ho conosciuto il lavoro di Alfredo Volpi nel 2014 mentre mi trovavo in Brasile per un progetto di ricerca. Grazie all’Instituto Volpi e alla galleria Almeida e Dale sono poi riuscito a entrare in contatto con numerosi “Volpistas” (si chiamano così i collezionisti storici amici di Volpi). In tutto il Brasile non puoi non imbatterti nel lavoro di Volpi se visiti musei e collezioni di arte: è considerato patrimonio nazionale. Tuttavia, non ha mai consegnato il suo passaporto italiano, anche se in Italia è arrivato per la prima volta solo nel 1950, a 54 anni. Nato a Lucca nel 1896, lasciò l’Italia a soli due anni. Si stabilirà con la famiglia a Cambuci, sobborgo alla periferia di São Paulo, una Little Italy dell’epoca. Di estrazione sociale umile non studierà nelle accademie, ma lavorerà come falegname ebanista e poi come assistente di un pittore che decorava le ville della nuova borghesia con affreschi murali di gusto accademico o retrò. Nel 1950, l’azienda di piastrelle Osirarte, fondata dall’artista e architetto Paulo Claudio Rossi Osir invita Volpi e un altro artista, Mario Zanini, a fare un Grand Tour in Italia; per Volpi i nuovi riferimenti diventano Giotto, Cimabue e Margheritone d’Arezzo. La bidimensionalità e le composizioni pittoriche di gusto Bizantino e del primo Rinascimento diventeranno un punto di riferimento per costruire un linguaggio moderno, ma sempre legato alla cultura popolare. Al ritorno dall’Italia e dopo aver studiato diverse tecniche di preparazione della tempera, abbandona la pittura all’olio. Per Volpi il viaggio in Italia esercita un fascino simile a quello che Matisse ha avuto per il Marocco. Da questo viaggio in poi, Volpi svilupperà un linguaggio unico utilizzando come soggetti principali, le facciate degli edifici popolari di Cambuci, le bandierine delle festas juninas, lance e stendardi. La sua pittura è un métissage di riferimenti colti, archetipi e un innato senso per il colore. Sino a quattro anni prima della sua morte non ha mai smesso di dipingere le sue variazioni sul tema.

Fig.1 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.2 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.3 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.4 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.5 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.6 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.7 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.8 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.9 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.10 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.11 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.12 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco
Fig.13 Vista della mostra “La poétique de la couleur”, Nouveau Musée National de Monaco

Alfredo Volpi ha avuto un legame molto stretto con l’architettura. Qual è il rapporto di Volpi con lo spazio? L’allestimento della mostra come si rapporta alla relazione tra Volpi e l’architettura?
Non potevo curare la prima mostra di Volpi in Europa senza affrontare la storia della sua produzione artistica da un punto di vista cronologico, ma ho dedicato una sala al tema del blu oltremare “scoperto” da Volpi a Padova visitando la cappella degli Scrovegni (pare che la visitò più di 15 volte) e una al tema delle lance e degli stendardi che in parte deriva dall’osservazione degli affreschi di guerra di Paolo Uccello. Nella mostra, numerose vetrine con documentazione storica ripercorrono le esperienze e le realizzazioni di Volpi per la nascente Brasilia pensata da Oscar Niemeyer: l’affresco (andato distrutto) per l’Igrejinha Nossa Senhotra de Fátima del 1958 e il grande dipinto murale dedicato a Don Bosco per il palazzo di Itamaraty. Piccolo aneddoto, Volpi non conoscendo i lineamenti del volto di Don Bosco, utilizzò i tratti del viso di Niemeyer per raffigurare il santo.

Alfredo Volpi, Sans titre, inizio anni Cinquanta. Tempera su tela (55,6 x 27,5 cm). Collezione Mastrobuono, São Paulo
Alfredo Volpi, Sans titre, 1960. Tempera su tela (105 x 70 cm). Collezione privata, São Paulo
Alfredo Volpi, Sans titre, fine anni Cinquanta. Tempera su tela (69x103,2 cm). Collection Marcos Ribeiro Simon, São Paulo
Alfredo Volpi, Sans titre, 1959. Tempera su tela (56 x 38 cm). Collection Rose et Alberto Setubal, São Paulo
Alfredo Volpi, Sans titre, 1955. Tempera su tela (54 x 73 cm). Collezione privata, São Paulo
Alfredo Volpi, Sans titre, anni Sessanta. Tempera su tela (74 x 55 cm). Collezione privata, São Paulo
Alfredo Volpi, Sans titre, 1962. Olio e tempera su tela (142 x 265 cm). Collection Mastrobuono, São Paulo
Alfredo Volpi, Sans titre, inizio anni Sessanta. Tempera su cartone (90,5 x 68 cm). Collection Marcos Ribeiro Simon, São Paulo
Alfredo Volpi fotografato nel suo studio negli anni Settanta. Courtesy of Instituto Alfredo Volpi de Arte Moderna

Nell’opera di Volpi si percepisce lo scorrere del tempo: attraverso riferimenti a influenze e stili o evocando presenze corporee senza mai definirle nella rappresentazione. Penso alle bandeirinhas come a una sintesi geometrica che rievoca, attraverso l’assenza del corpo, la vivacità e la caducità delle festas juninas. Come consideri l’assenza o la presenza, a volte onirica, della figurazione del corpo nell’opera di Volpi?
Penso che Volpi volesse ritrarre il Brasile del suo tempo e cercasse una sintesi perfetta tra saudade ed eccitazione per i tempi moderni. Sottrarre spazio e concentrarsi sul colore è per lui un modo di rappresentare sulla tela un momento. Il colore, per Volpi, ha un valore proustiano e allo stesso tempo lo allontana dalla realtà. Nel suo lavoro possiamo ritrovare la previsione che le case colorate di Cambuci sarebbero state sostituite dai grattacieli di cemento. Volpi dipingeva in studio sul cavalletto, ogni composizione voleva essere il frutto della memoria, un’immagine evanescente non nitida nei dettagli. Negli anni Cinquanta-Sessanta ha realizzato diverse immagini di figure umane, ma a parte qualche ritratto dei membri della sua famiglia, le figure che lo affascinavano di più (Volpi era ateo) erano quelle religiose per la loro carica evocatrice e per i riferimenti alla cultura popolare dei segni.

C’è un’opera o una serie di opere centrali nella mostra “La Poétique de la Couleur” da cui parte una riflessione specifica sull’opera di Volpi?
Nella mostra, ogni periodo ha un’opera centrale. Per gli anni Cinquanta: un piccolo quadro raffigura un agglomerato di case colorate a tetto spiovente appoggiato al profilo di una barca. Questa pittura, che ci riporta all’esperienza postuma per Volpi del movimento dell’arte concreta, sembra il dettaglio di un affresco del 1300. Per gli anni Sessanta non posso non indicare il quadro con cui Volpi partecipò alla biennale di Venezia del 1964, una composizione vibrante di pennellate con archetipi geometrici di finestre e porte. Altro momento importante nella mostra è la sala dedicata al tema delle bandeirinhas. Nella sala una composizione di bandierine rosse e blu su fondo bianco troneggia su altre varianti e ci ipnotizza per interrogarci sulla natura di questo segno. Saranno bandiere o vuoti creati dai tetti a spiovente delle casine di Cambuci? La geometria nel lavoro di Volpi ha una funzione più evocatrice che empirica ed è il frutto di un’unica e attenta osservazione del suo ambiente.

  • Alfredo Volpi, La poétique de la couleur
  • 9 February – 20 May 2018
  • NMNM-Villa Paloma
  • 56 boulevard du Jardin Exotique, Montecarlo
  • Cristiano Raimondi